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venerdì 17 agosto 2012

Mare Chiuso, emergenza Esseri Umani

Mare Chiuso (2012, di Andrea Segre e Stefano Liberti)
SOS esseri umani. Andrea Segre e Stefano Liberti raccontano il dramma dei migranti in Mare Chiuso, documentario presentano alla Mostra del Cinema.

di Luca Ferrari

Niente commedia. Niente finzione. Non esiste orrore immaginato da John Carpenter o Eli Roth che sia, per narrare ciò che troppo spesso accade nella realtà quotidiana. Qualcuno però va oltre. Non si droga d’indifferenza e racconta il dramma. Alla 69° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, venerdì 31 agosto a partire dalle h. 15, verrà proiettato il documentario Mare Chiuso (2012), di Andrea Segre e Stefano Liberti.

Storie di uomini, donne e bambini in fuga da guerra e povertà, lasciati morire. E il racconto di pochi sopravvissuti non può e non deve rimanere solo un momemto di costernata riflessione. Scoglio da dove prendere il largo per impedire questo mimetizzato e continuo crimine contro l'Umanità.

Nel 2011 il Nordafrica è stato attraversato da rivolte nazionali. La gente ha paura. Molti scappano. Iniziano massacranti odissee fino all’ultima parte del tragitto per raggiungere le coste italiane. Non sempre chi s’imbarca arriva a destinazione. Grazie alle testimonianze dei pochi superstiti, di questi “viaggi della speranza” sono state accertate almeno 1.500 (millecinquecento) vittime.

Ma quanti giacciono in fondo al mare senza che nessuno abbia detto nulla? Senza che nessuno abbia agito? Si può leggere qualcosa al riguardo nel drammatico I fantasmi di Portopalo. Natale 1996: la morte di 300 clandestini e il silenzio dell’Italia (2004, Arnoldo Mondadori Editore), scritto dal giornalista cagliaritano Giovanni Maria Bellu. È un fatto che in Italia come in altre nazioni le leggi sul dovere di accoglienza dei profughi non vengano rispettate.

Marzo 2011. Un barcone alla deriva con 72 profughi proveniente dalla Libia, allora ancora sotto la dittatura del presidente Muammar Gheddafi (1942-2011), viene localizzato da mezzi militari che perlustrano quel tratto di Mar Mediterraneo, ma nessuno alza un dito. Il bilancio è catastrofico: 63 morti, 9 sopravvissuti. Ed è appunto su questo tragico fatto di cronaca che il lavoro cinematografico di Segre e Liberti accede i riflettori.

Dopo la proiezione del documentario (inizio h. 15), che si terrà nella sala grande delle Conferenze stampa al secondo piano del Palazzo del Casinò (sala Perla 2), prenderà il via un dibattuto organizzato dal Consiglio d’Europa sul tema dell'emigrazione e a cui presenzieranno:
  • Paolo Baratta, Presidente della Biennale
  • Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia
  • Maud de Boer Buquicchio, vice Segretaria Generale del Consiglio d’Europa, 
  • Tineke Strik, senatrice e parlamentare olandese che ha condotto l’inchiesta sui 1500 naufraghi deceduti nel 2011 nel Mediterraneo
  • Giacomo Santin, senatore
  • Andrea Segre, regista
  • Stefano Liberti, registta 
  • Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore
Un grido d’aiuto lanciato e nessuna risposta. Perché? Un urlo disperato e nessuna mano tesa. Perché? E il dramma e lo sconforto non sono solo figli dell’indifferenza. Talvolta capita anche di fare il massimo e sentirsi comunque l’amaro in bocca. Tra i molti volontari che nel 2011 misero la propria professionalità al servizio dei diritti umani e in questo caso del Corpo Militare della Croce Rossa, ci furono anche i veneziani Gianluigi Da Campo, Dirigente Medico dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia all’Ospedale Civile di Venezia, e l’infermiere professionale Andrea De Rossi, strumentista di Sala Operatoria, partiti alla volta dell’arcipelago siciliano delle Pelagie.

“In due settimane di permanenza gestimmo più di 40 sbarchi, con equipaggi che andavano da 100 ad anche 1.200 persone” ricorda il chirurgo, “Soprattutto donne, molte delle quali incinte, e bambini. Gente disperata. Fanno anche 30 ore di navigazione tutti stipati a bordo di imbarcazioni malconce in condizioni di sopravvivenza estrema”.

Durante una difficoltosa operazione di salvataggio effettuata in piena oscurità oltre tutto operando su di un terreno affilato e pieno di anfratti, i soccorritori, grazie a un notevole lavoro di cinque ore senza sosta, riuscirono a trarre in salvo 577 cittadini di nazionalità africana. Oltre a questi, il referto finale parla anche di due casi di annegamento evitati, quattro casi di ipotermia trattati con successo, un ospite con frattura biossea di gamba stabilizzato e la messa in sicurezza di vari bambini e tre gestanti al 9° mese di gravidanza.

“Se da un lato rimasi molto toccato dal clima di solidarietà e gemellaggio umano tra personale sanitario, militare e cittadini nel momento più drammatico dell’operazione”, ricorda Da Campo, “non posso dire lo stesso dell’Europa. L’unità è tutta sulla carta. Ci hanno lasciato soli a gestire una crisi umanitaria di portata internazionale. Migliaia di esseri umani in grave difficoltà sono stati del tutto ignorati”.

E questa è una storia. Chissà quante ce ne sono che vengono sepolte da servizi sull’ultimo ristorante per cani, o da ordini precisi venuti da chissà quale piano altro (..). E in tutto questo, nessuno ricorderà quegli uomini e donne spariti nel nulla. E in tutto questa, che cosa fanno le Istituzioni? E in tutto questo, che cosa può fare la Società Civile?

L’appuntamento con i Diritti Umani è Venezia alla Mostra del Cinema venerdì 31 agosto con il documentario Mare Chiuso. If you want to be hero, well just follow me...

Lampedusa (Ag), l'imbarcazione su cui viaggiavano i migranti © Gianluigi Da Campo & Andrea De Rossi
Lampedusa (Ag), Gianluigi Da Campo e Andrea De Rossi
i registi Andrea Segre e Stefano Liberti
appuntamento con Mare Chiuso (2012, di Andrea Segre e Stefano Liberti)

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