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mercoledì 29 agosto 2012

Il fondamentalista riluttante, civiltà di confine

Il fondamentalista riluttante (2012, di Mira Nair)
L'11 settembre 2001 ridisegna le geopolitica e le relazioni umane. Le società vengono messe alle corde. Mira Nair dirige Il fondamentalista riluttante

di Luca Ferrari
 

Tu hai  preso una posizione, per me hanno deciso loro. Chi è in grado di sciogliere questo nodo a scorsoio che società, cultura, istituzioni e religione cercano continuamente di porci attorno alla nostra mente? E non c’è nazione che tenga. Nell’arte di plagiare la volontà degli Esseri Umani liberi, ognuno ha il proprio stile ma il fine è sempre lo stesso. Ingannare e sottomettere. Non è un caso che Il fondamentalista riluttante (2012), il nuovo film della regista indiana Mira Nair si apra con un’immagine dell’intero mondo formato da volti. Tutti insieme. Tutti accomunati dalla medesima sfida contro le dittature.

Something happens
. Something is happening. Something is gonna happen. Chi è davvero pronto a rompere la morsa dei preconcetti? L’umanità è ancora espressione di un mondo rabbioso che brama vendetta per una morte passata, recente o futura. Il fondamentalista riluttante (2012, di Mira Nair), film d'apertura della 69° Mostra del Cinema di Venezia, riaccende i riflettori sulla ferita più dolorosa della recente storia americana, gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001. Un tragico evento che ha cambiato totalmente la percezione degli stranieri in tutto l'Occidente.

Oggi come allora c’è chi crede che "arabo/musulmano" equivalga a terrorista. Oggi come allora c’è chi crede che "cristiano/euro-americano" sia solo sinonimo di assassino. Ma se oggi c’è ancora tanta ignoranza sull’argomento, le ragioni attingono anche da un presunto scontro ideologico che in molti (governi e media) si divertono a cavalcare. Un messaggio che arriva manipolato dalle multinazionali politico-economiche che decidono in base ai loro momentanei interessi.

Changez Khan (Riz Ahmed) è il fiore all’occhiello del nuovo che avanza. Immigrato pakistano di successo nella Wall Street d’oltreoceano che azzanna e stronca tutto ciò che non produce. A guidare la squadra, lo spietato Jim Cross (Kiefer Sutherland). La globalizzazione al suo top. Perfino la ragazza del giovane asiatico è americana, la fotografa nevrotica Erica (una Kate Hudson finalmente libera dalla facciata di fidanzatina yankee). 

Poi però l’equilibrio salta. Arriva l’11 settembre. Non importa il curriculum. Non importa il lavoro. Changez è un musulmano in terra statunitense. Il vaso pregiudizievole di Pandora si apre travolgendo poveri e ricchi. Il giovane torna nella sue terra d’origine ma il mondo pare scivolato in una pericolosa guerra quotidiana, alimentata solo da chi ha interessi a farci sguazzare nelle tinte sbiadite da cui facilmente estrapolare denaro. In questo turbine nessuno ne esce intatto, meno che meno il presunto giornalista Bobby Lincoln (Liev Schreiber) che sta indagando sul sequestro di un docente in Pakistan.

Ci sono alcune verità che ci mettono un po’ a emergere dice il protagonista, il docente pakistano Changez. Qual è la tua? Qual è la Vostra? Qual è la Nostra? Quanto siamo disposti a mantenerla sotto silenzio pur di continuare a vivere nelle nostre civiltà di confine? 

Ho assistito alla proiezione di Il fondamentalista riluattante e ho avuto un nodo allo stomaco per tutta la durata della pellicola. Dentro di me urlavo di dolore per come è il mondo. Per quello che è il mondo. Per come le vittime e i carnefici si scambino di posizione di continuo. E c’è sempre meno differenza. E non c’è alcuna volontà dall’alto dei manipolatori di porre un valido rimedio. Tocca a noi. A tutti noi. L'alternativa è il caos.

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Il fondamentalista riluttante - Changez (Riz Ahmed)
Il fondamentalista riluttante - (al centro) Changez (Riz Ahmed) e Jim Cross (Kiefer Sutherland)

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