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giovedì 21 febbraio 2013

Promised Land, dancing in the dark

Promised Land (2012, di Gus Van Sant)
La ricchezza stritola la classe media fino all'ultimo. Uccide il presente e segna inersorabile il suo futuro. Promised Land (2012, di Gus Van Sant).


È quello che ha sempre fatto. Il capitalismo. Il ricco va dal povero per convincerlo a fidarsi di lui. Se non lo farà, sarà l’oblio. Se accetterà la proposta, qualche avanzo di carne della tavola imbandita ci sarà anche per loro. Il regista Gus Van Sant irrompe negli spazi infiniti della provincia americana dove le fattorie sono stritolate dalle banche che sentenziano, prim’ancora che nascano, il destino dei figli di onesti lavoratori.

Promised Land (2012) ci pone davanti una realtà che dovrebbe essere raccontata più spesso. Un mondo che abbiamo tutti nelle nostre case. Una fotografia che non cambia colore e prima o poi chiede il conto alla nostra indifferenza. O se qualcuno sarà più fortunato, come dice l’ormai anziano ex-dipendente della Boeing, Frank Yates (Hal Holbrook), arriverà a essere abbastanza vecchio per poter rischiare di andarsene con dignità.

E come sempre nelle lotte impari c’è chi abbocca e chi come Jeff (Scoot McNairy) reagisce con orgoglio. Ma quando anche questo non basterà più? Resterà da solo. Con le mani sporche di grasso, una famiglia da mantenere e la disperazione per un infausto futuro che non si ha il potere di mandare affanculo.

Steve Butler (Matt Damon) è in rampa di lancio. Nel campo energetico vende come nessuno. Il suo segreto? Conosce il mondo dove conclude gli affari. Non si presenta in giacca e cravatta ma con gli scarponi di quel nonno che un tempo aveva una fattoria. Una di quelle che sono fallite perché non c'erano i soldi. La sua convinzione da amico della porta accanto nasce dalla propria esperienza. Superfiiciale a tratti. Come le trivelle cui spiana la strada, scava senza badare agli effetti collaterali. Al suo fianco, c’è l’ancor più cinica Sue Thomason (Frances McDormand).

L’inizio è sul velluto ma è sufficiente che il navigato e per niente ingenuo Frank racconti qualche fatto che il castello di menzogne inizia a vacillare. Il dubbio s’insinua. Tra la gente così come nel più vulnerabile Steve. Tutta la sua sicurezza vacilla. Conteso tra le storie di campagna della bella Alice (Rosemarie DeWitt) e arrabbiato con un strano ecologista sbucato dal nulla. 

Il suo nome è Dustin Noble (John Krasinski) e la lezione che gli sta per servire, gli darà una certezza. Le partite si possono già perdere anche quando sono ancora in corso e non tutti siamo nati per sederci dietro grandi tavoli senza poter fare alcuna domanda.

Oggi ci sono giorni sempre peggiori e Gus Van Sant lo sa bene. Si congeda dal grande schermo con la vita privata (e cambiata) di un uomo, lasciando di proposito l’onere (e mai come adesso anche l’onore) di domandarci che cosa sia erinbrochovichanamente giusto fare. Se distruggere per sempre la propria casa cedendo al ricatto della “ricchezza” oppure cambiando il mondo dalle fondamenta. Da soli potremo al massimo assistere alla deriva del nostro latte diventare fertilizzante per paludi. Insieme faremo comunuque la nostra felicità più delicatamente selvaggia.
 
Il trailer di Promised Land


Promised Land - Frank (Hal Holbrook)
Promised Land - Steve Butler (Matt Damon) e Dustin Noble (John Krasinski)
Promised Land - Jeff (Scott McNairy)
Promised Land - Steve Butler (Matt Damon)

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