!-- Codice per accettazione cookie - Inizio -->

venerdì 8 marzo 2013

Gambit, la truffa non convince

Gambit - Lionel (Alan Rickman), Harry (Colin Firth) e PJ (Cameron Diaz)
Un super cast per Gambit – Una truffa a regola d’arte (2012) con Alan Rickman, Colin Firth e Cameron Diaz ma nel complesso convince poco.

Il risultato di ambit – Una truffa a regola d’arte (2012, di  Michael Hoffman) è ambiguo. Pompata come la possibile commedia dell’anno, le potenzialità emergono ma il risultato non è poi del tutto convincente. Anche l’attesa presenza di Stanley Tucci nelle vesti del critico d’arte Martin Zaidenweber, fa sorridere ma non raggiunge quei picchi che da questo film forse ci s’aspettava.

Harry Deane (Colin Firth) è stufo delle prepotenze del suo capo, il potente Lionel Shahbandar (Alan Rickman) e decide di sfruttare la sua smisurata passione per il pittore impressionista Claude Monet, tirandogli un bidone per milioni di dollari. Ad aiutarlo nel suo piano, il Maggiore (Tom Courtenay), abilissimo contraffattore di quadri e soprattutto P.J. Puznowski (Cameron Diaz). 

Ma può un modesto curatore d’aste riuscire a farla a un uomo abituato a trattare miliardi e affari in tutto il mondo senza cadere in madornali errori? Nel piano di Harry tutto va liscio come l’olio, a cominciare dall’approccio in un puzzolente bar texano con la bella PJ. Capirà subito che la realtà è ben altra cosa e i primi ad accorgersene saranno proprio i suoi occhi, che da sognanti aperti, si ritroveranno pieni di ematomi dopo qualche pugno ricevuto per aver interrotto la liaison  di qualche cowboy poco avvezzo alle gentilezze. 

Remake dell’omonimo film del 1966 diretto da Ronald Deame con protagonisti Michael Caine e Shirley MacLaine, la pellicola non osa quanto potrebbe (dovrebbe). Parte bene, con Lionel a raccogliere l’eredità dei grandi della finanza sempre pronti a sbraitare verso tutto e tutti, incuranti del coltivare in casa la propria (legittima) serpe in seno. Vederlo nudo alla scrivania con Harry che si copre dalla vista dei suoi genitali con un ampio fermacarte, promette assai, ma poi si perde un po’.

Il contrasto tra padrone e dipendente si schiude in poche battute di disprezzo verso il secondo. Deane sta elaborando un piano perfetto degno della banda di Danny Ocean formato Europa, quando organizzarono un finto e maldestro colpo, avendo già portato a termine quello che devono fare per venire a capo della sfida mortale di NightFox (Vincent Cassel).

Aldilà di quanto mostrato per finta, talvolta Deane appare troppo imbarazzante per essere credibile nel finale di successo all’aeroporto, con gli avversari giapponesi di Lionel a stringergli la mano. La storia stride. Le interpretazioni reggono. L’amalgama meno.

Gambit (2012)
Gambit - Harry Deane (Colin Firth)

Nessun commento:

Posta un commento