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venerdì 5 aprile 2013

Miss Sarajevo, Don’t Let Them Kill Us

Miss Sarajevo (1995, Passengers)
Un orrore ignorato dalla Comunità Internazionale. Una canzone per ridare speranza, Miss Sarajevo con una preghiera: non lasciate che ci uccidano.

di Luca Ferrari

Un concorso di bellezza. Le aspiranti reginette sul palco. Una scena come tante se non fosse che la cerimonia si teneva a Sarajevo. Nel 1993. Ed era in corso una guerra. Le ragazze hanno uno striscione tra le mani con su scritto in stampatello “Don’t Let Them Kills Us” (trad. non lasciate che ci uccidano).

Miss Sarajevo (1995, Passengers). Quando un videoclip vale più di un film. Diretto da Maurice Linnane, i 6 minuti scarsi alternano spezzoni dall’omonimo documentario realizzato da Bill Carter durante il conflitto e immagini  live dello show modenese Pavarotti & Friends dove Bono e The Edge (U2) cantarono accompagnati dal produttore Brian Eno insieme al tenore italiano e l’orchestra sinfonica diretta da Michael Kamen.

La Bosnia bruciava ma l’Europa, le Nazioni Unite e il mondo intero avevano altro da fare. Durante lo Zoo TV Tour della rock band irlandese, grazie a una collegamento satellitare, il pubblico vide in anteprima alcune di quelle drammatiche immagini proeittate da Carter stesso dalla capitale bosniaca, che poi sarebbero state inserite nel videoclip.

E così si arriva al 12 settembre 1995, a pochi mesi dalla fine delle ostilità. Al concerto organizzato da Luciano Pavarotti, tra il pubblico c’era anche Lady Diana (in uscita un biopic con protagonista nei panni della principessa, l’australiana Naomi Watts). 

L’evento venne ribattezzato: Together for the Children of Bosnia. E lui, il tenore concluse la sua toccante performance con un "poeticamaro": e non so più pregare e nell’amore non so più sperare, e quell’amore non so più aspettare. Durante la performance la “star” Bono Vox è mesto e delicato. Nessun atteggiamento o abbigliamento speciale. Canta il dolore per un popolo multiculturale massacrato dalla peggiore follia genocida. Canta contro l’indifferenza della Comunità Internazionale.

I Balcani erano e sono lì. Ma non c’è nessuna notizia. Per la UE è meglio ascoltare le sirene del ricco gas ucraino o assecondare lo charme della forte economia del Bosforo che non pensare al destino di una nazione come la Bosnia.

Il Parlamento Europeo annega il suo silenzio, condannando così generazioni su generazioni. Non prendendo nemmeno posizione né il minimo provvedimento verso una misera e spregevole forma d’immondizia umana (un eurodeputato italiano) che osò chiamare Ratko Mladic, il macellaio di Srebrenica (più di ottomila bosgnacchi, musulmani bosniaci, ammazzarti), un “patriota”.

Miss Sarajevo è un viaggio di una candela nell’oscurità. C’è una popolazione che vive tra le macerie. Un uomo si nasconde dagli spari dei cecchini dietro bidoni della spazzatura. Ci sono palazzi in fiamme. C’è la fuga nei rifugi e un simbolo della pace che non vuole smettere di battere. Lì nel mezzo, il sorriso lacrimato della vincitrice del concorso di Miss Sarajevo: la diciassettenne Inela Nogic, classe ’76. Lì nel mezzo di una guerra fratricida.

Nel 2013 continuano a essere girati film sulla II Guerra Mondiale. Il tema dell’11 Settembre è stato analizzato da ogni possibile punto di vista. I Balcani no. Poche pellicole per un qualcosa che nessuno ha voglia di risvegliare. Immerso in una coltre di nebbia dove non è bene sbirciare.

Nel 2001 No Man’s Land di Danis Tanović catalizzò l’attenzione mondiale su quanto avvenuto, cogliendo anche il successo internazionale con la vittoria del Golden Globe e del premio Oscar come Miglior film straniero. Nel 2007 Richard Gere vestì i panni di un reporter di guerra nel drammatico The Hunting Party mentre il poco visto Resolution 819 (2008, di Giacomo Battiato) apriva le porte del massacro di Srebrenica.

Quest’anno Sergio Castellitto ha mostrato l’uso indiscriminato della violenza delle milizie serbe sulle donne in Venuto al mondo. Caso decisamente anomalo quello della diva planetaria Angelina Jolie, ambasciatrice alle Nazioni Unite per l’ufficio dei Rifugiati (UNHCR) e regista del drammatico In the Land of Blood and Honey (2011) ambientato proprio durante la guerra dei Balcani. Un film praticamente passato sotto silenzio e mai sbarcato in Italia.

“c'è un tempo per la matita per gli occhi ed il rossetto/, un tempo per tagliare i capelli/ c'è un tempo per le compere nella via principale/, per trovare il vestito giusto da indossare” cantavano i Passengers in Miss Sarajevo, “…c'è un tempo per voltarsi verso la Mecca/ c'è un tempo per essere una regina di bellezza/…c'è un tempo per fare nastri, un tempo per gli alberi di Natale/  c'è un tempo per apparecchiare le tavole quando la notte è bloccata dal gelo”.

Il 5 aprile 1992 iniziò l’assedio di Sarajevo. Sarebbe finito più di quattro anni dopo, il 29 aprile 1996. Per i libri di storia sarà il più lungo della storia bellica moderna. Paroloni a effetto, ma intanto di quello che successe lì, tra le macerie, durante e dopo, c’è poca informazione. Dear Inela, ci avevate solo chiesto il tempo di vivere e noi ve lo abbiamo negato.

 Miss Sarajevo - U2 feat. Pavarotti

Miss Sarajevo (1995, Passengers)
Miss Sarajevo (1995, Passengers)
Miss Sarajevo (1995) - Sarajevo
Miss Sarajevo (1995) - Sarajevo
Miss Sarajevo
Miss Sarajevo
Miss Sarajevo
Miss Sarajevo
Miss Sarajevo

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