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martedì 27 febbraio 2018

Elle Fanning, l'Oscar ti aspetta

Elle Fanning protagonista di 20th Century Women (di Mike Mills)
Versatile. Intensa. Piena di talento e grazia. Elle Fanning (Conyers, '98) è una predestinata e presto i riflettori degli Academy saranno tutti per lei.

di Luca Ferrari

Profilo europeo. Musa predestinata. Giovane ma allo stesso tempo col phisique da stella navigata. Il suo nome è Elle Fanning. Il prossimo 9 aprile compirà i fatidici 20 anni ma fino a oggi non è ancora arrivata nessuna nomination ai Golden Globe, né ai BAFTA e meno che meno agli Oscar. Fidatevi, è solo questione di tempo. Il suo nome presto splenderà sempre più alto.

Dopo i classici ruoli da bambina (Mi chiamo Sam, Il mio amico a quattro zampe) e presenze in film di spessore, curiosamente entrambi con Brad Pitt (Babel, Il curioso caso di Benjamin Button), la sorella minore (ma decisamente più brava) di Dakota inizia a catturare l'attenzione del grande pubblico prima con Somewhere (2010, di Sofia Coppola), film vincitore della 67° edizione della Mostra del Cinema, poi con Lo schiaccianoci in 3D (2010, di Andrej Končalovskij) e infine nel teen cult Super 8 (2011, di J.J. Abrams).

Elle non è la classica giovanissima attrice americana. Ha movenze europee e uno sguardo innocente che sa conquistare. Ne fa le spese anche Cameron Crowe, che la sceglie e sistema vicino a Scarlett Johansson e Matt Damon per la sua tenera fiaba (basata su di una storia vera, ndr) La mia vita è uno zoo (2011). Elle è ancora piccolina, e allora ecco passare qualche anno e il suo dolce sorriso torna a sedurre il grande schermo, questa volta nelle vesti della figlia di una "demoniaca" Angelina Jolie nel classico disneyano Maleficient (2014).

Elle Fanning potrebbe avere vita facile con popcorn movie o roba simile, ma lei fa scelte differenti. Il 2015 la vede scendere in campo nel politico L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo, storia da conoscere sulla libertà di parola, e soprattutto eccola protagonista di 3 Generations - Una famiglia quasi perfetta (di Gaby Dellal), al fianco di Naomi Watts e Susan Sarandon. Con non poca bravura interpreta Ramona, giovane adolescente maschio nato nel corpo di una ragazza. Non è un'emarginata, vuole semplicemente essere se stesso senza compromessi.

Il 2016 è l'anno del controverso The Neon Demon, diretto dal regista danese Nicolas Winding Refn, film presentato in anteprima alla 69° edizione del Festival di Cannes. Questa volta Elle è una modella decisa a tutto pur di conquistare le passerelle. Ciò che viene mostrato sul grande schermo è tutto fuorché una storia a lieto fine ma una critica spietata a un mondo cannibale. Elle è algida, eterea. Cucciola timida e fiera felina.

Ultime prove cinematografiche: La legge della notte (di e con Ben Affleck), 20th Century Women (di Mike Mills) con Annette Bening e infine il deludente (non per la performance di Elle) L'inganno, di Sofia Coppola con Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Colin Farrell. Una storia questa ambientata durante la Guerra d'Indipendenza americana, e che vede protagoniste varie generazioni femminili di un prestigioso istituto alle prese con un ferito dello schieramento opposto.

Tra le svariate pellicole in arrivo con l'attrice originaria di Conyers, Georgia, uno dei più attesi è di sicuro How to Talk to Girls at Parties (di John Cameron Mitchell), dove tornerà a recitare a fianco della premio Oscar Nicole Kidman, quest'ultima pronta per la 2° stagione dell'ottima serie televisiva Big Little Lies. Altro film in procinto di sbarcare sul grande schermo, Mary Shelley (di Haifaa Al-Mansour), storia di come il poeta Percy Bysshe Shelley venne ispirato per scrivere "Frankenstein".

Quale sarà dunque il ruolo che consacrerà Elle Fanning nel firmamento della settima arte? Il prossimo quinquennio sarà di sicuro un periodo cruciale per la carriera dell'attrice americana e per quanto visto fin qui sul grande schermo, se dovessi azzardare un pronostico, la immagino protagonista di un lungometraggio americano, basato su una storia vera, e diretta da un regista con feeling europeo. La parola ora al cinema.

Elle Fanning protagonista di Mary Shelley (di Haifaa Al-Mansour)
Elle Fanning protagonista di The Neon Demon (di Nicolas Winding Refn)
 Elle Fanning protagonista di How to Talk to Girls at Parties (di John Cameron Mitchell)
Elle Fanning protagonista di 3 Generations - Una famiglia quasi perfetta (di Gaby Dellal)

sabato 24 febbraio 2018

Le calde lacrime di Qui dove batte il cuore (2000)

Qui dove batte il cuore - la giovane Novalee (Natalie Portman) e la sua bambina
Il cinema sussurra ai battiti dell'anima, la poesia si ferma e piange. Si rialza e lotta per la felicità, come i protagonisti di Qui dove batte il cuore (2000, di Matt Williams).

di Luca Ferrari

Storia di provincia americana. Novalee Nation (Natalie Portman) è una giovane ragazza incinta, abbandonata in un wallmart dal suo egoista fidanzato, Willy Jack Pickens (Dylan Bruno). Nnello sprofondo dell'abbandono più totale, la sua vita inizia a cambiare grazie all'incontro di tante persone buone: l'amica Lexie (Ashley Judd), il fotografo Moses (Keith David), la saggia e ospitale Thelma "Sister" Husband (Stockard Channing) e il probo Forney (James Frain).

All'epoca neanche ventenne, l'ex-Jackie Kennedy Natalie Portman (LéomV per Vendetta, Sognare è vivere) è un cerbiatto ferito. Sembra una delle tante persone destinate a finire nel tritacarne dell'indifferenza ma non è così. Le relazioni umane possono davvero fare la differenza e così, giorno dopo giorno, toccherà poi a lei diventare espressione della forza non solo per se stessa, ma anche per la figlioletta Americus (Mackenzie Fitzegerald) e i suoi affetti più cari.

Qui dove batte il cuore è un film che arriva diritto dove vorremmo vivere ogni giorno della nostra vita. Il cinema ispira, la poesia risponde con eterna sincerità:


LÌ DOVE IL CUORE È SOLO UN BATTITO A 125 ASA

Lavoro sui fianchi,
la sfiducia dei miei compaesani
ha contribuito
alla mia dichiarazione d’indipendenza,
adesso potrei mandare loro
il mio esteso curriculum…anche oggi,
che i miei sentimenti sono lontani

Getto parole
ma lei non vuole scrivere
con una penna rossa... è 
esattamente come me,
ci facciamo pagare
per la cosa che più odiamo fare,
... e loro sono orgogliosi di me
così questa notte
assomiglierà anche a una preghiera
consacrata per voi…

la corsia destra è libera
e se voglio davvero crescere
sotto il tuo respiro,
dì pure ai fulmini
che mi sono tatuato bersagli
su ogni parte del corpo
e che non passerò la mia vita
a rubare coperte ai senzatetto

Quattro rose marroni
mi fanno da cuscino,
un ippocastano 
è il diventato il mio migliore amico

Ho perso le scarpe,
per questo ho pensato
di regalarti
un paio di pantofole,
ho partorito nove volte
saltando all’indietro
da un presepe cittadino…non
è stato abbastanza
per impedire ai sentimenti
che mi abbandonassero,
così la spiaggia
si è sistemata da sola la messa in piega,
ha pettinato le onde
e la domenica le fa giocare
coi miei ricordi…ma
cosa potrebbero ancora dire
tutte quelle Nazioni là fuori?

A undici anni pensavo
me ne starei stato da solo
solo per un paio di giorni, 
invece tredici anni dopo
sono ancora un po’ assorto

... l’uomo del porto dopo tutto
non è altro
che un modo originale
per condividere la parola Natale
(Lido di Venezia [VE], 31 Dicembre 2000)    


Qui dove batte il cuore - Novalee (Natalie Portman) e Forney (James Frain)

sabato 17 febbraio 2018

BAFTA 2018, il meglio del cinema di Sua Maestà

And the 2018 BAFTA goes to...
Domenica 18 febbraio alla Royal Albert Hall di Londra si alza il sipario sulla 71° edizione dei British Academy Film Awards (BAFTA). Grandi interpretazioni e film di qualità in gara.

di Luca Ferrari

Gary Oldman, Tre manifesti a Ebbing Missouri, La forma dell’acqua e Saoirse Ronan ci riprovano ai BAFTA – British Academy Film Awards 2018. Dunkirk ancora a caccia del suo primo riconoscimento così come il regista italiano Luca Guadagnino e il suo Chiamami col tuo nome, qui (a Londra), candidato in quattro categorie: Migliore sceneggiatura non originale a James Ivory, Miglior film, Miglior regista e Miglior attore protagonista a Timothée Chalamet.

Tra i film più interessanti, attenzione alla possibile sorpresa nella sezione "Miglior film britannico" dove tra le sei pellicole in gara potrebbe fare il colpo gobbo la brillante commedia Morto Stalin, se ne fa un altro (2017), diretto e sceneggiato dallo scozzese Armando Iannucci. Cero sarà dura battere in patria un film strepitoso come L’ora più buia (di Joe Wright) incentrato sulla figura di Winston Churchill e interpretato in modo magistrale da Gary Oldman.

Delle quattro categorie recitative, le sezioni dei maschietti sembra più una contesa a due: Daniel Day Lewis (Il filo nascosto) e Gary Oldman per il protagonista; derby “Tremanifestoso” per il non protagonista con la sfida Woody Harrelson-Sam Rockwell, quest’ultimo già vincitore del Golden Globe. Di spessore ancor più elevato i corrispettivi femminili dove al contrario tutte e cinque le candidate hanno reali chance di vittoria.

A contendersi il BAFTA come Miglior attrice protagonista saranno le già “GoldenGlobate”
Frances McDormand (Tre manifesti a Ebbing, Missouri) e Saoirse Ronan (Lady Bird), quindi Sally Hawkins (La forma dell'acqua), Annette Bening (Film Stars Don't Die in Liverpool) e attenzione alla mezza-villain sofferente Margot Robbie, per la grandiosa interpretazione espressa in I, Tonya, film ancora inedito in Italia e in uscita il prossimo 22 marzo.

Dei cinque film in gara attraverso le rispettive protagoniste, tre di questi si sfideranno anche sul fronte delle attrici non protagoniste: Laurie Metcalf (Lady Bird), Octavia Spencer (La forma dell'acqua) e Allison Janney (I, Tonya). Nuove presenze per Kristin Scott Thomas (L'ora più buia) e infine Lesley Manville per I l filo nascosto, l’ultima opera di Paul Thomas Anderson (Magnolia, Il petroliere, The Master).

Altro sicuro protagonista della 71° edizione degli Oscar di Sua Maestà, nel bene o nel male, sarà Dunkirk (2017, di Christopher Nolan). Ai Globe ha raccolto zero premi su tre nomination. Ai BAFTA si presenta con ben otto candidature, le stesse di Blade Runner 2049 (di Denis Villeneuve) e secondo solo a L’ora più buia, Tre Manifesti a Ebbing Missouri e La forma dell’acqua, rispettivamente con 9 i primi due e 12 l’opera di Guillermo Del Toro, trionfatore a Venezia74.

Delle otto nomination, sei sono premi tecnici. Christoper Nolan ha realizzato un’opera molto tecnica, tratteggiando appena la storia con pochi sviluppi e preferendo fare sfoggio delle proprie doti di cineasta. Non che questo guasti un film, anzi, ma se a rimetterci è lo sviluppo della storia, si prepari pure il sig. Nolan a raccogliere altre amarezze, e magari raccontando in un'altra occasione qualcosa di più oltre alla prospettiva. Una vicenda così, come l’evacuazione inglese dalla costa francese, fatto che in parte cambiò le sorti della II Guerra Mondiale, lo avrebbe meritato.

Una sola candidatura infine per l’ancora inedito Molly’s Game con protagonisti Jessica Chastain, Idris Elba e Kevin Costner, prima opera da regista del pluri-premiato sceneggiatore Aaron Sorkin. Tra i suoi tanti successi, c’è la sua penna dietro Codice d’onore (1992, di Rob Reiner), La guerra di Charlie Wilson (2007, di Mike Nichols), The Social Network (2010, di David Fincher), per il quale vinse proprio un BAFTA nel 2010 per la Miglior sceneggiatura non originale, Moneyball – L’arte di vincere (2011, di Bennett Miller) e il più recente Steve Jobs (2015, di Danny Boyle).

Scopri tutti i vincitori della 71° edizione dei British Academy Film Awards.

I, Toya - Tonya Harding (Margot Robbie
La forma dell'acqua - Elisa (Sally Hawkins) e Zelda (Octavia Spencer)
Molly's Game - Molly Bloom (Jessica Chastain) e Charlie Jaffrey (Idris Elba)
Il filo nascosto - Cyril (Lesley Manville) e Reynolds Woodcok (Daniel Day-Lewis)

venerdì 9 febbraio 2018

The Post, il diritto di pubblicare

The Post - il direttore Ben Bradlee (Tom Hanks)
"Per affermare il diritto di pubblicare, bisogna pubblicare". Il Washington Post non si piega alle minacce presidenziali e cambiò per sempre la Storia. The Post (2017, di Steven Spielberg).

di Luca Ferrari

L'America ha mentito agli americani. Il Governo degli Stati Uniti ha mentito ai propri cittadini. Fin dal primissimo coinvolgimento alle bugie più eclatanti sul Vietnam, tutto questo adesso sta per diventare di dominio pubblico. Un'autentica bomba capace di ridisegnare non solo la politica a stelle e strisce, ma lo stesso pensiero del cittadino medio. E chi poteva fare tutto ciò se non "i controllori del loro potere", e cioè la stampa? Diretto da Steven Spielberg con sceneggiatura scritta da Liz Hannah e Josh Singer, è uscito al cinema The Post (2017).

1971. La guerra nel Sudest Asiatico è ancora in corso. Ciò che trapela dalla Casa Bianca non potrebbe essere più lontano dalla verità. La farsa prosegue fino a quando qualcuno parla. Migliaia di pagine dei cosiddetti Pentagon Papers, finiscono in mano al primo quotidiano d'America, il New York Times. La bomba esplode ma la reazione dalla presidenza Nixon è immediata. Al rivale Washington Post intanto, da qualche tempo si è insediato un nuovo editore capo, una donna. Il suo nome è Catherine "Kay" Graham (Meryl Streep).

A guidare il giornale della capitale, è il roccioso Ben Bradlee (Ton Hanks). Alla rivelazione dello scoop, lui e i più scafati giornalisti della redazione, su tutti Ben Bagdikian (Bob Odenkirk), si mettono alla ricerca di questi rapporti segreti. La Corte Federale però ha bloccato qualsiasi ulteriore pubblicazione del NY Times. Che cosa potrebbe mai fare dunque il Post ammesso che li trovasse? Dovrebbe sfidare Richard Nixon stesso. E se poi perdesse? Sarebbe la fine per la libera informazione.

Squadra che vince non si cambia. Dopo aver raccontato scambi di agenti segreti dentro e fuori il muro di Berlino della Guerra Fredda ne Il ponte delle spie (2015), la coppia Spielberg-Hanks torna insieme e il risultato è ancor più potente. Sebbene la storia fosse chiara (e nota) fin dalle prime battute del trailer così come l'esito, il film è un crescendo di emozioni lasciando lo spettatore col fiato sospeso fino a quando le macchine non si mettono in funzione e il Washington Post fa il suo dovere di giornale: pubblica tutta la verità nient'altro che la verità.

Se il Ban Bradlee interpretato da Jason Robards in Tutti gli uomini del Presidente era un osso duro, impeccabile e battagliero, quello incarnato da Tom Hanks (Forrest Gump, Salvare il soldato RyanSaving Mr Banks) è più mastino. Un ruolo, quello del due volte Premio Oscar, che resterà tra le sue migliori interpretazioni. Lady Graham-Streep invece è una donna timorosa ma capace di combattere le sue paure. A darle la forza necessaria, oltre a se stessa, il suo coraggioso direttore, animato tanto dalla voglia di fare del Post un quotidiano di primissimo livello, quanto di difendere la sacrosanta libertà di stampa.

Ban Bradlee sa cosa fare, per lo meno adesso. Amico dei Kennedy e dunque più attento a cosa scrivere un tempo, oggi è un leone nella giungla. Kay Graham è più combattuta. Il giornale è stato appena quotato in Borsa e mettersi contro la Casa Bianca potrebbe far volatilizzare molti investitori. Il suo fido braccio destro finanziario, Fritz Beebe (Tracy Letts), è schietto e sincero a metterla in guardia dalle possibili conseguenze ma allo stesso tempo non indietreggia né si comporta da codardo quando il cielo sopra Washington DC minaccia tempesta.

Già giornalista nel politico Leoni per agnelli (2007), questa volta Meryl Streep (Il diavolo veste Prada, The Iron LadyFlorence) passa ai comandi di una istituzione della carta stampata d'oltreoceano. In principio sembra quasi volersi tenere in disparte da uno scontro che presto o tardi dovrà decidere se affrontare o meno. Le sue amicizie altolocate poi, a cominciare dal vecchio amico Robert McNamara (Bruce Greenwood), Segretario della Difesa durante le presidenze di John Kennedy e Lyndon Johnson, la mettono in una posizione molto scomoda.

Autentico ariete in questa battaglia storica dove dice Bradlee, "Se perdono loro (NY Times, ndr), perdono tutti!", è Ben Bagdikian, ottimamente interpretato da Bob Odenkirk, il noto avvocato Saul Goodman delle (grandiose ) serie televisive Breaking Bad prima e Better Call Saul dopo. Curioso che nella pellicola Spielberghiana abbia ritrovato l'ex-compagno di set breakingbadiano, Jesse Plemons, qui nei panni del giovane avvocato Roger Clark.

Doveroso infine spendere qualche parola anche sul regista. È difficile (se non impossibile) immaginare la settima arte senza Steven Spielberg (Lo squalo, Schindler's List, Lincoln). Il suo cinema ha segnato e sta segnando intere generazioni di cineasti e cinefili. Di recente è tornato al suo primo grande amore, la fantasia, realizzando il toccante Il GGG - Il grande gigante gentile (2016). Oggi è tornato con l'altra sua grande passione: la libertà.

Il giornalismo di The Post è una razza morente se non già estinta del tutto. Difficile immaginare oggigiorno e nel domani più ravvicinato che accada qualcosa di simile. Il sistema è cambiato. Il mondo è cambiato. Nell'epoca di internet chiunque si crede un giornalista, senza tra l'altro saper scrivere in italiano corretto. Si apre un sito o blog che sia, facendo mera propaganda delle proprie idee e vomitando opinioni senza alcuna verifica dei fatti. Il gioco è fatto. Per la massa le notizie si fanno così. Vere o false, non ha nessuna importanza. E questo l'autorità lo ha capito fin troppo bene.

Se Quarto Potere (1941, di Orson Welles) e Tutti gli uomini del Presidente (1976, di Alan J. Pakula) hanno segnato il cammino del giornalismo al cinema, il terzo millennio non è stato per nulla avaro sul questo fronte, anzi. Tra i titoli più significativi, Good Night and Good Luck (2005, di George Clooney), ambientato nel periodo nero del Maccartismo, quindi il poco valorizzato La regola del gioco (2014) con protagonista Jeremy Renner nei panni dell'indomito giornalista Gary Webb che riuscì a collegare (e rivelare) i legami CIA e Contras nicaraguensi.

Nell'ultimo biennio, a catalizzare l'attenzione è stato in primis Il caso Spotlight (2015, di Tom McCharty) vincitore del Premio Oscar per il Miglior film e la Miglior sceneggiatura, incentrato sull'inchiesta del Boston Globe che rivelò al mondo lo scandalo dei preti pedofili. L'anno successivo fu la volta di Truth – Il prezzo della verità (2016, di James Vanderbil). Altra inchiesta e altro Presidente (George W. Bush), la cui reazione alle rivelazioni trasmesse da Mary Mapes (Cate Blanchett) e Dan Rather (Robert Redford) fu a dir poco distruttiva.

Se non gli facciamo noi le domande scomode, chi gliele farà? Si domanda un sempre più preoccupato Bradlee. Le macchine da scrivere battono. I telefoni squillano. Il Washington Post a caccia di gloria? Ovviamente si, ma in ballo non c'è una insipida notiziola da rotocalco. Sul banco degli imputati c'è un diritto sacrosanto, anzi c'è il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che sancisce, tra gli altri, la libertà di parola e di stampa.

La stampa serve chi è governato. Non chi governa. Dovrebbe essere così. Dovrebbe essere sempre così. The Post (2017, di Steven Spielberg) ci riporta a un'epoca dove si poteva osare, anche se in pochi lo fecero davvero. Rispettando il reciproco lavoro, Katharine Graham e Ben Bradlee fecero qualcosa di storico. Qualcosa che sarebbe poi proseguito sulle pagine del Washington Post con lo scandalo del Watergate. Oggi più che la mai il mondo ha bisogno di una stampa libera e audace. Steven Spielberg e The Post sono qui a ricordarcelo.

Il trailer di The Post

The Post - l'editore capo Kay Graham (Meryl Streep)

lunedì 5 febbraio 2018

Se mi lasci ti cancello (per l'eternità)

Se mi lasci ti cancello Clementine (Kate Winslet) e Joel (Jim Carrey
Una storia d'amore inizia e poi finisce. Ma se il ricordo fa troppo male, perché non farsela cancellare dalla memoria? Cult intramontabile, Se mi lasci ti cancello (2004, di Michel Gondry).

di Luca Ferrari

Joel Barish (Jim Carrey) e Clementine Kruczynski (Kate Winslet) s'incontrano. Sono due anime stanche. Segnate. Si portano dentro molto. Ha inizio una storia che non sembrava neanche immaginabile fino a pochi secondi prima. L'amore fa rinascere, brucia e usura. La storia deraglia fino alla scoperta più amara. Clementine si è affidata alla Lacuna, guidata dal Dr. Howard Mierzwiak (Tom Wilkinson), per farsi cancellare porzioni di memoria, e nello specifico la sua storia con Joel. Una strada che lui stesso, spinto dalla rabbia, deciderà di percorrere. Qualcosa però non va per il verso giusto.

Cast scelto con estrema cura e coppia Carrey/Winslet superlativa, con quest'ultima a tratti CourtneyLoviana. Se da allora Jim Carrey (Man on the Moon, Il Grinch, Una settimana da Dio) non ha più trovato pellicole all'altezza del suo incredibile talento con la sola eccezione della versione animata di A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis), al contrario la sua collega di set si è confermata come una delle più apprezzate protagoniste della scena mondiale nella settima arte attraversando tutti i generi possibili e immaginabili.

Dalla poetica letteraria di Neverland - Un sogno per la vita al fianco di Johnny "James Berry" Depp all'Oscar come Miglior attrice protagonista per The Reader - A voce alta (2008, di Stephen Daldry), passando per il commovente romanticismo di L'amore non va in vacanza insieme a Cameron Diaz, Jack Black e Jude Law. E poi ancora il dramma di Revolutionary Road con Leonardo DiCaprio, il massacro relazionale di Carnage (di Roman Polanski) fino ai più recenti Steve Jobs (2015, di Danny Boyle) e La ruota delle meraviglie - Wonder Wheel (2017, di Woody Allen).

Firenze, ottobre 2004. Era una fredda giornata autunnale e io mi presentai abbacchiato in un cinema del capoluogo toscano per assistere alla proiezione di Se mi lasci, ti cancello, film tanto particolare e onirico, quanto stuprato nella traduzione italiana del titolo il cui originale è Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Basato su una grandiosa sceneggiatura del regista stesso Michel Gondry insieme all'amico Charlie Kaufman, oggi di una recensione non so che farmene. Ecco allora riemergere dagli archivi digitali di allora, una poesia scritta subita dopo la visione fiorentina...

ERRONEAMENTE ADDOMESTICATI

un arco a croce,
dice che è un arco a croce

è qualcosa di sfuggito
alle liti dell’inconscio... è
sfuggito al segnalibro
della mia ossessionata intransigenza
... se Bracobaldo era davvero un cane azzurro,
e aveva per amici
un cavallo e una tartaruga,
allora significa che non sono del tutto fuori
pericolo... tu invece chi saresti?

Adesso invece rispondimi, sapresti inventare
nuove forme di congiunzione
per le nostre costipazioni?
...
Faccio sempre un po’ fatica
a stabilire una qualsiasi connessione
tra ciò che è brevemente flebile
e i sostenitori della pace mentale

perché nel mondo
dei questionari
dobbiamo mostrare interesse
perfino per uno spazzolino da denti
volendo risultare profetici
anche su ciò che diranno di una persona come te?

siamo la memoria
dei nostri errori... siamo la coscienza
di tutti gli errori
che non abbiamo voluto tramandare

se almeno una volta
mi potessi svegliare ancora a letto
ritrovandomi un attimo dopo
sulla spiaggia
con i capelli rosso-coraggio
e gli occhi indistinguibili dalla sabbia,
forse comincerei a capire
chi sono davvero.

Una croce mutata in arco
è la sola eredità
sfuggita all'armamento
dei mie ricordi...
(Firenze, 22-23 Ottobre 2004)

Clip de Se mi lasci, ti cancello

Se mi lasci ti cancello - Joel (Jim Carrey) e Clementine (Kate Winslet)