Jerry Maguire (Tom Cruise) |
di Luca Ferrari
Il mondo del lavoro italiano è allo sfascio. Le aziende o qualsiasi altro ipotetico erogatore d'impiego pretendono sempre di più, dando in cambio meno del meno. Ferie, sanità, maternità. Tutte noie cui si deve per forza abdicare, altrimenti quella è la porta. E se qualcuno poi provasse a metterci un po' di calore umano, neanche a parlarne. È il debole del branco e si fa fuori. A metà anni Novanta accadeva tutto ciò anche al procuratore sportivo Jerry Maguire. La sua però era una storia (1996) by Cameron Crowe, con un trionfante lieto fine.
Jerry Maguire (Tom Cruise) è un uomo di successo. Vive per il lavoro. È sprezzante, lanciato e cosa peggiore, tratta i propri rappresentati come introiti a due gambe. Non gli bastano mai. Ne vuole sempre di più. All'ennesimo trauma cranico di un suo giocatore di football però, il figlio di questi lo prende a mal parole e qualcosa nella sua coscienza ha la meglio. Si mette al computer unicamente dettato dai propri sentimenti.
“Ho cominciato a scrivere quella che chiamano una relazione programmatica” dice Jerry nella sua svolta interiore che lo segnerà per sempre, “A un tratto ero di nuovo Maguire. Ho scritto e scritto e scritto e scritto. E non sono mai stato nemmeno uno scrittore. Ricordai perfino le parole del più grande procuratore sportivo, il mio mentore, il grande e compianto Dicky Fox che diceva – il segreto di questo mestiere sono i rapporti, i rapporti personali –.
È la sua fine professionale. Un suicidio stampato e consegnato a tutti i colleghi. Licenziato dal suo delfino, il viscido Bob Sugar (Jay Mohr) che gli da il benservito nel modo più vigliacco possibile, invitandolo a pranzo in un ristorante. Maguire rimane solo. Torna in ufficio chiedendo ai colleghi di seguirlo, per iniziare un nuovo corso. Ispirata dalle sue parole, solo la giovane vedova Dorothy (Renée Zellweger) accetta, pur mettendo a repentaglio il proprio futuro e quello del giovane figlioletto Ray (Jonathan Lipnicki).
Tutti i giocatori lo scaricano, anche i fedelissimi. Preferendogli la sicurezza della sua ormai ex-agenzia. Tutti meno uno, il sottovalutato Rod Tidwell (Cuba Gooding Jr.), giocatore di football dal carattere un po' difficile ma di gran cuore. Jerry deve risalire su di un treno che lo ha scaraventato fuori in malo modo, e per cosa? Perché si è dimostrato umano. Perché ha provato a rivedere le sue posizioni pensando al rispetto oltre che al proprio conto in banca.
Per quanti ne ho letti e ne sto leggendo, potrei scrivere un libro sugli annunci di lavoro. La quasi totalità di essi si propongono sempre allo stesso modo: chiedono una quantità infinita di competenze e mansioni da svolgere senza specificare mai la retribuzione che con tutta probabilità, se ci sarà, non sarà all'altezza dell'impegno preso. E se per caso si avesse l'ardore di non gettarsi subito tra le loro fauci chiedendo qualche legittima spiegazione, la risposta è inesistente.
Si va avanti così allora, in un'Italia seviziata brutalmente da una crescita che non c'è (per il 2015 Moody's ha previsto un margine tra –0,5 e +0,5 per cento), inflazione ben lontana dalla soglia di sicurezza, disoccupazione in costante aumento e pure il settore degli inoccupati sguazza con numeri allarmanti. Lo sfruttamento non produce benessere, sa solo alimentare il bacino della povertà. Ormai la legge imperante è quella del prelevare goccia dopo goccia tutta l'energia dei dipendenti. Ormai la legge imperante è sfruttare e sfruttare ancora, fino a che ciascuno di noi “non sarà visto esangue, cadere in terra a coprire il suo sangue”.
Oggi ancora una volta il Governo non ascolta i Sindacati, e questi sanno solo scendere in piazza. Nessun dialogo. Ognuno prosegue senza costruire nulla. Lì nel mezzo, a non sapere più cosa fare, ci sono milioni e milioni di cittadini. Pedine sacrificabili di un mondo senza più eroi né autentiche folle rivoluzionarie. Jerry Maguire va per la sua strada. Il suo isolamento diventerà la sua forza. Lui ce la farà. Allo stremo, ma ce la farà. La maggior parte degli emarginati al di qua dello schermo, proprio no.
Disgusto. Frustrazione. Speranza? No, ormai è morta anche quella.
Ritorno al mero cinema per un'ultima chicca d’autore. Da gran cultore della scena rock anni ‘90 di Seattle qual è Cameron Crowe, vedi i film Singles – l'amore è un gioco (1992), Pearl Jam Twenty (2011) fino all’ultimo La mia vita è uno zoo (2011) dove irrompe l'immortale “Hunger Strike” dei Temple of the Dog, anche in Jerry Maguire (1996) il regista ha voluto omaggiare quel mondo con un piccolo frammento in versione recitativa. A consegnare al protagonista infatti la sua rivoluzionaria relazione programmatica appena stampata, c’è Jerry Cantrell, chitarrista-seconda voce degli Alice in Chains, in versione profetica come ha specificato IMDB nel cast completo, Jesus of CopyMat, che gli dice “È così che si diventa grandi amico, con le palle appese a un filo”.
Chi verrebbe con noi oggi, Jerry Maguire?
Jerry Maguire - Dorothy (Renée Zellweger) |
Jerry Maguire - Rod Tidwell (Cuba Gooding Jr.) |
Jerry Maguire - Jesus of CopyMat (Jerry Cantrell) |
Jerry Maguire (Tom Cruise) |
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