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sabato 31 dicembre 2011

The Fighter, il trionfo sul ring della vita

The Fighter - Micky Ward (Mark Wahlberg) e Dicky Eklund (Christian Bale)
Si cade, si colpisce, non ci si arrende. The Fighter (2010, di David O. Russell) con Christian Bale, Amy Adams, Melissa Leo e Mark Wahlberg.

di Luca Ferrari

Spalanco le braccia perché tanto puoi colpirmi con tutta la forza che hai. Non mi limiterò a non sentire  il dolore. Non mi fermerò a guardare la mia sagoma ben delineata su uno dei tanti angoli dove la luce non ha mai fatto il suo dovere. Alla fine di questo momento potrai solo guardarmi alzare le braccia verso il cielo.

Storia vera pugilistico-familiare dove i fratellastri Micky Ward (Mark Wahlberg) e Dicky Eklund (Christian Bale) combattono in modo diverso la propria battaglia personale tra cadute, incomprensioni, addii, rabbia e la degna conclusione per quella che può essere la parabola di ciascuno. The Fighter (2010, di David O. Russell) non è solamente l’ennesimo s(p)ecchio di vita reale portato a dissetare la tavola del Grande Schermo. 

The Fighter è la risposta da avere sempre dentro (e pronta) quando si è rassegnati ad abbandonare i propri sogni. Perché se lotti davvero, qualcuno ci sarà sempre al tuo fianco. Magari chi ti ha deluso più di tutti. E nel momento decisivo non ti lascerà sederti in attesa dell’epilogo. Sarà lì. Al tuo fianco. A dirti ciò che sai. A dirti cosa in quel momento hai bisogno di sentirti dire.

E tu. Tu andrai avanti. Per te e per tutto quello che ha valore nella tua vita. Occuperai lo spazio di ogni ring della tua vita. E quelle parole. In lingua originale. Saranno lì, dentro e fuori, sempre e solo per te: You gotta do more in there. This is your time, all right? This is yours. This is fuckin' yours.

The Fighter - Micky Ward (Mark Wahlberg) e Dicky Eklund (Christian Bale)
The Fighter - Micky Ward (Mark Wahlberg) e Dicky Eklund (Christian Bale)

mercoledì 28 dicembre 2011

Take the lead, il primo passo dei nostri sogni

Ti va di ballare - Piere (Antonio Banderas) e LaRhette (Yaya Dacosta)
Storia vera di giovani reietti senza opportunità, emarginati dal grande sogno americano. Storia di Take the Lead – Ti va di ballare (2006, di Dianne Houston).

Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer
 
Nella scoraggiante arena di uno dei tanti doposcuola newyorkesi non c'è nessuno che abbia voglia di esprimere e provare a offrire qualcosa di diverso agli ultimi bulloni degl'inflessibili ingranaggi del Sistema. Poi arriva lui. Uno che in apparenza non c’entra niente con loro. Si chiama Pierre Dulaine (Antonio Banderas) e insegna ballo da sala. La storia vera di Ti va di ballare (2006, di Dianne Houston).

La grassa e prevedibile risata di disprezzo degli alunni diventa in fretta curiosa incredulità. La sorpresa inizia ad avvicinare. L’unione diventa intento comune. I rigidi e precisi passi del ballo imparati nelle scuole si mescolano all’hip pop di strada. Le regole non scritte dell’orgoglio e dell’onore da gang si aprono a una nuova direzione, regalando riflessioni per quel mondo (e chi soprattutto) adesso gli sta intorno.

Ma quando qualcuno ti guarda giurandoti seduto e rassegnato che dalle sue parti solo alcuni possono avere quello che vogliono, non ci deve essere remora nella tua risposta. In effetti qualcuno ce la fa. Quelli che lottano per ottenerlo.

Il trailer del film Ti va di ballare (2006, di Dianne Houston)

Ti va di ballare (2006, di Dianne Houston)
Ogni sogno comincia dal primo passo...

Ti va di ballare (2006, di Dianne Houston)

martedì 27 dicembre 2011

Il gatto con gli stivali (2011) non graffia



Sterili spruzzatine di Fight Club e corse solitarie alla Hidalgo per accattivarsi la simpatia dei più grandicelli. Il tanto atteso Gatto con gli stivali del la DreamWorks Animation non graffia proprio. 

Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer

Voli fantasmagorici un po’ retro alla ricerca della fantasia di un tempo per meravigliare i più piccini, il tutto amalgamato da un 3D davvero all’altezza. Manca però il mordente. Il baco non si è trasformato in farfalla. La scalpitante promessa non ha saputo essere leader. Il Gatto con gli stivali è più una birba che non un felino tormentato dalle cicatrici delle sue nove vite. Esageratamente redento. Capace di perdonare con fin troppa docilità il doppio tradimento dell’amico fraterno Humpty Dumpty. Un buonismo “disneyanamente” sospetto, più mirato a rispettare le rigide regole del barboso mercato hollywoodiano dei finali, che non a dispensare sincere risate.

Fin dalla primissima uscita del secondo capitolo (2004) della saga di Shrek, la new-entry Gatto con gli stivali venne subito additato come uno dei principali artefici del successo della pellicola. Già allora s’iniziò a parlare del possibile spin-off. Il momento è alfine arrivato ma il risultato non è stato all’altezza delle aspettative. Se non si sapesse che c’è quel guascone di un Antonio Banderas dietro la voce del micio, farebbe ancor meno simpatia. Se non si avesse stampato nella memoria il ricordo indelebile dei suoi occhioni e le gag in compagnia dell’Orco verde e del logorroico asinello, passerebbe come un modesto film di animazione.  

Chris Miller, di nuovo alla regia per la DreamWorks Animation dopo il deludente Shrek terzo (2007), nel suo nuovo film Il gatto con gli stivali (Puss in Boots, 2011), incarna alla perfezione il difetto principale del protagonista: non graffia. Nemmeno l’intrigante presenza femminile, Kitty zampe di velluto, riesce a portare quel brio necessario per dare una svolta (scossa) decisiva al ritmo della storia.

Cresciuti insieme in un orfanotrofio della cittadina di San Ricardo, Gatto e l’uovo Humpty Dumpty (doppiato nell'originale dal comico Zach Galifianakis) sono due reietti diventati amici inseparabili, capaci di guardare il mondo con la forza dei propri sogni e alla perenne ricerca di tre fagioli magici per impossessarsi dell’oca dalle uova d’oro. L’equilibrio però salta quando il gatto salva un’anziana da un toro che la sta per travolgere, trasformandosi così in un eroe agli occhi della comunità. Abbandonato il suo passato costellato da furtarelli, il felino diventa un paladino del bene, e viene premiato con cappello piumato e un paio di stivali che diventeranno il suo segno distintivo.

Qualcuno però non è troppo contento di questa svolta. Humpty è geloso. Si sente messo da parte e medita vendetta. Le strade si dividono in malo modo fino a quando una misteriosa gattina nera non farà rincontrare i moderni Red e Toby. Lei è Kitty, alla quale presta la voce Salma Hayek e il cui ingresso con annesso duello ballerino-spadaccino sotto mentite spoglie mascoline, pare ammiccare alla coppia “cruz-deppiana” Angelica-Jack Sparrow del poco incisivo Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare (2011).

Kitty (Salma Hayek) e Gatto con gli stivali (Antonio Banderas)
Ci prova il Gatto, tra occhiate da conquistador (poche), golose bevute di latte e gesta da eroe ambiguamente perfetto. L’atmosfera western iniziale si sfalda velocemente, lasciando presto spazio a una sceneggiatura poco convincente ed erroneamente decisa ad affidarsi quasi esclusivamente ai tre personaggi principali, non all’altezza dei riflettori. Si sente la mancanza dei pesi massimi Shrek e Ciuchino, così come di tutti quei grandiosi comprimari: Omino Pan di Zenzero, topi, vari, Fiona stessa. 

Quel “non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta” è esasperatamente buonista per un personaggio che appena qualche anno fa debuttò nella dimensione DreamWorks, facendo sfaceli e senza cedere mai al lato “ruffiano”, ma regalando allegria, commozione e ironia. Oggi invece, quella tenera canaglia pelosa dai misteriosi natali è diventato uno scadente Principino Azzurro in cerca di consacrazione. Standing ovation invece la coppia di villain Jack e Jill, doppiati rispettivamente dal “babbo bastardo” Billy Bob Thorton e Amy Sedaris, già con Miller in Shrek Terzo, dietro l’ugola di Cenerentola. Con una buona sceneggiatura alle spalle, potrebbero fare sfaceli in una storia tutta loro.

Kitty, Humpty Dumpty e il Gatto con gli stivali
Il gatto con gli stivali - Jill (Amy Sedaris) e Jack (Billy Bob Thorton)
Il gatto con gli stivali (Antonio Banderas)

sabato 24 dicembre 2011

L’attimo fuggente (1989) – Ribellati, è il momento

L'attimo fuggente - Todd Anderson (Ethan Hawke)
Capitano, mio Capitano! L'apparente pecora Todd Anderson (Ethan Hawke) ruggisce come nessuno nel film generazionale L'attimo fuggente (1989, di Peter Weir ).

di Luca Ferrari

In apparenza il più fragile della classe e invece indomito guerriero. Lo studente Todd Anderson (Ethan Hawke) resta in piedi. Imperturbabile nell’iniziale solitudine del suo gesto rivoluzionario. Incurante delle minacce del prof. Nolan (Norman Lloyd), il severo preside del collegio maschile Welton, che secondo dopo secondo vede sbriciolarsi tutta la propria effimera autorità.

Schiacciata da un popolo che chiede e si prende la libertà di decidere. La libertà di pensare con la propria testa. A dispetto di troppe pecore silenziose e ossequianti, la maggior parte dei compagni seguirà l’esempio di Todd e si metteranno in piedi sul banco come gli aveva insegnato il prof. John Keating (Robin Williams), per non smettere mai di guardare il mondo da nuove prospettive.

Il despota prova allora un ultimo disperato tentativo di riprendere il comando, alzando i decibel. Inveendo. Ma quel lancinante e terrorizzato - Seeeeeeduti - è il segnale della sua inesorabile fine. Le catene sono rotte. Il mondo è di chi osa. Il mondo appartiene a chi lotta, rovesciando il potere oscurantista.

Guarda il finale del film L'attimo fuggente

L'attimo fuggente (1989, di Peter Weir)

venerdì 23 dicembre 2011

Gli ultimi film del 2011, e il primo del 2012

Il giorno di Natale al cinema non l’ho mai trascorso. È una grave pecca, lo ammetto. In compenso di anni nuovi iniziati in sala, ne ho visti parecchi. Mi mancava la vigilia di natale. Domani abbatto questo muro e mica con un filmetto da quattro soldi. Alle 3 del pomeriggio, confidando di non essere stritolato tra bambini in frenetica attesa da regalo, sarò a godermi il Gatto Banderas con gli Stivali

Lunedì 26 dicembre invece, tocca finalmente alle Idi di Marzo del politico George Clooney e il suo cast da brividi: Ryan Gosling, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei, Paul Giamatti e Philip Seymour Hoffman. Sabato 31 dicembre sono orientato a tuffarmi nella magia animata de Il figlio di Babbo Natale, per poi iniziare il 2012, rigorosamente il 1 gennaio, con Capodanno a New York di Garry Marshall, dove si contenderanno la scena Jessica Biel, Sarah Jessica Parker, Michelle Pfeiffer, Zac Efron, Hector Elizondo, Ashton Kutcher, la rockstar John Bon Jovi, Halle Berry, James Belushi e Hilary Swank

La prima proiezione è alle 17.35, e questo dovrebbe garantirmi un accesso senza masse di reduci da sbronze colossali. L’alternativa sarebbe lo spettacolo delle h. 22 cui mi astengo in partenza. Sarà dura rinunciare all’ultima prodezza animata di Luc Besson, Arthur 3 - La guerra dei due mondi, oltre tutto visibile in quella che ritengo la mia sala preferita, ma purtroppo lo proiettano solo alle 15.30. Un momento. E se mi vedessi di fila Arthur e poi il film sul capodanno della Grande Mela? Forse è un po’ troppo. Ma anche no.

martedì 20 dicembre 2011

Spirit (2002), il coraggio della libertà

Spirit - Cavallo selvaggio (2002, di Kelly Asbury)
Una storia profonda fatta di coraggio, amore e amicizia con protagonista un possente mustang. Lui è Spirit – cavallo selvaggio (2002, di Kelly Asbury).

Il possente mustang Spirit (voce originale di Matt Damon) ha un solo desiderio: vivere libero nella propria terra e la difenderà a tutti i costi dai brutali colonizzatori in divisa blu. Farà un lungo viaggio. Conoscerà la schiavitù del morso sul proprio muso ma non si piegherà davanti a niente e nessuno. Scoprirà l’amore della cavalla Pioggia (Rain) e nascerà un’incredibile amicizia fraterna con il nativo Lakota, Piccolo Fiume (Little Creek). 

La colonna sonora è un altro grande protagonista di Spirit – Cavallo selvaggio (2002, Spirit: Stallion of the Cimarron) di Kelly Asbury, con il rocker canadese Bryan Adams e il compositore Hans Zimmer, impegnati a disegnare melodie che sembrano attingere da nitriti di prateria, arborei ruggiti d’orso, pezzi di neve che s’infrangono nell’acqua gelida di un torrente, ululati eolici e croccanti raggi solari che rimbalzano sulla terra. Per la versione nostrana invece, ottima la performance di Zucchero,

E quando la coppia equino-umana si ritrova braccata dai soldati in cima a un canyon con il vuoto davanti a sé e il Lakota in groppa, Spirit non si perde d'animo e agisce. Oh, no... dice l’umano capendo le intenzione del cavallo. Oh, si! pensa il mustang. Ha deciso. Prende la rincorsa. Corre impetuoso lanciandosi nel vuoto per arrivare sulla parete rocciosa opposta. L'urlo di Piccolo Fiume scagliato al cielo in mezzo al niente volando sopra il vuoto è pura adrenalina. In volo, con il sole sopra e le acque del fiume sotto di loro, è quanto di più libero si sia mai udito nel West.

Il salto di Spirit

Spirit cavallo selvaggio - Spirit e Piccolo Fiume saltano verso la libertà
Spirit cavallo selvaggio - Spirit e Pioggia
Spirit - Cavallo selvaggio (2002, by DreamWorks Animation)

venerdì 16 dicembre 2011

Hugo Cabret, ti va di vivere un’avventura?

Hugo Cabret (2011, di Martin Scorsese)
Tratto dal romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick, il regista Martin Scorsese regala al 3D la magia del grande cinema.

di Luca Ferrari

È come l’Isola che non c’è, l’Isola del Tesoro e il Mago di Oz messi insieme, dice la giovanissima Isabel (Chloë Moretz) al coraggioso Hugo (Asa Butterfield). Basterebbe questa frase per scatenarmi un'infinita curiosità verso Hugo Cabret (2011), il nuovo film di Martin Scorsese in uscita il 3 febbraio 2012 e prodotto fra gli altri dal “cappellaio matto” Johnny Depp, in evidente carenza Neverlandiana.

Il trailer è perfetto. La giusta dose di atmosfera, parole intriganti fatte uscire goccia dopo goccia su sfondo nero e le frasi giuste dei protagonisti al momento giusto. “Sei sicuro di farlo? Potremmo finire nei guai - dice ancora la ragazzina, - È questo il bello dell'avventura - la replica del piccolo Hugo. Quando sento parole e vedo immagini così avvincenti, sono come posseduto. Il mondo mi sembra un buffo esemplare di creatura da poter plasmare.

Ho come l’impressione che le mie mani danzino sulla tastiera. Peccato solo non essere riusciti a far uscire la pellicola in clima natalizio, la magia contagiosa sarebbe stata perfetta. Forse però è stata una scelta azzeccata. Troppe prime donne tra cast stellari, felini stivaluti e investigatori pazzoidi. La vita mi ha insegnato che il lieto fine esiste solo nei film, sentenzia il fiero Georges Méliès (Ben Kingsley). Questo film non è ancora finito, la replica del saggio Hugo.

Guarda il trailer di Hugo Cabret

Trailer, I love you

Passerei le giornate in una sala cinematografica a guardare i trailer

lunedì 12 dicembre 2011

DreamWorks Animation, il gatto con gli stivali

il Gatto con gli stivali
È stato annunciato. Conferenze stampa di presentazione in tutto il mondo in compagnia delle due voci protagoniste della versione originale: Antonio Banderas (Gatto) e la bellissima Salma Hayek (Kitty). Ora ci siamo. 


Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it 
giornalista/fotoreporter – web writer


Venerdì 16 dicembre esce in tutte le sale cinematografiche italiane il film animato il Gatto con gli stivali (2011, Puss in Boots), spin off del capolavoro della DreamWorks, Shrek (2001). Nel miserevole panorama del cinema italiano natalizio, sempre tragicamente in mano ai luoghi comuni delle vacanze DeSichiane e all’ormai ricetta rimpastata Pieraccionesca, il felino spadaccino promette di fare il pieno di risate, sfoderando artigli, charme e gl’immancabili occhioni che avevano intenerito perfino l’orco verde

...continua sul giornale online Granviale.it (sez. cultura)

venerdì 9 dicembre 2011

Poker e vita secondo il Grande Schermo

“Giochi a carte come dovresti vivere la vita, e vivi la vita come dovresti giocare a carte” L.C. Cheever (Robert Duvall) al figlio Huck (Eric Bana), in Le regole del gioco (2008).

mercoledì 7 dicembre 2011

La carica dei sequel: che noia, che barba!

La fantasia e il mercato vanno di pari passo con le novità: zero assoluto. Grandi pellicole del passato stanno per ricevere la sgradita visita di un fratellino. Ridley Scott, in evidente crisi creativa, pensa bene di scrivere un nuovo capitolo di Blade runner. Una sorta di nuovo capitolo stile 300 è in fase di gestazione, e come se non bastasse si vocifera di clone su Indipendence day. Ma qualcuno ha mai spiegato a certa gente che per fare grande cinema bisogna saper osare e scrivere qualcosa di un po' più orginale?!?!


martedì 6 dicembre 2011

Wall Street, l'economia è qui per sbranarci

Wall Street - lo spietato Gordon Gekko (Michael Douglas)
Spietato, realistico. Gordon Gekko non ha peli sulla lingua. Wall Street è il potere del più forte. Il problema sono tutti quelli che non fanno nulla per contrastarlo.

di Luca Ferrari

Organizzazioni internazionali decidono chi avrà il piatto pieno e chi marcirà nella miseria senza futuro. Ingenui manifestanti credono di  cambiare qualcosa. Sono passati quasi venticinque anni dall’uscita di Wall Street (1987, di Oliver Stone) e l’illusione non ha smesso di trucidare la realtà. Il mondo è sempre più in mano a pochi e la fetta di disperati cresce ogni giorno.

I burattinai hanno comunque proseguito il loro spettacolo di morte carnivora. Lì fuori qualcuno al massimo si è avvicinato alla 10° fila. L’avidità di potere e ricchezza è ancora la sola legge che conta. E mentre il gregge dei Bud Fox (Charlie Sheen) e Marvin (John C. McGinley) cresce, venera muore e si rigenera, Gordon Gekko (Michael Douglas), come un vate della moderna schiavitù, non passa mai di moda così come le sue parole.

Oggi nel terzo millennio sono ancora qui a dispensare la più tragica delle immutabili realtà: Noi facciamo le regole. Le notizie. Le guerre. La pace. Le carestie. Le sommosse. Il prezzo di uno spillo. Non sarai tanto ingenuo da credere che viviamo in una democrazia, vero Buddy?

La legge di Wall Street

Wall Street - i broker Marvin (John C. McGinley) e Bud Fox (Charlie Sheen)

venerdì 2 dicembre 2011

Robin Hood, il principio della libertà

Robin Hood, Principe dei ladri - Azeem (Morgan Freeman)
Quando le azioni non bastano più, ci vogliono le parole di un Grande Essere (Azeem) per spronare il popolo e Robin Hood alla conquista della libertà.

di Luca Ferrari

Un despota crudele e laido sta affamando il popolo nel nome dell’avidità e della ricchezza. Dalle lontane Crociate in Terra Santa intanto, fa ritorno un ex-giovincello. Il suo nome è Robin di Locksley (Kevin Costner). Insieme a lui c’è il guerriero saraceno di nome Azeem (Morgan Freeman).

A Nottingham tutto è cambiato. E Locksley, da nobile, diventa il ricercato fuorilegge Robin Hood - Principe dei Ladri (1991, di Kevin Reynolds), unendosi ai reietti della foresta di Sherwood. È  l’inizio della rivolta. Ma quando sembra che il potere stia avendo per l’ennesima volta la meglio, ci vogliono le parole di un Grande Essere per svegliare la massa e chiudere i conti una volta per tutte con l’oppressione

Le parole di Azeem dall'alto del castello di Nottingham risuonano possenti e il popolo è finalmente pronto a unirsi nella lotta per la libertà contro lo Sceriffo Giovanni (Alan Rickman): "Inglesi, ascoltatemi" striglia Azeem, "Non sono uno di voi, ma combatto, esorta Azeem, Combatto contro un tiranno che vi tiene sotto i suoi piedi. Se volete essere uomini liberi dovete combattere. Unitevi a noi. Unitevi a Robin Hood".

Robin Hood - le parole di Azeem

Robin Hood - Azeem (Morgan Freeman) e Robin (Kevin Costner)

mercoledì 30 novembre 2011

300 – Una nuova era è cominciata

300 - Delios (David Wenham) arringa gli Spartani prima della battaglia
Un sanguinario dittatore vuole sottomettere tutti. Prima Sparta poi l'intera Grecia unita rispose di "no". Il sacrificio di 300 prodi segnò l'inizio di una nuova era.

di Luca Ferrari

Per piegare un potere assassino, la risposta è una sola. Il coraggio. E lì, nella gola delle Termopili, 300 spartani lottarono contro un nemico. La politica corrotta intanto li aveva abbandonati. E morirono. Tutti meno uno, Delios (David Wenham). Rimandato a Sparta da re Leonida (Gerard Butler) per raccontare cosa stava accadendo. Le gesta degli eroi caduti fu l’ispirazione per sollevarsi in un NO deciso e unito all’aggressione più brutale

E lì, a Platea, prima della battaglia decisiva, le parole di quell’unico sopravvissuto echeggiano ancora oggi nella mente di ogni popolo deciso a ribellarsi contro la schiavitù: Quest'oggi noi liberiamo il mondo dalla tirannia e dal misticismo e lo accompagniamo in un futuro più radioso che si possa immaginare.


300 (di Zack Snyder) - il discorso finale di Delios 

300

martedì 29 novembre 2011

La stangata, la tua parte ti aspetta

La stangata - Henry Gondorff (Paul Newman) in azione sul tavolo da poker
C'è un boss da sistemare e una fetta del suo malloppo da spartirsi. Per far abboccare il merlo, niente di meglio di una partita a poker. La stangata viene dopo.

di Luca Ferrari

È la più epica partita a poker della storia del cinema. Giocata a bordo di un treno, dove il boss criminale Doylle Lonegan (Robert Shaw) detta legge, barando se necessario. Sul suo cammino arriva però il mago della truffa Henry Gondorff (Paul Newman), deciso ad aiutare Johnny Hooker (Robert Redford) nella vendetta contro il potente malavitoso, reo di avere ucciso un loro caro amico Luther Coleman (Robert Earl Jones).

Oliato il capotreno Mr. Clemens (Larry D. Mann) a suon di dollari sonanti per giocare, Gondorff si presenta al tavolo da poker sotto mentite spoglie nei panni del rispettabile bookmaker di Chicago, Shaw. Entra barcollando e puzzando d’alcol. Una presentazione talmente imbarazzante da ammutolire tutti gli eleganti presenti con tanto di occhiataccia rifilata da Llonegan a Clemens. È l’inizio di una colossale truffa. È l’inizio di una complessa stangata (La, 1973, di George Roy Hill). Ed Henry Gondorf si presenta così, davanti al suo pericoloso avversario: Scusate il ritardo, ero al cesso!

I protagonisti de La stangata 

lunedì 28 novembre 2011

Il padre della sposa – Follie da "matriagio"

Steve Martin è stato uno degli indiscussi protagonisti della commedia americana anni ’90. Charles Shyer lo diresse nel remake del film Il padre della sposa (1991)


a fianco di Diane Keaton e un mirabolante Martin Short, qui nei panni dell’organizzatore di matrimoni Franck Eggelhoffer. Dura vita quella di George Banks (Martin), che si ritrova la figlia Annie (Kimberly Williams), di ritorno da un viaggio dall’Europa, fidanzata e sposa promessa a uno sconosciuto giovanotto. E quando il futuro genero Brian MacKenzie (George Newbern) si presenta ai genitori dell'amata, al suo giovane e garbato - Finalmente la conosco, signore -, la risposta nella mente del capofamiglia è una pietra miliare nelle sfera delle relazioni sociali: Signore! Ora, due parole attraversavano la mia mente: lecca e culo.

domenica 27 novembre 2011

La maledizione della prima luna, simply the Depp

La maledizione della prima luna - Jack Sparrow (Johnny Depp) e Will (Orlando Bloom)
Il pirata Jack Sparrow. Un personaggio così travolgente da sdoganare un intero genere. Metà rock star. Metà furfante, ma soprattutto totally Johnny Depp

di Luca Ferrari

Chiunque in futuro indosserà abiti pirateschi, subirà l'inevitabile confronto con il capitan Jack Sparrow interpretato da Johnny Depp, ruolo questo che gli diede la sua prima nomination agli Oscar come Miglior attore protagonista. Autentico mattatore nell'esilarante avventura caraibica La maledizione della prima luna (2003, di Gore Verbinski), purtroppo seguita da sterili e scadenti sequel. 

Inseguito senza sosta dalla Marina di Sua Maestà, anche ammanettato la lingua di Jack Sparrow è più veloce di qualsiasi comando. Ed è così che alla notizia delle nozze tra la bella Elizabeth Swann (Keira Knightley) e il Commodoro James Norrington (Jack Davenport), se ne esce con parole di giubilo e nauseabonda fiatata al gusto rum, giusto in faccia agli impeccabili soldati inglesi: Un matrimonio?!?! Adoro i matrimoni, da bere per tutti!

Una divertente scena de La maledizione della prima luna

La maledizione della prima luna - al centro Capitan Barbossa (Geoffrey Rush)
La maledizione della prima luna (2003, di Gore Verbinski)

sabato 26 novembre 2011

Hilary, vergognati!

L'attrice Hilary Swank in Boys Don't Cry
Hilary Swank alla corte del sanguinario leader ceceno Ramzan Kadyrov, incurante (dice lei) di non sapere chi fosse.

di Luca Ferrari

Che tristezza, che vergogna! La due volte premio Oscar Hilary Swank (Boys don't cry, Million Dollar Baby) ha partecipato al party per il 35° compleanno del sanguinario Ramzan Kadyrov, presidente burattino della Cecenia; oltre a lei, fra gli altri, c’era anche il palestrato Jean-Claude Van Damme.

L’attrice statunitense vinse la sua prima statuetta nel 2000, interpretando Brendon Teena, ermafrodito violentato e poi ucciso nel drammatico Boys Don't Cry (1999). Forse qualcuno avrebbe dovuto spiegare alla signora Swank cosa è successo e cosa succede ancora in Cecenia.

Forse la signora Swank avrebbe dovuto leggere qualcuno degli articoli/libri della coraggiosa giornalista Anna Politkovskaja (1958-2006) prima di farsi comprare da un simile mercenario. Forse sarebbe ora che persone di fama mondiale come Hilary Swank, e come in precedenza avevano fatto gli arcinoti calciatori Diego Armando Maradona e Luis Figo (cosa di cui la stragrande maggioranza dei giornali sportivi si è ben guardata dal dare la notizia), la smettessero di ossequiare personaggi squallidi che se non fosse per quell’ipocrita sistema dittatoriale delle Nazioni Unite, andrebbero processati subito per crimini contro l’umanità. In casa Kadyrov invece, nulla di nuovo.

Lo show continua. E tutto il resto del mondo zitto, fregandosene di una popolazione sprofondata nell’inferno. Dove ogni abuso è concesso. Incluse le violenze sulle donne e minori. Qualcosa che potrebbe diventare anche una sceneggiatura da Oscar. Ma intanto il sangue, quello vero, scorre ancora. Laggiù, in Cecenia.

L'attrice Hilary Swank

venerdì 25 novembre 2011

Erin Brockovich, la rivolta della verità

Erin Brockovich (Julia Roberts)
Tosta, tenace, senza mezzi e con tre figli. La madre single Erin Brockovich (Julia Roberts) non è un indifeso agnellino e molti lupi se ne accorgeranno.

di Luca Ferrari

Ci sono momenti nella propria vita in cui non si può tacere. Ci sono momenti in cui bisogna andare fino in fondo. Anche sacrificando il tempo da trascorrere con i propri figli. E se non è il Governo a proteggerci, allora è tempo che sia la gente ad agire. E se poi ci si ritrova a lavorare dal tenace avvocato Ed Masry (Albert Finney) e a casa c’è l'innamorato carpentiere-motociclista George (Aaron Eckhart) che ti guarda le spalle, allora si può davvero cambiare il destino di centinaia di innocenti.

Erin Brockovich - Forte come la verità (2000, di Steven Soderbergh).  

Tratto da una storia vera, una donna scoprì che una multinazionale contaminava le falde acquifere di una cittadina. Lottò colpo su colpo di fronte all’ingiustizia, senza mai voltare le spalle a intere famiglie oberate da tumori di tutti i tipi. E quando a un incontro preliminare con gli avvocati rivali quasi incredula, sentì parlare di persone che sognavano soldi, Erin (Julia Roberts) rispose così: Ecco... vede, già mi fa incazzare! 

Erin Brockovich - Forte come la verità (2000, di Steven Soderbergh) 

Erin Brockovic - Erin (Julia Roberts) e l'avvocato Masry (Albert Finney)

mercoledì 23 novembre 2011

Il gladiatore, la vendetta in questa vita

Il gladiatore - Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe)
Il gladiatore (2000, Ridley Scott) - L'inferno glorioso della Roma imperiale è ormai un lontano ricordo per l'ex-generale Massimo Decimo Meridio.

di Luca Ferrari


Dalla gloria alle catene. Massimo (Russel Crowe) è uno schiavo costretto a uccidere nell'arena del Colosseo per sopravvivere. La maschera se l'è dovuta già togliere e il nuovo tiranno lo vuole morto sulla sabbia. Ma lui resiste, e se la spada e le tigri non bastano, ci si mette la lingua a trapassare senza pietà. La vigliaccheria più squallida ben protetta dai possenti pretoriani. 

Sbeffeggiato volgarmente dall’Imperatore Commodo (Joaquin Phoenix) sull’assassinio/stupro della moglie e l’uccisione del figlioletto, lo schiavo-gladiatore  respira profondo e sentenzia con lo sguardo appena chino: Il tempo degli onori presto finirà anche per te…principe!...E andandosene, le gaurdie imperiali si spostano per lasciarlo passare e il pubblico chiama solo lui. Massimo, Massimo, Massimo.

martedì 22 novembre 2011

Neverland, le ali umane per volare

Neverland (2004, di Mark Foster)
Neverland - Un sogno per la vita (2004, Finding Neverland) - James M. Barrie (Johnny Depp) durante un colloquio con la vedova Sylvia Llewelyn Davies (Kate Winslet): "I bambini non dovrebbero mai andare a dormire. Si svegliano più vecchi di un giorno.

lunedì 21 novembre 2011

Il cuore umano di Real Steel

Real Steel - Charlie (Hugh Jackman), il piccolo Max (Dakota Goyo) e il robot Atom
Nella vita come sul grande schermo, quando si presenta una sola grande occasione, bisogna sfruttarla. Sfide robotiche, cuore umano. Real Steel (2011, di Shawn Levy).

di Luca Ferrari

"L’innocenza contagiosa di un bambino trasforma il fallimentare vissuto di un uomo in una nobile strada di riscossa ed eroismo. E lui, Charlie Kenton (Hugh Jackman), come un’araba fenice diventa l'esempio da seguire. Proseguendo verso l’orizzonte, ma con il sostegno dell’amore. Il sogno american-disneyano continua". Real Steel (2011, di Shawn Levy), prodotto da Steven Spielberg e Robert Zemeckis.

Dopo i non troppo apprezzati Le riserve (2000, di Howard Deutch con Gene Hackman e Keanu Reeves) e Hardball (2001, di Brian Robbins con Keanu Reeves e Diane Lane), Real Steel raccoglie l’eredità dei reietti che riscattano la propria vita. Un degno tributo a Rocky IV (1985, di Sylvester Stallone) nel combattimento finale. Se a fianco dello Stallone italiano c'era sempre Adriana e il figliolo, in questa pellicola ci sono il giovane Max (Dakota Goyo) e Bailey (Evangeline Lilly). Rapporti difficili. Un'altra sfida per cui vale la pena lottare.

"Max è un puro. Non si vende a nessuna offerta. Guarda in faccia psicotici punk ed eleganti gorgoni sfidandoli sul loro stesso terreno robotico. È sempre pronto a lottare e non arrendersi mai. Passano gli anni e le mode, ma il sogno è sempre e ancora quello. Un eroe imperfetto con il raro dono di cadere, rialzarsi e lottare. E non importa davvero vincere una cintura (Rocky I docet)".

... leggi la mia recensione integrale di Real Steel su Best Movie.

Il trailer di Real Steel

Real Steel - Charlie Kenton (Hugh Jackman)

Cinderella Man, la forza del latte

Cinderella Man - Jim Braddock (Russel Crowe) e Joe Gould (Paul Giamatti)
Cinderella man (2005, di Ron Howard) - Joe Gould (Paul Giamatti) a Jim Braddock (Russell Crowe), nell'incontro per il titolo dei pesi massimi contro Max Bear (Craig Bierko): Lo devi battere con la forza che hai dentro!

Cineluk - una frase cinematografica al giorno

Troppo perfezionista nello scrivere per sentirmi solo un giornalista. Troppo allergico alla spocchia di chi si crede o spaccia un artista, per rinunciare a fare informazione. Come capisco il buon vecchio Balto, né lupo né cane, “...sa solo quello che non è”, come soleva dire l'amico oca Boris. Ma è da questo pensiero che sono partito per iniziare la nuova era. Ogni giorno una frase. Una frase per ogni giorno. Da un film. Per come mi sento. Cosa ricordo. Cosa voglio trasmettere. L'ispirazione guida per ogni giornata. Ma anche no. Restate connessi. Citando l’eterno Ledger/Joker di The Dark Knight, “…aspetta, e vedrai!”.

giovedì 17 novembre 2011

One Day (2011), Cenerentola a Londra

One Day - Emma (Anne Hathaway)
Due classi a confronto. One Day (2011, di  Lone Scherfig). C’è chi cresce e matura senza abbandonare i propri sogni, e chi si dimena in percorsi viziati.

di Luca Ferrari

Nell’incomprensione di due vite ravvicinate, c’è un amore che chiede spazio. Imprigionato nell’aere stantio del retrobottega di uno dei tanti ristoranti etnici che affollano la grande città. Un amore che vuole la strada tutta per sé. Da scrivere nel continuo presente. In una Londra che divide senza abusate ideologie passeggere, Emma (Anne Hathaway) e Dexter (Jim Sturgess) cercano la propria pace. È il mondo fatalmente malinconico di One Day (2011, di  Lone Scherfig).

Il conseguimento della laurea avvicina due ragazzi. È il 15 luglio. Un giorno che rimarrà particolare nelle loro vite. Una mancata occasione di una notte di passione li renderà amici per sempre. Per lo meno nella testa di Dexter, belloccio capriccioso e lanciato in programmi televisivi di successo ma di scarso valore culturale (un Top of the Pops trash, per intenderci), tra droga, lussi e vallette tutto sesso.
 
Emma è diversa. Il cielo che sfreccia sopra di lei raramente mostra il sole. Tra un lavoro di ripiego e ambizioni di diventare una scrittrice nella bolgia della City londinese, è dolorosamente innamorata dell’amico. I due giovani continueranno a ritrovarsi in quella data dopo alterne fortune reciproche, crolli e storie sentimentali fallimentari, fino a un’inevitabile conclusione da happy end. Almeno così sembra.

Perché il fato alle volte sa mietere tristezza anche quando tutto sembra dover volgere al giusto. La telecamera si sofferma bene sugli interni. I muri scrostati della piccola abitazione di Emma stridono nel confronto con il bancone gigante pieno di alcolici della villa di Dexter. 

È amabile e tenero invece il tentativo di Alison (Patricia Clarkson), madre morente che non si rassegna all’idea di vedere il proprio figliolo buttarsi via in penosi spettacolini. È spietato, severo ma mai definitivamente separatista, il giudizio di Steven (Ken Scott), padre del Dexter perduto. 

Emma è una Cenerentola a Londra. Un po’ (troppo) Andy Sachs, stagista aspirante seria giornalista, stritolata dalle richieste impossibili della guru della moda Miranda Priestly (Meryl Streep) e la sua segretaria Emily (Emily Blunt), nell’indimenticabile Il diavolo veste Prada (2006). È  (ancora) un po’ Emma Allan, insicura sposina promessa di Bride Wars (2009), dove ingaggia un duello senza esclusione di colpi con l’amica/nemica del cuore Liv (Kate Hudson).

Lei è Anne Hathaway, abusata nel ruolo di brava ragazza anche dalla danese Lone Scherfig per il film One Day (2011), la cui regia non regala nulla di nuovo su quanto già non si sapesse della brava attrice newyorkese. E allora applausi anticipati a Christoperh Nolan, che le ha tolto l’aurea candida da burtoniana regina bianca e ha avuto il fegato di “ricoprirla” di lattice aderente per il ruolo di Catwoman nel The Dark Knight Rises, in arrivo nel 2012.

Oltre le luci artificiali e una cucina di periferia da ridipingere, One Day è un giorno speciale dove la campagna anglosassone, riscaldata da una luce impressionista, trova ancora la forza di amalgamare l’amarezza delle lacrime in un docile abbraccio di redenzione. Emma e Dexter. La loro zattera di fine orizzonte sventola la bandiera dei sentimenti incondizionati come unico baluardo contro gli errori della vita apparentemente senza ritorno. Forse un po’ troppo per affogare il tutto con una amichevole sbronza di ovomaltina.


Il trailer di One Day

One Day - Emma (Anne Hathaway) e Dexter (Jim Sturgess)
One Day - Emma (Anne Hathaway) e Dexter (Jim Sturgess)

Adoro i trailer…alle volte più dei film stessi

Una nuova avventura cinematografica mi attendeva mercoledì 16 novembre. Ero pronto. Poca gente come piace a me. One day (2011, di Lone Scherfig) con Anne Hathaway mi attendeva di lì a poco. 

Poi arriva lui. Guy Ritchie con Sherlock Holmes: A Game of Shadows (con l'affiatatissima coppia Robert Downey Jr. & Jude Law),  nelle sale italiane da venerdì 16 dicembre. Azione e ironia. Mi sale la voglia. È la prima volta che vedo il trailer di questo film al cinema. Il successivo Breaking down (che andrò a vedere la prossima settimana) è un ulteriore stimolo. 

Alle volte il momento dei trailer al buio lo preferisco quasi alla visione del film stesso. Si fa per dire, ma ne sono davvero innamorato. È un’arte sopraffina. Poco più di un minuto per condensare al meglio una storia. Passerei ore davanti al Grande Schermo a vedere i trailer. Alcuni sono favolosi e capaci di nascondere le lacune dei film. ù

Il caso più eclatante? Elizabeth: The Golden Age (2007, di Shekhar Kapur). Trailer perfetto. Film scadente e imitazione del primo capitolo della regina inglese (Elizabeth, 1998); l’audio del trailer l’avevo perfino registrato in una audio cassetta con cui andavo a correre. Tra i migliori? The Dark Knight (2008), Parnassus (2009), RED (2011). Poi ci sono quelli che celano il colpo di scena, come l’ultimo capitolo dell’Era Glaciale, L’alba dei Dinosauri (2009) dove il neo-personaggio, il furetto Buck, non era presente. Il 16 dicembre esce il secondo capitolo della saga di Sherlock Holmes. Il trailer mi strega. E mentre inizia la tormentata love story della bella Emma, mi scopro voler essere in mezzo all’avventura, e quell’urlo di Holmes “Questa è la mia luna di mieleeee”, appeso fuori dal treno con Sherlock è già da leggenda. Attendo…

lunedì 14 novembre 2011

Da dove nasce il Grande Cinema

“Ai miei studenti insegno a custodire i ricordi: non c’è storia migliore di quella che vivono” Stewart Stern, sceneggiatore di Gioventù bruciata (1955).

domenica 13 novembre 2011

Boldi-De Sica-Pieraccioni, la pensione vi aspetta

(da sx) Christian De Sica, Massimo Boldi e Leonardo Pieraccioni
Ma quando finirà l'epopea dei cinepanettoni? Opere anacronistiche i cui principiali interpreti (De Sica, Boldi e ormai anche Pieraccioni) continuano a propinarci.

di Luca Ferrari

I dolci di Halloween sono belli che andati. Pandoro e panettoni guadagnano sempre più spazio negli scaffali di supermercati e pasticcerie. Con l’approssimarsi del 25 dicembre, prima ancora di sentire parlare di Babbo Natale o presepe che sia, l'insopportabile parola cinepanettone imperversa su giornali e televisioni, enfatizzata a non finire con quell'alone di  divertimento assicurato.

Una tortura. Un filone nostalgico (evidentemente per molti) di quella misera superficialità anni ’80, riproposta per l’ennesima volta dai suoi due più fulgidi alfieri, ahinoi pure divisi e quindi con due film, Massimo Boldi e Christian De Sica. Il 21 ottobre scorso è uscito Matrimonio a Parigi (2011, di Claudio Risi) con protagonista l’attore lombardo, mentre uscirà il 16 dicembre Vacanze di natale – Cortina (2011, di Neri Parenti), con protagonista il comico romano. 

È possibile che ogni anno questo genere di film raccolga spettatori su spettatori? Viene spacciata per comicità. Per momenti di leggerezza. Sarebbe ora che si chiamassero le cose per quello che sono: specchio esasperato e gratuitamente involgarito della più becera italianità.

Non è da meno ormai il collega Leonardo Pieraccioni, che dopo i fasti de I laureati (1995) e Il ciclone (1996), non è più stato capace di proporre qualcosa di diverso dal formula “sfigato che alla fine sta con la bella + bellona del momento + spalla toscana”. E per il terzo anno, cavalcando la linea del facile incasso del film pre-25 dicembre, dopo i deludenti Una moglie bellissima (2007) e Io & Marilyn (2009), entrambi usciti nei rispettivi periodi natalizi, tocca a Finalmente la felicità, in uscita il 16 dicembre. 

Ho una sola speranza. Che il nuovo capitolo di Sherlock Holmes con la coppia Robert Downey Jr & Jude Law diretti ancora da Guy Ritchie, Le Idi di Marzo con il suo cast da brividi (Ryan Gosling, George Clooney, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti), spalleggiati dalla nuova pellicola di Clint Eastwood, J. Edgard, con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts e Judi Dench, spazzino via una volta per tutte questo tipo di commedia italiana che non ha nulla di attuale, ma è solo emanazione di stantii afflati ammuffiti.

sabato 12 novembre 2011

Tanta voglia di Grande Schermo

sala cinematografica
Un novembre magro fino ad ora dal punto di vista cinematografico. Prima il lavoro, poi lo sciopero (giusto il giorno che avevo appuntamento in sala) e infine ci s’è messa anche la salute, e in questo undicesimo mese dell’anno, a parte le grandiose avventure spielberghiane di Tintin, non ho visto altro sul Grande Schermo.

Per amore delle atmosfere goticheggianti non mancherò di essere presente a The Twilight saga Breaking Dawn (1° parte), presumo da lunedì 21 novembre in poi, dopo che la massa si sarà quietata. Sarei incuriosito da Immortals 3D più che altro per avere la possibilità di scrivere qualcosa sul tema uomo & religione, anche se la formula eroe belloccio (Henry Cavalli) + bellezza di turno (Freida Pinto) + miriade di effetti 3D che dalle mie parti non valgono nulla nonostante un generoso supplemento di biglietto, mi lasciano molto perplesso e annoiato.

Credo alla fine, in ordine temporale, la mia prima scelta cadrà su One day, film che vede protagonista Anne Hathaway. E per quanto non sia per niente un amante dei cantati Disney (sono del partito Pixar & DreamWorks), il Re Leone credo abbia molto più da offrire dei soliti luoghi comuni italiani offerti da tragiche settimane pre-nuziali o zuccherose lezioni di cioccolato.

lunedì 7 novembre 2011

Niente improvvisazioni d'amore

Era tutto pronto. Finivo di lavorare alle 16.30. Velocissima tappa al supermercato a prendere il latte, fondamentale per il cappuccino di domani, dopodomani, etc. e via sull’autobus. Ad attendermi ci dovevano essere Tom Hanks e Julia Roberts, per la proiezione alle 17.40 di Larry Crowne - L'amore all'improvviso (2011), con il due volte attore premio Oscar qui nelle vesti anche di regista e produttore, e tornato a recitare insieme alla Roberts dopo il riuscitissimo, La guerra di Charlie Wilson (2007, di Mike Nichols) ma grazie all’ennesimo sciopero dei mezzi pubblici e di cui Trenitalia si guarda bene di scrivere alcunché (complimenti!) salta tutto.