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sabato 22 giugno 2019

Pets 2 - Vita da animali

Pets 2, vita da animali - il piccolo Liam gioca con Max e Duke
Il mondo va affrontato, sempre e comunque. Ancora più se diciamo di amare qualcuno, lasciandogli lo spazio per avere paura e reagire. Pets 2 - Vita da animali (2019, di Chris Renaud).

di Luca Ferrari

La vita è fatta di continui cambiamenti e solo la creatura capace di trarre il meglio dalle nuove situazioni sarà in grado di vivere in modo più sereno. Per Max i tempi in cui era l'unico coccolo di Katie sono belli che finiti. Prima l'arrivo del compare canino Duke, e ora ci si mette anche il naturale corso dell'amore. Per i cani come per gli esseri umani, bisogna iniziare a crescere ma non per questo rinunciare a commuoversi mostrando le proprie fiere lacrime di gioia. Decimo film prodotto dalla Illumination Entertainment, è sbarcato sul grande schermo Pets 2 - Vita da animali (2019, di Chris Renaud).

C'è un nuovo "ospite" in casa Kemper. Prima il fidanzato Chuck, poi (soprattutto) il piccolo Liam. Per i due cani è una rivoluzione, specie per Max, sempre ansioso e mal ricettivo verso le tante novità della vita. I mesi passano e dall'iniziale diffidenza, ecco l'inevitabile fortissimo legame che si viene a creare tra il piccolo di casa e i due simpatici quadrupedi. Max diventa una sorta di genitore bis, iper-protettivo nei confronti del piccolino. E che succederebbe se mai dovesse andare in quelle cose chiamati nido-asili? Meglio non pensarci. Insieme ai suoi amici, il cagnetto non lo perde mai d'occhio. Poi un giorno, tutti dallo zio per una gita in campagna.

Prima della partenza, Max affida alla candida Gidget, da sempre innamorata di lui, il suo più prezioso giocattolo (una sorta di ape di pezza), che ovviamente perde subito, e finendo nella casa di un'anziana che più gattara non si può. Il coniglio Nervosetto dal canto suo, certo di essere un supereroe, accetta l'invito della new entry Daisy, una pepata Shih Tzu, decisa a liberare un cucciolo di tigre bianca, malmenato senza pietà dal crudele Sergei. Liberarlo però non sarà facile vista la presenza di quattro spietati lupi e un odioso piccolo babbuino.

Lasciata la vita dei grattacieli di New York City intanto, la combriccola umano-canina inizia a godersi la vita rurale. Duke è scatenato, Max è impaurito. Fanno così la conoscenza di Galletto (pessima traduzione in italiano di Rooster, che vuol dire gallo), il fiero e coraggioso cane guardiano della fattoria. Più che un incontro, per Max è uno scontro. Lui è il classico "animale" timoroso che vede in ogni cosa una possibile minaccia. Ma perché tutte queste remore? Non è un caso che Ketie lo porta da un medico, avendo notato un nervosismo sempre più acuto.

Le strade dei cagnolini si rincrociano per un fine comune al grido, anzi latrato del "l'unione fa la forza". Gli indifesi vanno protetti, ma soprattutto va loro insegnato loro a reagire potendo contare sulle persone che ti amano. Non importa quanto difficile potrà essere la sfida, qualcuno direbbe che si può anche fingere di non avere paura.

L'animazione cinematografica ha ormai assunto una funzione più educativa che altro. Alla stregua dello scialbo Hotel Transylvania 3 così come di altri colleghi, Pets 2 - Vita da animali (2019, di Chris Renaud) è il classico filmetto per famiglie dove tutti hanno da imparare qualcosa. Qualche risatina e tanto relax nel tepore "tonificante" di una sala al riparo dall'afosa estate che stiamo vivendo. Pets 2 - Vita da animali (2019, di Chris Renaud) fa il suo compito, avvicina quei mondi lontani azzerando le isterie ed esaltando la comprensione dei propri limiti favorendo l'arduo lavoro dell'affrontarli. Questa è ancora un età in cui tutto è possibile e i grandi problemi arriveranno dopo. Intanto però, germogliare fa bene e col dialogo e la forza di volontà tutto è possibile.

Il trailer di Pets 2 - Vita da animali

Pets 2, vita da animali - Nervosetto, Daisy e Pops
Pets 2, vita da animali - Galletto insieme a Max e Duke

martedì 4 giugno 2019

And the Oscar goes to... Lina Wertmüller

Lina Wertmuller appena arrivata alla Mostra del Cinema di Venezia © Federico Roiter
Alla 92° edizione dei Premi Oscar la cineasta italiana Lina Wertmuller riceverà l'Oscar alla carriera insieme agli attori Geena Davis, Wes Studi e il regista americano David Lynch.

di Luca Ferrari

Un premio Oscar a un artista italiano è già di per sé una notizia da prima pagina. Un premio Oscar però a una donna e per di più regista, è ancor più sorprendente. Non dovrebbe essere così ma la settima arte è ancora molto a conduzione maschile, ne è tragico emblema proprio l'assegnazione della statuetta degli Academy per la miglior regia, film e/o sceneggiatura, che raramente ha visto il gentil sesso guadagnarsi la luce delle stelle. Il prossimo anno però, almeno una Signora, avrà il giusto riconoscimento. Nel 20201 infatti, verrà consegnato a Lina Wertmuller l'Oscar alla carriera.

Insieme a lei, a ricevere l'Oscar Onorario (come oggi viene chiamato) ci saranno Geena Davis (Tootsie, Beetlejuice, Thelma & Louise), Wes Studi  (Balla coi lupiThe Doors, L'ultimo dei Mohicani) e il regista David Lynch, l'eccentrico artista prestato alla settima arte, tornato l'anno scorso alla ribalta con la terza (e discutibile) terza stagione della serie Twin Peaks, cult anni Novanta. Che sia l'occasione per lanciare una nuova stagione, rimasta in sospeso dopo quell'agghiacciante urlo di una ritrovata, non-si-sa-come, Laura Palmer?

Buona la quarta invece, potremmo dire per Lina Wertmuller. Dopo i mancati premi Oscar (Miglio film straniero, regista e sceneggiatura) per Pasqualino Settebellezze (1977) con protagonista Giancarlo Giannini, anch'egli candidato in quell'edizione come Miglior attore protagonista, questa volta per la regista romana Lina Wertmuller sarà gloria senza attese. L'Academy lo ha già stabilito e quando domenica 23 febbraio al Kodak Theatre di Los Angeles verrà chiamata per ricevere l'Oscar alla carriere, sarà un momento importante per tutte le donne e il cinema italiano.

Della sua lunga cinematografia iniziata nel 1963 con I basilichi e al momento terminata con Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004), alcuni titoli hanno lasciato un segno nel mondo della settima arte a cominciare da il cult Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) con la coppia Mariangela Melato-Giancarlo Giannini. Altro cult, Io speriamo che me la cavo (1994), con un inedito Paolo Villaggio. Saremo tutti lì con lei, agli Oscar, il prossimo anno a omaggiare una Donna che fece di una passione una grande professione. Un esempio per tutte le giovani cineaste che potranno (ri)scoprire nella prossima notte degli Oscar.

Lina Wertmuller appena arrivata alla Mostra del Cinema di Venezia © Federico Roiter

sabato 1 giugno 2019

Il maledetto United (2009)

Il maledetto United - l'allenatore Brian Clough (Michael Sheen)
Ascesa, discesa e nuova imperitura ascesa del più grande allenatore d'Inghilterra, Brian Clough. Un personaggio sopra le righe cine-narrato ne Il maledetto United (2009, di Tom Hooper).

di Luca Ferrari

Dai bassifondi della seconda Divisione alla promozione nella massima serie fino alla conquista del trono (calcistico) d'Inghilterra. La favola sarebbe già perfetta se non fosse che l'allenatore Brian Clough, passò inaspettatamente a guidare l'allora squadra più forte, il Leeds United, da lui sempre molto criticata per il comportamento sul campo, e prendendo il testimone dall'ancor più inviso, Don Revie. Ascesa, discesa nelle sabbie mobili del successo e ripresa immortale per un allenatore che cambiò per sempre il calcio anglosassone. Il maledetto United (2009, di Tom Hooper).

Brian Clough (Michael Sheen) è un rampante allenatore del Derby County, squadra modesta che milita nella serie B inglese. Al suo fianco c'è sempre il fedele assistente Peter Thomas Taylor (Timothy Spall), uomo capace. Brian pensa in grande e sogna la grandezza. Vuole la gloria, pretende la gloria ma competere con squadre del calibro di Leeds United, Liverpool e Manchester United, non sembra neanche un pensiero di fantasia. Arrivato nell'allora First Division (oggi Premier League), Clough viene snobbato dal borioso Don Revie (Colm Meaney) che insieme ai suoi ragazzacci del Leeds, strapazzano la povera matricola.

Clough non ci sta. Vuole di più. Pretende di più. Fatti gli acquisti giusti, intuiti dallo stesso Taylor, il coach riesce a far aprire il portafogli al Presidente americano Sam Longson (Jim Broadbent). Il resto è storia del calcio inglese ma non è finita. Brian Clough è all'apice della fama e quando è proprio il Leeds a chiamarlo, sente che è arrivato il momento della sua rivincita. Una scelta questa molto pericolosa, che lo vedrà abbandonare il fedele e leale Peter nel nome dei riflettori più accecanti. Clough però non si farà abbattere e quando deciderà di tornare a fare il suo calcio, con i suoi uomini, ecco che una squadretta come il Nottingham Forest compirà delle imprese fino a un attimo prima, anche solo impensabili.

Si può amare, odiare o essere indifferenti al pallone ma Il maledetto United (2009, di Tom Hooper) è un film davvero ben fatto, incentrato su di una disciplina con poco appeal cinematografico a parte qualche rarissima eccezione, tra cui la brillante commedia giovanile anglo-hindi Bend it Like Beckham - Sognando Beckham (2002, di Gurinder Chadha con una giovanissima Keira Knightley). Salvo spezzoni di calcio autentico, dello sport filmato e girato c'è ben poco. La pellicola si concentra sull'uomo Clough, le sue ossessioni e ambizioni. Un uomo però capace di comprendere i proprio errori, tornare sui propri passi e non retrocedere mai nelle sue intenzioni.

Più volte interprete dell'ex-Primo Ministro Tony Blair, incluso nell'immortale The Queen - La Regina (2006, di Stephen Frears), Michael Sheen centra il ruolo (fin qui) della carriera, ancor più del giornalista australiano David Frost che mandò al tappeto il Presidente Richard Nixon (Frank Langella) nel grandioso Frost/Nixon - Il duello (2008, di Ron Howard). E' arrogante, sicuro di sé e convinto di avere ragione. Tutte qualità che coach Clough aveva per davvero (così ho letto, ndr). Ne capisce di calcio, è indubbio. Riesce a trasmettere passione per uno sport, ancora oggi falcidiato da tifoserie volgari e razziste verso cui però l'Inghilterra (per lo meno in casa), a differenza dell'Italia, è riuscita a far cambiare registro.

Dopo Il maledetto United, il regista londinese Tom Hooper classe '72 non si è più fermato, in principio conquistando quattro premi Oscar con Il discorso del re (2010): Miglior film, regia, sceneggiatura originale e attore protagonista (Colin Firth). Passano tre anni, ed ecco un'altra sua creatura a lasciare il segno: il musical Les Miserables (2013) dove, oltre alle superbe prove di Hugh Jackman (Valjean), Amanda Seyfried (Cosette) e Russell Crowe (Javert), Anne Hathaway  (Cosette) si aggiudica il premio Oscar come Miglior attrice non protagonista, quest'ultimo vinto anche da Alicia Vikander in The Danish Girl (2015), film sempre da lui diretto e presentato in anteprima mondiale alla 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Avversari sul rettangolo di gioco ne Il maledetto United, e qualche anno dopo sull'ancor più impervio "prato" della politica alla ricerca di un epocale accordo di pace nell'Irlanda del Nord ancora provata dalla guerra civile. A interpretare infatti nel film Il Viaggio (The Journey), 2016 di Nick Hamm il leader del Partito Democratico Unionista, Ian Paisley e il repubblicano Martin McGuinness, proprio loro, Timothy Spall e Colm Meaney. Truce e rigido il primo, più progressista il secondo. L'esatto contrario dei loro ruoli nel lungometraggio calcistico.

Cosa c'è di meglio di gustarsi un film sul calcio inglese il giorno della finale di Champions League che vedrà scendere in campo due squadre di Sua Maestà, Liverpool e Tottenham, entrambe strepitose nel ribaltare un verdetto già scritto dopo le semifinali di andata rispettivamente contro il Barcellona stellare di Messi e il rampante Ajax, killer di Real Madrid e Juventus? Cinematograficamente parlando, nulla. Sarebbe stato davvero interessante conoscere il pronostico di Brian Clough (1935-2004) e Peter Thomas Taylor (1928-1990) ma una cosa è certa. Entrambi sarebbero stati molto fieri del traguardo raggiunto, anche per il calcio e il comportamento che le due finaliste sanno esprimere sul campo.

Il finale de Il maledetto United

Il maledetto United - Peter Thomas Taylor (Timothy Spall) e Brian Clough (Michael Sheen)