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venerdì 26 marzo 2021

Cars, oh si, Saetta è pronto!

Cars - Saetta McQueen in un "Jodarnesco" volo durante una gara

Da sbruffone a cuore ruggente. Saetta McQueen è pronto per diventare una vera auto da corsa. Capolavoro della Pixar Animations Studios, Cars (2006, di John Lasseter).

di Luca Ferrari

Oooh si, Saetta è pronto! Inizia così la gara finale per l'assegnazione della Piston Cup. In testa a pari punti l'affermato campione The King, l'eterno secondo Chick Hicks e il novellino rampante Saetta McQueen. La gara è combattutissima e complice un colpo di scena, servirà uno spareggio all'ultima goccia di benzina riservate alle sole tre vetture. Sulla via della gloria però, il destino ha in serbo una grande lezione di vita. Una dii quelle che ti cambiano l'esistenza. Ma ora basta parlare, è tempo di sgommare insieme ai protagonisti di Cars (2006, di John Lasseter), introdotti da "Real Gone" di Sheryl Crow.

L'inizio di Cars - Motori ruggenti

Complice anche il lockdown, in tempi recenti ho avuto modo di rivedere (e rivedere e rivedere ancora, ndr) Cars - Motori ruggenti. Se già anni addietro lo avevo molto apprezzato, a furia di visioni in dvd ne ho potuto ancor di più cogliere la potenza narrativa, e questo grazie a un validissimio co-spettatore. Non è solo Saetta McQueen a catalizzare l'attenzione, ma è il suo rapporto coi personaggi a svilupparsi: dagli scontri con Doc (Paul Newman), all'adorabile Sally, fino ai gommisti Luigi e Guido, quest'ultimo doppiato nella versione italiana dal pilota Alex Zanardi. Molto azzeccato, il confronto scontro tra il pulmino hippy Filmore e la camionetta militare, sempre a battibeccare. 

Il mito della provincia americana custode dei veri valori rispetto alla città e le luci della ribalta, è presente in modo sinceramente genuino. Così, quando Saetta è tornato in pista, della vittoria non sa più che farsene. I suoi pensieri vanno tutti ai suoi nuovi amici e a quel paesaggio incontaminato verso il quale l'ex-avvocato di grido Sally, ha dedicato la sua nuova vita. Gli amici veri però, non ti lasciano mai in difficoltà, figuriamoci se il tuo migliore amico è uno scatenato carro attrezzi senza cofano che di nome fa Cricchetto. Mai avvezzo a dividere la ribalta con terzi, sarà il suo nuovo team a far svoltare la carriera di Saetta McQueen, a cominciare proprio da quello scontroso Doc Hudson, pronto ad affrontare i propri demoni.  

Scene cult a non finire. fino al cameo del sette volte campione del mondo, Michael Schumacker, che si presenta al negozio di Luigi e Guido, al tributo a un altro campionissimo sportivo, quel Michael Jordan omaggiato con la lingua di fuori da Saetta mentre vola letteralmente per evitare un ingorgo sulla pista. E poi c'è lei, la mitica Route 66, simbolo eterno di una concezione differente dalla frenesia moderna. Una strada, come spiega la dolce Sally a Saetta, dove la gente era cordiale e ciò che contava non era la meta, ma il viaggio. Cars - motori ruggenti è uno di quei film che migliora di anno in anno. Un caposaldo dell'animazione del terzo millennio capace di far nascere nuove emozioni dopo ogni visione. 

Ai tempi di Cars - motori ruggenti, l'indipendente Pixar (Ratatouille, Up, Alla ricerca di Dorysapeva scrivere lezioni di umanità senza sbatterle in faccia in modo spudorato com'è solita fare la Disney, ma utilizzando l'indiscussa sensibilità dei propri sceneggiatori. Il finale di questo lungometraggio è pura meraviglia. La dimostrazione che talvolta i veri vincitori non sono quelli che tagliano il traguardo per primi, ma coloro i quali sanno mettere i valori davanti a qualsiasi altra cosa, successo incuso. E Saetta McQueen farà proprio questo,  dimostrando al suo caposquadra Doc (e al mondo intero) quanto sia cambiato per davvero grazie a tutta la genuina combriccola di Radiator Springs, e diventando così un vero campione. Un campione elegante come una berlina e scattante come un gokart, s'intende. Ciaciao!

Il commovente finale di Cars

Cars - Doc "Honet" Hudson e Saetta McQueen
Cars - Saetta McQueen e Sally a zonzo tutt'intorno Radiator Springs 

lunedì 8 marzo 2021

Storie di donne violentate dalla guerra

Nella terra del sangue e del miele - la giovane Ajla (Zana Marjanovic)
Viaggio nella violenza disumana degli stupri di guerra. Oggi, 8 marzo festa delle donne, ho guardato con disperazione Nella terra del sangue e del miele (2011, di Angelina Jolie).

di Luca Ferrari

"Tu fotti?". È questa l'atroce domanda che un soldato serbo rivolge a una donna musulmana appena arrivata nel campo di prigionia, dove aver visto uccidere tutti i maschi del proprio condominio a Sarajevo. Passano pochi secondi e la donna viene violentata nel gelo davanti a tutte le altre prigioniere e il resto della milizia. Per la prima volta dietro la telecamera in un lungometraggio, Angelina Jolie non usa mezze misure e ci scaraventa subito nell'incubo degli stupri della Guerra dell'ex-Jugoslavia Nella terra del sangue e del miele (In the Land of Blood and Honey, 2011).

Ajla Ekmecic (Zana Marjanovic) è una giovane donna bosgnacca (musulmana di Bosnia), col sogno di diventare una pittrice. Un suo dipinto raffigurante la sorella Lejla (Vanessa Glodjo) è esposto nella galleria municipale di Sarajevo. Saltuariamente si prende cura del suo piccolo nipotino, non stasera. Ha un appuntamento con un giovane ufficiale di polizia, Danijel Vukojevic (Goran Kostic). Si incontrano in un locale. Ballano. Si guardano intensamente negli occhi. Lei è di origine musulmana, lui serbo. Sono entrambi bosniaci. Sono entrambi jugoslavi. In un attimo tutto questo viene spazzato via. Una bomba distrugge il locale. Loro sopravvivono, la loro terra (Nazione) no.

Nella sporca e ignorata guerra dei Balcani le milizie serbe (in particolare) non si limitarono a uccidere e a cercare di sterminare i bosgnacchi (dicasi genocidio), ma praticarono in modo sistematico lo stupro come forma di annientamento. Nel macello quotidiano in uno dei tanti campi detentivi ci finisce anche Ajla, scoprendo che a dirigerlo, è proprio Danjiel Vukojevic. Il suo Daniel. Quell'uomo così gentile e appassionato con lei, adesso d'improvviso è diventato il suo carnefice, o almeno così sembra. Daniel non ha dimenticato i suoi sentimenti e fa l'impossibile per salvarla dalla violenza cui sono soggette in modo brutale le sue compagne di (spietata) sventura.

Il giovane Vukojevic è un uomo conteso tra la lealtà verso l'amata Serbia di cui l'ingombrante padre è il generale Nebojsa Vukojevic (Rade Šerbedžija, il russo Boris Lametta di The Snatch), e l'amore per una donna la cui stessa esistenza è l'antitesi del proprio credo. Anche dopo essere stato trasferito al fronte, trova il modo per riavvicinarsi a lei, sfruttando le sue doti pittoriche. Le chiacchiere però girano anche in mezzo ai cadaveri, e quando la notizia giunge alle orecchie di Vukojevic senior, la reazione sarà oltre modo vendicativa. Dovere e sentimenti si scontreranno, e l'esito non sarà diverso da ciò che è accaduto in questa terra così martoriata. 

Dieci anni e non sentirli. Dieci anni fa usciva sul grande schermo Nella terra del sangue e del miele, primo lungometraggio diretto dalla Premio Oscar, Angelina Jolie, e "misteriosamente" mai arrivato sui cinema italiani per mancanza di distributori. Oggi 8 marzo 2021 si celebra la Festa delle Donne ma c'è davvero poco di che essere felici. Avrei voluto scrivere qualcosa di più allegro. Avrei voluto imprimere sulle pagine di cineluk - il cinema come non lo avete mai letto una storia di intraprendenza femminile, come Miss Potter (2006, di Chris Noonan con Renèe Zellweger), invece ho scelto il dolore. Quello più efferato. Il dolore ancora troppo poco riconosciuto. Il dolore che si vuole nascondere per far finta che non ci sia un problema.

Si soffre, e molto, Nella terra del sangue e del miele (2011, di Angelina Jolie). Pochi preamboli. Angelina Jolie (Tomb Raider, The Tourist, Maleficent) ci scaraventa nell'inferno della violenza più laida e vigliacca. Mostra la guerra dei Balcani per quello che è stata: una mattanza cieca e indistinta. Nello sguardo e le azioni del personaggio interpretato da Goran Kostic, l'indimenticabile guardia del corpo psicopatica della Volpe nell'intenso The Hunting Party (2007, di Richard Shepard), film presentato a Venezia e incentrato (anche) sulla ricerca dei criminali della guerra balcanica, c'è l'ansia e l'angoscia per qualcosa di orribile che possa succedere ad Ajla. "Perché non sei nata serba", dice Danjiel, a metà tra l'amore e il dovere "etnico".

Nell'era del covid la violenza domestica non si è fermata. Le donne sono ancora oggi tacciono sulle violenze, impotenti dinnanzi a un Sistema e una Società che fa ancora troppo poco. All'inizio degli anni Novanta il sogno del multiculturalismo slavo fu stuprato dall'orrore dei campi di sterminio, con l'aggravante di abominevoli violenze sulle donne. Ho iniziato a guardare Nella terra del sangue e del miele (2011, di Angelina Jolie), disponibile su Amazon Prime Video, con l'angoscia di chi si stava coscientemente inoltrando in un incubo di cui, temo, continuerò a rivedere le immagini nella mente. Quelle donne invece furono strappate alle loro vite, private dell'amore dei loro mariti e dei loro figli. Quelle donne furono uccise due volte. Condannate, chi sopravvisse, a vivere una vita nel tormento eterno della violenza più agghiacciante.

Il trailer di Nella terra del sangue e del miele 

Nella terra del sangue e del miele - donna vittima di stupro
Nella terra del sangue e del miele - Danjiel Vukojievic (Goran Kostic)
e il Generale Nebojsa Vukojevic (Rade Serbedzija)
Nella terra del sangue e del miele - campi di concentramento