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domenica 23 agosto 2020

Gli Infedeli, la cultura italiana del tradimento

Gli infedeli - Massimiliano Gallo, Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio
Nel 2020 abbiamo ancora bisogno di raccontare i patetici tradimenti macho-italiani? Gli Infedeli (2020, di Stefano Mordini) è di un'altra, mediocre, opinione.

di Luca Ferrari

Maschi spregiudicati e tronfi di testosterone. Intellettuali dell'imbroglio coniugale. Il tradimento? Fa parte della vita, e non c'è nulla di cui vergognarsi, anzi, semmai vantarsi. La donna? Ok, concediamole i diritti ma se alla fine se ne sta a casa magari anche a cucire (volgarmente la calzetta), va anche meglio, e alla fine dovrà essere lei ad adattarsi ai bollori maschili. Remake dell'omonimo francese con strombazzati riferimenti alla commedia di decenni fa, Gli Infedeli (2020, di Stefano Mordini) è un film inutile, ennesimo prodotto di una cultura che ha stancato e i cui esemplari del sesso maschile sono qualcosa di più e meglio di quattro egocentrici e sempre arrapati da qualunque essere femminile respiri.

Un uomo (Riccardo Scamarcio) si vanta di tradire la moglie di fronte agli amici. La moglie dell'altro (Valentina Cervi), prima difende la propria fedeltà coniugale, poi al rientro a casa inizia a stuzzicare il marito (Valerio Mastandrea) convinta che anche lui abbia ceduto almeno una volta all'altro sesso (non suo). Insiste, insiste fino che questi non confessa e quando lo ammette, inizia ad arrabbiarsi. Va in scena così il classico "gioco" dei rancori alla - io non ti ho mai amato - e quando piagnucoloso, l'ometto invoca perdono inginocchiato, che cosa fa lei, gli confessa il medesimo tradimento mettendo così in scena la tipica scenetta macho-italiana più patetica in stile: se ti cornifico io, basta chiedere scusa, se lo fai tu donna, è tutto diverso.

E' questo uno degli episodi di Gli Infedeli (2020, di Stefano Mordini), remake dell'omonimo film francese (2012), diretto quest'ultimo da sette registi diversi. La coppia è un diversivo nell'inevitabile mission impossible di restare a fianco del/la proprio/a consorte o compagno/a che sia. La coppia è solo un impiccio nel desiderio sfrenato di libertà. La coppia è un impegno che bisogna comunque soddisfare, un po' come andare dal dentista, salvo poi ingozzarsi delle peggiori schifezze a qualsiasi ora del giorno. La coppia nella cultura italiana è ancora qualcosa da rispettare e aggirare, ma forse neanche più di tanto in apparenza come si faceva nei decenni addietro. Oggi si è spregiudicati vicini o lontani.

Gli Infedeli (2020, di Stefano Mordini) vorrebbe essere un "simpatico" tributo a una certa commedia italiana degli anni Settanta, ma il risultato è un prodotto noioso (per non dire nauseabondo) fin dalle prima battute. Il peggio, per non dire il ridicolo più assoluto, arriva dopo. Nel siparietto a dir poco squallido dove il maschietto dice che va alla partita alla e al contrario paga per lavoretti di mano, si rasenta il patetico quando va a infilare delle rose nel buco alla "solo tu mi puoi "capire", mancando a quel punto che compaia il direttore del bordello interpretato da Alvaro Vitali. Ma ancor più pateticamente banale, la scenetta che vede un'inferocita moglie presa in giro (Laura Chiatti ), che nell'inseguire il marito porco, sulla strada viene superata da un camion che trasporta, udite udite, cornetti, con la scritta grande in bella vista.

Ma che problema ha l'Italia con la famiglia? Dopo essermi confrontato nei mesi scorsi con Figli (2020, di Giuseppe Bonito con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea) e in ultima A casa tutti bene (2018, di Gabriele Muccino con Favino-Accorsi-Impaciatore, etc.), è ora il turno di Gli Infedeli (2020), disponibile su Netflix. Un concentrato di medioevo culturale che non si comprende come si abbia ancora voglia di raccontare, nonostante le lancette dell'orologio faccia segnare anno 2020. Ma perché sorprendersi di un paese che alla prima occasione se la sghignazza sempre alla grande e di gran gusto con le miserie di Fantozzi?

Gli Infedeli (2020, di Stefano Mordini) non aggiunge nulla a quanto è già stato raccontato. In tempi in cui le donne rivendicano diritti e combattono per una parità che ancora manca nella stragrande maggioranza di apparati e nazioni, l'Italia racconta ancora una volta una storia che sembra strizzare l'occhio ai tempi in cui il delitto d'onore era legge in Italia. Un film che in quelle conversazioni da spacconi smartphonizzati si richiama agli yuppies anni Ottanta. Gli Infedeli (2020, di Stefano Mordini) racconta una storia che poteva fare benissimo a meno di non raccontare, concentrandosi magari su qualcosa di più aggiornato all'epoca che stiamo vivendo, e che chiede qualcosa di più di un superficiale vantarsi di tradire la propria moglie.

Il trailer de Gli infedeli

Gli infedeli - Valerio Mastandrea