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lunedì 31 dicembre 2018

Il ritorno di Mary Poppins

Mary Poppins (Emily Blunt) è tornata!
Mai fermarsi alle apparenze. Credere sempre oltre l'impossibile. Maestra di vita? No, una semplice e decisa tata. E' giunta finalmente l'ora de Il ritorno di Mary Poppins (2018, di Rob Marshall).

di Luca Ferrari

Il mondo adulto e le sue pene. I conti. Il lavoro. Le preoccupazioni. Un tutt'uno in bilico sulle proprie spalle mentre i bambini ti chiedono perché, con sorrisi e vis(ett)i lunghi. Talvolta è davvero troppo. Talvolta c'è davvero bisogno di aiuto. E se in apparenza nessuno è prodigo di tenderti una mano, forse è il caso di osservare meglio il mondo che ci circonda, dando magari anche una sbirciatina nel cielo. Chissà, qualcuno potrebbe essere in vena di una gradita sorpresa. Fuori le carte, lei è tornata e la stavamo aspettando davvero tutti. E' finalmente arrivato il giorno de Il ritorno di Mary Poppins (2018, di Rob Marshall).

Michael Banks (Ben Whishaw) non è più un ragazzino. Rimasto vedovo per la perdita dell'amata moglie, è ora il solo sostegno per i suoi tre figlioli John (Nathanael Saleh), Annabel (Pixie Davies) e il più piccolo Georgie (Joel Dawson). A dargli manforte in questo difficile momento della sua vita, la sorella Jane (Emily Mortimer) e la fedele cameriera Ellen (Julie Walters). Adesso però c'è un'ultreriore grana. La banca stessa presso la quale è impiegato e dove il padre George era un importante funzionario, minaccia di portargli via la casa di famiglia in via dei Ciliegi se non dovesse estinguere l'intero debito contratto con la suddetta entro pochi giorni.

L'unica soluzione sembrano delle vecchie azioni dell'istituto di credito, al momento però introvabili. E' a questo punto che Michael, in preda ai timori e sconforto, prende a calci la sua stessa infanzia e il suo passato da pittore. Così, nel tentativo di trovare ciò che gli consentirebbe di salvare la propria abitazione, inizia a disfarsi di ogni cosa, incluso il vecchio aquilone. A zonzo nel parco, i piccoli Banks iniziano a inseguirlo complice il vento. Buon per loro che in soccorso arrivi il simpatico e gentile lampionaio Jack (Lin-Manuel Miranda). Ma anche quando le sue braccia sembrano subire la potenza eolica, ecco dal cielo apparire lei, Mary Poppins (Emily Blunt), all'altro capo del balocco.

Alla porta dei non-più-piccoli Jane e Michael, si ripresenta dunque lei e come sempre c'è un gran da fare. Si, anche coi bambini. Come parecchio tempo prima, comparve dal nulla e così accade oggi. A capo della banca intanto, non ci sono più direttamente i Dawes ma un nipote arraffone e spietato, Mr Wilkins (Colin Firth). Dietro i suoi modi gentili infatti, si nasconde un piano ben preciso. John, Annabel e Georgie lo capiscono prima del loro papà, ma un'incursione spregiudicata non farà che peggiorare le cose. Cosa potrà fare dunque Mary Poppins? Qualche tuffo nel fantastico sarà anche un'esperienza incredibile per i piccini ma non impedirà ai Banks di ritrovarsi senza un tetto sopra la testa.

Mary Poppins non è una sprovveduta. La sua vera forza non è la presunta magia. Il mondo sarà anche popolato da squali e lupi senza pietà ma non sono certo gli unici abitanti. E' pieno di coraggiosi e semplici persone della porta accanto pronti a incoraggiarti e a mettere a disposizione la propria bicicletta. Si, il mondo è un nido di vipere ma nel cielo è pieno di aquile buone pronte a planare, afferrarle e lanciarle lontane. Si può essere felici anche pulendo lampioni. Si può essere felici anche senza vivere per accumulare denaro sonante. Immaginazione e realtà non sono nemiche. Ognuna può ispirare l'altra. Insieme si può fare molto insieme e Mary Poppins è qui per questo.

Acuta. Osservatrice. Mai preponderante. La Mary Poppins "Bluntiana" è una donna che non ama troppo apparire. Sa di avere una missione ben precisa e non arretra di un millimetro dal suo proposito. Non si fa impressionare dalle difficoltà né dal malessere del "piccolo" George. Come la sua predecessore "JulieAndrewsiana", non è generosa in spiegazioni. Appare quando è il momento. Scompare senza badare ai saluti. Mary Poppins va controcorrente. Se fosse di questo mondo contemporaneo, non avrebbe account sui social. Forse si limiterebbe a concedere ai veri amici la possibilità di filmarla mentre scompare tra le nuvole col proprio ombrellino e nulla di più.

Si è presa un grande (enorme) impegno e responsabilità l'attrice londinese Emily Blunt (Il diavolo veste Prada, Il pescatore di sogni, Into the Woods). Un passo falso e l'avrebbero massacrata, invece no. Scende dal cielo in eleganti tacchi. Anche quando mancano pochi minuti al baratro, mantiene la calma, prima ispirando la reazione e poi dando il giusto supporto. La realtà non è l'unico modo di affrontare il mondo, rinunciare ai colori più fantastici significherebbe fare di un giardino un semplice pezzo di terra. E tutti sappiamo che ci crescono fiori, ci svolazzano insetti, ci cade la pioggia. La meraviglia è alla portata di tutti, basta avere la forza di cercarla e goderne.

Mrs Blunt a parte, l'attesa più grande era tutta per Dick Van Dyke, lo spazzacamino Bert di Mary Poppins (1964, di Robert Stevenson) e il pubblico è stato ripagato con una performance allegra e giustizialista. Inutile negarlo. Fa davvero impressione rivederlo al fianco di Mary Poppins più di cinquant'anni dopo. Altro personaggio interpretato, ma carisma da vendere a dispetto dell'età molto avanzata. La sua figura è autoritaria e umana. La sua figura è un'ulteriore dose di ottimismo nei confronti dei meno forti. Anzi, sfatiamo un mito negativo. Le persone come Wilkins sono solo avide e sleali. Nella vita però, come nel grande schermo, c'è chi crede in un mondo differente e agisce perché questo viva il più possibile.

Attore più che altro teatrale, è stata un'autentica sorpresa il "lampionaio" Lin-Manuel Miranda. Un amico fidato che mai ti tradirebbe. Lui li conosceva già i Banks e per Jane in particolare ha sempre avuto una devota ammirazione. Adesso è più grandicello. Il suo è un lavoro in apparenza umile eppure questo giovane uomo mai si sente tale. Il mondo lo ha inquadrato bene, così come i valori per cui vale la pena vivere e sorridere. Meno incisiva ma con molto da insegnare sulla sua figura, la pluri-premiata Meryl Streep nei panni di Topsy, cugina di Mary Poppins. Poche parole. Poche scene, eppure tanta e semplice saggezza da tramandare nel cuore dei tre bambini.

Infine due parole anche sul regista. Se Emily Blunt aveva la responsabilità di ridare magia ala persona di Mary Poppins, Rob Marshall (Chicago, Memorie di una geisha, Into the Woods) aveva sulle spalle tutta la storia, per altro ben coadiuvato dallo sceneggiatore David Magee (Neverland - Un sogno per la vita, Vita di Pi). Il suo racconto non punta a scioccare. Una storia semplice che dialoga alla grande tra lacrime di commozione, sorrisi e meraviglia. Una fiaba quasi dal sapore antico ma con molti (soprattutto) richiami all'epoca contemporanea.

Il ritorno di Mary Poppins (2018, di Rob Marshall), fuoco alle polveri come avrebbe detto l'Ammiraglio Boom di Sua Maestà. Inutile dirlo, riprendere un personaggio unico come Mary Poppins era ed è una sfida difficile. Nessuna volontà di fare remake, ma semplicemente una nuova storia sempre tratta dai libri di Pamela L. Travers. Confrontare i due film sarebbe futile. Tutto diverso. Mondo, interpreti e persino ambientazione storica. La scintilla che l'opera di Stevenson seppe accendere scalda incontrastata e non smetterà mai di farlo. Il ritorno della tata è una sincera cascata di ottimismo. Un monito contro il carrierismo sfrenato, aprendo le porte all'unione di una famiglia capace di restare forte contro anche le avversità peggiori.

Sono andato al cinema Rossini di Venezia per chiudere il mio 2018 cinematografico con Il ritorno di Mary Poppins (2018, di Rob Marshall). Di questa visione mi porterò sempre dietro le lacrime di un padre che ammette sofferente davanti ai propri figli la sua (estrema) difficoltà nel venire fuori dal baratro. Ricorderò con amore una piccola creatura che mi passava davanti correndo mentre la sua dolce mamma lo inseguiva, e una donna poco distante incinta che regalava alla sua futura figlia un batuffolo di magia Disneyana. Rivedendo nella mia mente le immagini e parole de Il ritorno di Mary Poppins, penserò anche a una città globale come Londra, emblema di un mondo variegato, complesso e talvolta spietato verso il quale bisogna decidere come porsi, osservarlo e viverlo. Non ci sono solo i numeri e la globalizzazione, ci sono anche i sorrisi e gli aquiloni. E se ricominciassimo proprio da qui, facendoli librare nel cielo?

Il trailer de Il ritorno di Mary Poppins


Il ritorno di Mary Poppins - l'arzillo e anziano sig. Dawes jr. (Dick Van Dyke)
tra la tata Mary Poppins (Emily Blunt) e Jack (Lin-Manuel Miranda)
Il ritorno di Mary Poppins - il lampionaio Jack (Lin-Manuel Miranda) guardato con meraviglia da Mary Poppins (Emily Blunt) e i piccoli Georgie (Joel Dawson), Annabel (Pixie Davies) e John (Nathanael Saleh)

sabato 29 dicembre 2018

2018, la dolce magia di Cineluk

Cinecolazione con Mary Poppins © Luca Ferrari
Quale miglior modo di chiudere il 2018 con la dolcezza più cinematografica targata cineluk? Ci rivediamo nel 2019, e che la magia della settima arte sia con voi!

di Luca Ferrari

Ormai lo sapete (anche) grazie ai canali social. L'unica digressione alle recensioni cinematografiche sono le mie adorate cinecolazioni. Un risveglio che non ha paragoni, mescolando il piacere di una ricca colazione con il relax di una lettura sul mondo della settima arte. Ne abbiamo "dolcmente" parlato nel 2017, e ora è tempo di aggiornare questa amabile pratica mattutina a cominciare ovviamente da lei, indiscussa regina della settima arte: Mrs Mary Poppins, tornata sul grande schermo con il volto dei Emily Blunt e la regia di Rob Masrhall.

Così, invece di stare qui a tediarvi con le più banali classifiche del film più bello & simili o divertirmi con le ruffianate di presunti giornalisti che si spacciano per critici, nulla di più gustoso con il meglio delle mie colazioni a tema che nel corso di questi 12 mesi hanno visto alternarsi grandissimi protagonisti della stagione in corso fin dai primissimi mesi dell'anno come il premio Oscar 2018 per il migliore attore protagonista Gary Oldman, la cui mutazione in Winston Churchill nel film L'ora più buia, gli ha consegnato la sua prima meritata statuetta dell'Academy.

Da buon giornalista, come resistere all'ultima opera di Mastro Steven Spielbergh, The Post, con un terzetto da brividi: Tom Hanks, Bob Odenkirk e Meryl Streep? Un mega-cappuccino con soffice contorno di pancake con sciroppo d'acero, era il minimo che potessi fare. Un tipo di colazione questa che ha celebrato anche la performance di Rosamund Pike nel drammatico Hostiles e quel gran mattacchione di Chris Pratt, indomito eroe nell'era giurassica riportata nel terzo millennio, non a caso Il regno distrutto.

Indiscussa protagonista con tanto di Oscar sfiorato come Miglior attrice protagonista, Margot Robbie, che incarnando la parabola della pattinatrice Tonya Harding ha regalato una delle migliori performance del 2018, e di sicuro la migliore della sua carriera. Ricche golosità anche per lei, anche per entrare nella giusta mentalità sportiva di chi deve nutrirsi bene per sostenere lo sforzo dell'attività agonistica. Grassi dolci carnevaleschi invece per mandare giù le (purtroppo) troppe analogie del remake italiano Sono tornato (di Luca Miniero) con la realtà.

A segnare quest'anno cinematografico, due serie televisive. Il ritorno sul piccolo schermo della travolgente Anna dai capelli rossi con Chiamatemi Anna, e la terza discutibile stagione de I segreti di Twin Peaks. Se nella serie canadese la giovane Amybeth McNulty è riuscita a dare stravaganza e istintiva dolcezza a quella ragazzina sgorgata dalla penna di Lucy Maud Montogomery. Esageratamente artistico invece e molto poco cinematografico, il ritorno di David Lynch. Riprendendo la serie cult anni Novanta, ne è venuta fuori una esasperazione del proprio ego a dispetto di una autentica sceneggiatura.

Tra le sorprese di questo 2018, un film che è stato capace regia e sogno senza chissà quali effetti speciali, Hotel Gagarin di Simone Spada. Lui non ha avuto le pastine della neo-Lara Croft, Alicia Vikander, né la torta al grano saraceno dei Vendicatori al gran completo contro Thanos. Solo una semplice brioche ma la dolcezza trasmessa ha raggiunto alti traguardi di godimento. A chiudere le cinecolazioni, due donne. L'erede di Julie Andrews nei panni di Mary Poppins, Emily Blunt, e la scatenata Amy Schumer di Come ti divento bella.

Dei tanti film recensiti ma assenti per caso dalle cinecolazioni, ci tengo a ricordarne 5 in particolare in questo ultimo articolo dell'anno 2018:

Chiudo questo servizio e dunque anche il 2018 con un film di qualche anno fa. Niente articoli cartacei di accompagnamento ma una soffice e deliziosa torta di compleanno insieme alla mia stessa recensione qui pubblicata. Un film (animato) questi, che da quest'anno resterà scolpito nella mia anima più sentimentale. Un film che non trovava proprio posto nel mio mondo. Forse la storia era un po' troppo enfatizzata, non lo so. Quello a ogni modo era il passato. Quest'anno finalmente è sbarcato nel mondo di cineluk - il cinema come non lo avete mai letto, Il piccolo principe (2015, di Mark Osborne).

Come spesso mi accade, cinema a parte ovviamente, ho visto questo film a piccoli pezzi. Condividendo ogni singolo frammento con una dolce creatura al mio fianco. Forse il coinvolgimento è stato tale che alla fine qualcosa di quella vicenda si è davvero materializzato (vedi articolo, ndr). Viviamo in un mondo sempre più in vendita, dove i sogni sono dichiarazioni per raccogliere consenso e la fanciullezza è una merce (rubata) di scambio. Crescere però non significa dover smettere di essere bambini. Ciao, sta per finire il 2018 ma io ho ancora voglia di credere che domani saremo ancora più felici.

Cinecolazione con il futuro Premio Oscar per L'ora più buiaGary Oldman © Luca Ferrari
Cinecolazione con Steven Spielberg e The Post © Luca Ferrari
Cinecolazione con Rosamund Pyke e Hostiles © Luca Ferrari
Cinecolazione con Margot Robbie e Tonya © Luca Ferrari
Cinecolazione con Luca Miniero e Sono tornato © Luca Ferrari
Cinecolazione guardando la serie Chiamatemi Anna con Amybeth McNulty © Luca Ferrari
Cinecolazione con Alicia Vikander in Lara Croft © Luca Ferrari
Cinecolazione con I segreti di Twin Peaks © Luca Ferrari
Cinecolazione con Il piccolo principe © Luca Ferrari
Cinecolazione con Avengers: Infinity War © Luca Ferrari
Cinecolazione con Hotel Gagarin © Luca Ferrari
Cinecolazione con Emily Blunt © Luca Ferrari
Cinecolazione con Chris Pratt © Luca Ferrari
Cinecolazione con Amy Schumer in Come ti divento bella © Luca Ferrari

martedì 25 dicembre 2018

Buon natale dai tetti verdi

Pallina natalizia direttamente dal mondo di Anna dai capelli rossi © Luca Ferrari
Il giorno tanto atteso è arrivato! Dai tetti verdi dipinti sopra una pallina giunta direttamente dal mondo di Anna Shirley e la cine-rassegna qui narrata, vi auguro buon natale.

di Luca Ferrari

Buon natale 2018 a tutti! Nel mio cuore e sul mio albero c'è sempre un po' di Canada e nello specifico, una pallina direttamente arrivata da quella sempre più amata casa dai tetti verdi dove abitano Anna Shirley, Marilla e Matthew Cutberth (di cui quest'anno è uscita anche la 2° stagione della serie televisiva canadese). Mai come quest'anno ho voluto raccontarvi il natale con quelli che per me sono i migliori cinque film natalizi. Storie accomunate dalla magia di queste fiabe contemporanee di come la festa del 25 dicembre dovrebbe essere vissuta. Buona cinevisione natalizia con:
L'albero di natale con un tocco finale di Anne of Green Gables © Luca Ferrari
L'albero di natale con un tocco finale di Anne of Green Gables © Luca Ferrari

sabato 22 dicembre 2018

A Christmas Carol (2009) - Canto di Natale

A Christmas Carol - il vecchio Scrooge (Jim Carrey) guarda affettuoso il piccolo Tim Cratchit (Ryan Ochoa)
L'intramontabile storia (canto) di natale portata sul grande schermo da un Maestro della settima arte, in versione animata. A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis).

di Luca Ferrari

Si può cambiare del tutto e sinceramente la propria esistenza in una sola notte? La maggioranza non sarà d'accordo, qualcun altro si. È quello che accade nella solitudine di un'abitazione a Londra dove vive un uomo avaro e insensibile all'amore. Un uomo cui un vecchio amico ha voluto dargli una seconda chance. Un uomo, che a ben guardare la sua storia, si era rintanato nell'avidità. Adesso però è arrivato il momento di riappropriarsi della vita. Questo è il magico tempo di A Christmas Carol (2007, di Robert Zemeckis).

Londra, 1843. È la vigilia di natale e tutti si apprestano a festeggiare. Nel suo austero ufficio Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) borbotta e si lamenta. Accumula danaro. Alcuni anni or sono, in questo stesso giorno di festa, morì il socio Jacob Marley. Sbattutii fuori senza il minimo rimorso due uomini venuti a raccogliere soldi per i bambini poveri, fa la stessa fine il suo unico nipote, Fred (Colin Firth). Ebenezer è acido e rabbioso. A dispetto della sua umile condizione, il segretario Bob Crachit (Gary Oldman) non vede l'ora di tornare a casa dalla sua famiglia

Bob ha freddo e ha un grosso peso nel cuore. Il suo figlio più giovane, Tim (Ryan Ochoa), è gravemente malato e il magro compenso che l'odioso Scrooge gli passa, non è sufficiente per fargli avere le cure necessarie. Oggi non ha importanza. Questa notte Bob Cratchit vuole solo scaldarsi attorno al fuoco con moglie e figli. Bob Cratchit saluta il suo padrone e travolto da spirito fanciullesco, si lancia a pattinare sulla strada ghiacciata finendo a terra con tanto di risate. Eccoli, sono tutti lì. Insieme. A condividere un'umile oca al forno. Non ha importanza. Sono insieme e si vogliono bene. Questo è lo spirito del natale.

Scrooge intanto se ne torna acido e insofferente nella propria abitazione. Consuma la sua zuppa davanti al fuoco. Messosi a letto, un sinistro rumore da dietro la porta inizia a farsi largo. Un incubo? Un'allucinazione? No, è tutto reale. Ciò che gli si presenta davanti è lo spirito dell'ex-socio Jacob Marley. Il suo volto è terrificante ed è legato a pesanti catene con macigni. E' il peso della ricchezza più avida. E' il peso dell'accumulo di danari in barba ai sentimenti. E' il peso eterno che Jacob Marley dovrà portare con sé. Un destino questo che attenderà l'ancor più spietato Ebenezer Scrroge, a meno che...

Già, a meno che... Marley non è venuto in visita sul pianeta dei vivi a terrorizzare il suo vecchio amico ma a regalargli una speranza. Se è impressionante il peso di Jacob, Ebenezer è già andato ben oltre e gli resta ancora da vivere. Ecco dunque l'offerta. Questa notte sarà visitato da tre spiriti: quello del natale passato, presente e futuro. Se al termine di questa esperienza l'uomo sarà sinceramente cambiato, forse qualcosa muterà. Ma può un uomo così, capace di disprezzare perfino chi canta per le strade gli auguri di natale e sbattere in faccia la porta a chi viene a raccogliere fondo per i più bisognosi, cambiare in una unica notte? Certo è la notte di natale e può accadere di tutto. 

Uno dopo l'altro gli spiriti si presentano al vecchio Ebenezer andando a risvegliare ciò che ormai aveva sommerso col cieco frastuono delle sterline sonanti. Ogni natale rivissuto è uno squarcio nel suo cuore rinsecchito. Ogni viso dimenticato nel nome del soldo è una corsa nel precipizio. Ogni lacrima inghiottita dall'ennesimo aumento di capitale si fa pesante domanda nella testa di quest'uomo, tanto ricco quanto miserabile nell'anima. Gli spiriti non fanno sconti, mostrandogli ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà se la vita dovesse continuare su questi tragici binari.

Scrooge, che fino a poco fa denigrava il natale così come tutti coloro che intendevano festeggiarlo definendolo senza mezzi termini, scempiaggini, adesso vacilla. Forse ha paura, o forse il film della sua vita già vissuta lo spaventa davvero più di cosa lo aspetta nell'aldilà alla strega (e peggio) del socio Marley. Ebenezer Scrooge scopre così quanto dolore ha causato con la sua vita. Ebenezer Scrooge scopre così quanta gente potrebbe stare meglio se la sua vita iniziasse a volgere verso il sole invece che rimanere imbruttita e chiusa nell'oscurità. Al vecchio Ebenezer Scrooge è stata offerta una rara chance. Ciò che succederà l'indomani, la mattina di natale, va vissuto insieme a lui.

Immaginare un natale senza A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis) è pura cine-blasfemia. La favola per eccellenza del 25 dicembre è stata presa da un maestro della settima arte (Ritorno al futuro, Forrest Gump, Allied - Un'ombra nascosta) e portata nel XXI secolo con l'animazione realizzando un cult senza tempo. Con i personaggi adattati ai volti degli attori originali, lo Scrooge-Carreyano è inarrivabile per odiosità. A dir poco strazianti invece, le lacrime di un padre (Cratchit-Oldman) che sa benissimo di non poter curare il proprio figlio e che presto morirà.

Tutti abbiamo un vissuto natalizio che vorremmo riscrivere e non è mai troppo tardi per cambiare qualcosa. A guardare A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis) si viaggia insieme ai tre spiriti pensando al proprio passato, presente e futuro. Ci si guarda dentro. Si soffre e si piange. Si sorride anche, lo speriamo ma ciò che alla fine resta è la speranza che il domani possa davvero essere diverso se invece di chiudere la porta al mondo, si spalanchino le finestre chiedendo a un giovane ragazzino che giorno sia, e da lì in poi scendere in strada facendo della propria vita un nuovo e coinvolgente atto di umano amore.

Guardo A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis) e vorrei già essere alla fine di questa grandiosa storia scritta da Charles Dickens (1812-1870) e raccontata in versione classica, con attori cioè in carne e ossa, nel recente e commovente anch'esso Dickens - L'uomo che inventò il Natale (2007, di Bharat Nalluri con Dan Steven nei panni dello scrittore inglese e il premio Oscar, Christopher Plummer, in quelli di Scrooge). Riguardo A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis) e attraverso i miei demoni nel corso delle visite soprannaturali, lasciando che il mio cuore muoia e si rianimi ogni volta. Ripensando a chi non c'è più, chi c'è ancora e chi ci sarà.

Ho appena finito di rivedere A Christmas Carol (2007, di Robert Zemeckis). Ricordo ancora la prima volta. Era l'ultimo spettacolo dell'ultimo giorno di programmazione. Il natale era già passato. Da allora è passato parecchio tempo e quello che sto vivendo oggi è esattamente ciò che ho sempre sognato. Vivere ogni giorno insieme a persone che amo e da cui sono amato. E' sabato mattina, e mi sto gustando degli ottimi pancake fatti in casa. È capitato altre volte e capiterà ancora. Ma vivere tutto questo a ridosso dal giorno di natale, è quanto di più speciale possa esserci al mondo. Il rendermi conto di questo, è il più bel regalo che possa fare a me stesso.

Il trailer di A Christmas Carol

A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis)
A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis)
A Christmas Carol - dall'oscurità emerge il truce Ebenezer Scrooge (Jim Carrey)
A Christmas Carol - Scrooge (Jim Carrey), Crachit (Gary Oldman) e Fred (Colin Firth
A Christmas Carol - lo spirito di Jacob Marley (Gary Oldman) parla a Scrooge (Jim Carrey),
A Christmas Carol - Scrooge (Jim Carrey) perplesso
A Christmas Carol - una piccola parte delle catene di Jacob Marley (Gary Oldman)
A Christmas Carol - lo spirito del natale passato e Scrooge (Jim Carrey)
A Christmas Carol - Scrooge (Jim Carrey) in compagnia dello spirito del Natale passato
A Christmas Carol - un giovane Ebenezer (Jim Carrey) danza con Belle (Robin Wright)
A Christmas Carol lo spirito del Natale presente
A Christmas Carol - Scrooge (Jim Carrey) in compagnia dello spirito del Natale presente
A Christmas Carol - l'umile famiglia Cratchit riunita la notte di natale
A Christmas Carol - Scrooge (Jim Carrey) osserva la famiglia Cratchit riunita la notte di natale
A Christmas Carol - ilugubre spirito del Natale futiro
A Christmas Carol - Tre uomini d'affari sghignazzano di qualcuno che è scomparso
A Christmas Carol - per Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) è arrivata la fine...
A Christmas Carol - ... Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) si risveglia più gioioso che mai
A Christmas Carol - per Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) è arrivato il momento delle scuse e di rimediare
A Christmas Carol - ora Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) farà di tutto per aiutare i poveri...
A Christmas Carol - ... e allietare il mondo
A Christmas Carol - Ma le più grosse scuse Scrooge (Jim Carrey) le deve al devoto Cratchit (Gary Oldman)
A Christmas Carol - Bob Cratchit (Gary Oldman) racconta la storia di Ebenezer Scrooge (Jim Carrey)...
A Christmas Carol - ... e di come fece di tutto per aiutare il suo piccolo Tim (Ryan Ochoa)
A Christmas Carol - Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) si porta in braccio in piccolo Tim Cratchit (Ryan Ochoa)
A Christmas Carol (2009, di Robert Zemeckis) è tratto dal racconto Canto di Natale di Charles Dickens

sabato 15 dicembre 2018

A natale l'amore non va in vacanza

L'amore non va in vacanza - il bacio appassionato tra Graham (Jude Law) e Amanda (Cameron Diaz)
L'amore fa soffrire. L'amore fa reagire. Il natale ci consegna l'amore. A natale (e non solo) è tassativo riguardarsi L’amore non va in vacanza (2006, di Nancy Meyers).

di Luca Ferrari

L'assolata e glamour California da una parte, l'innevata provincia rurale britannica dall'altra. Lì nel mezzo, quattro anime. Quattro singole storie i cui sentimenti presto s'intrecceranno a ridosso delle festività natalizie. Due donne in fuga dalla propri vita sono alla ricerca di una pausa da se stesse. Due gentiluomini dalle storie agli antipodi non hanno ancora messo a fuoco il proprio io interiore. Ci vorrà la magia del natale e un casuale scambio di abitazioni perché il sentimento più nobile esca allo scoperto. Imperdibile cult natalizio, L’amore non va in vacanza (2006, di Nancy Meyers) .

Iris Simpkins (Kate Winslet) è una brillante giornalista della City. Una donna elegante e gentile. Ha un solo grandissimo difetto, è innamorata da anni del bello e impossibile Jasper Bloom (Rufus Sewell), collega di lavoro che anno dopo anno la illude senza pietà, finendo per annunciare il fidanzamento con un'altra proprio a ridosso delle festività natalizie, e dopo che Iris (ovviamente) gli aveva appena dato il suo regalo di natale. A chi toccherà scrivere un pezzo sulle nozze? Ovviamente, a lei. Il colpo è davvero potente questa volta. Iris va KO, ed è alla disperata ricerca una via d'uscita.

A offrirgliela, per puro caso, un'altra donna in rotta con l'universo maschile. Il suo nome è Amanda Woods (Cameron Diaz), affermata montatrice di trailer a Hollywood. La fiamma con il fidanzato Ethan (Edward Burns) si è un po' sopita e di sicuro un tradimento non è l'ideale. Amanda è furiosa e lo caccia fuori di casa. Iscritta anch'essa come Iris a un sito di scambio case (papà o nonno dei vari Airbnb & co., ndr), le due donne iniziano a parlarsi via chat e in un amen l'affare va in porto. Così senza dire niente a nessuno, Amanda parte per l'innevata terra d'Albione e Iris attraversa l'Atlantico per godersi il sole della California.

Arrivata nella lussuosissima villa con piscina di Amanda, Iris fa la conoscenza di Miles Dumont (Jack Black), compositore di colonne sonore, e anche lui affetto dalla sindrome del "m'innamoro della persona sbagliata). Nei giorni a venire, la ragazza inglese vede un vecchietto un po' perduto. Anche lui abita da quelle parti, semplicemente l'età e la solitudine gli fanno brutti scherzi. Il suo nome è Arthur Abbott (Eli Wallach), storico sceneggiatore di Hollywood ritiratosi ormai da anni dalle scene e sempre scorbutico con chi lo vorrebbe celebrare.

A qualche miglio di distanza intanto e molti gradi di meno, Amanda passeggia in tacchi sopra ghiaccio e neve, avendo non pochi problemi anche con la temibile guida a sinistra. Una sera (inoltrata), qualcuno suona con insistenza il campanello di casa. E' l'affascinante fratello di Iris, Graham (Jude Law), ignaro che la sorella sia partita. Tra i due è scintilla. Che male può fare d'altronde una romantica storiella d'oltremanica? Nulla, in effetti. Se non fosse che i due iniziano a rivedersi pur sapendo che comunque presto si dovranno dire addio. C'è un ma. Graham non è esattamente single come le apparenze farebbero credere. E' un vedovo con due figlie piccole.

L’amore non va in vacanza (2006, di Nancy Meyers) è una dolce storia  d'amore che scalda davvero il cuore. Tutti nella vita siamo stati una Iris e almeno una volta siamo stati quelli che hanno illuso l'anima di qualcun altro. L'importante è arrivare a un punto nella propria vita in cui il caminetto è accesso e si è circondati solo dalle persone che si ama a e da cui si è veramente amati. E come per i protagonisti di questa moderna fiaba natalizia, magari anche per qualcuno di noi sarà la settima arte a regalare la giusta prospettiva facendoci incontrare la persona giusta, e dandoci così la possibilità di regalarle/gli quella meritata e immortale "attenzione" da Miglior Protagonista.

I quattro attori principali dialogano tra loro che è una sinfonia, a cominciare dalla premio Oscar Kate Winslet (CarnageLa regola del caosLa ruota delle meraviglie). Intensa, fragile e amorevole. Il pianto disperato scagliato nella solitudine della propria abitazione per l'ennesima batosta sentimentale è una mitragliata al cuore. Una donna che solo in apparenza è debole. Una donna che solo un vero uomo può comprendere quanto sia bella e profonda. Amabile, un po' ingenuo ma perfetto gentleman è Jack Black (School of RockTropic Thunder, Il mistero della casa del tempo), anch'esso facile a essere "scaricato" ma deciso a rimettersi in carreggiata prendendo appunti dalle vecchie generazioni, insieme ai quali (e Iris) condivide un'epica partita a carte il sabato sera.

Femmina fatale solo nelle sembianze, la Cameron Diaz (Ogni maledetta domenicaGangs of New YorkBad Teacher) de L'amore non va in vacanza è una donna impacciata che non ha smesso di credere nei sentimenti. Il suo punto debole? Le lacrime che non è più capace di versare ormai da anni. Amara-comica-grandiosa (a seconda del momento), la voce formato trailer che Amanda Woods sente nelle sua testa ogni volta che rinuncia all’amore nel nome del lavoro. Chissà se l'atmosfera rurale britannica e la presenza della famiglia Simpkins cambieranno il suo destino.

Infine Jude Law, lo Young Pope di Sorrentino. Ha il ruolo più ingrato, andare avanti nella vita nonostante la tragedia che lo ha investito. Le sue lacrime post-partenza di Amanda ribaltano tutta la folle concezione secondi la quale i "maschietti" non piangono mai per amore. La sua performance poi come Mr. Tovagliolo e tazzone di cioccolata calda davanti alle figlie e fanciulla, è pura dolcezza domestica. Quando poi Amanda viene condotta dalle sue tenere figliolette, Sophie (Miffy Englefield) e Olivia (Emma Pritchard), nella cameretta e fatta distendere insieme a tutti loro nella tenda allestita, i lacrimoni di commozione scendono copiosi.

Sceneggiatrice di celeberrime pellicole tra cui Jumpin' Jack Flash (1986) con Whoopy Golberg e Il padre della sposa (1991) con Steve Martin e Diane Keaton, la regista originaria di Philadelphia, Nancy Meyers, prima de L'amore non va in vacanza, diede già prova del suo talento dirigendo brillanti commedie come What Women Want (2000) con Mel Gibson ed Helen Hunt; Tutto può succedere (2003) con Jack Nicholson e Diane Keaton, e in seguito E' complicato (2010) con la grandiosa coppia Meryl Streep/Alec Baldwin e in tempi più recenti, Lo stagista inaspettato (2015) con i Premi Oscar, Anne Hathaway e Robert De Niro.

La grande lezione di L’amore non va in vacanza (2006, di Nancy Meyers The Holiday, titolo originale) è che l'amore è qualcosa di troppo prezioso per essere sprecato con chi non ci merita. Sembra scontato ma nella maggior parte dei casi non è così. Quando però s'incontra la persona giusta, basta un attimo ed ecco chiedersi sbigottiti come è stato possibile buttarsi via con persone che non ci meritavano. C'è chi reagisce con rabbia e chi con (tante) lacrime. Non fa differenza. L'importante è comprenderlo e agire di conseguenza. L'importante è prendere la direzione giusta, anche e magari con un viaggio e un incontro improvviso.

Il trailer di L'amore non va in vacanza

L'amore non va in vacanza - L'amor perduto...
L'amore non va in vacanza Amanda (Cameron Diaz) e l'ormai ex-fidanzato Ethan (Edward Burns)
L'amore non va in vacanza - un'affranta Iris (Kate Winslet) )
L'amore non va in vacanza - un po' di calore nella fredda Inghilterra
L'amore non va in vacanza - Iris (Kate Winslet) e Miles (Jack Black) fanno conoscenza
L'amore non va in vacanza Graham (Jude Law) 
L'amore non va in vacanza Graham-Mr. Tovagliolo (Jude Law) e la figlioletta  Olivia (Emma Pritchard)
L'amore non va in vacanza - le mani di Graham (Jude Law) e Amanda (Cameron Diaz)
L'amore non va in vacanza - (da sx) Sophie (Miffy Englefield), Graham (Jude Law),
Amanda (Cameron Diaz) e Olivia (Emma Pritchard)
L'amore non va in vacanza - lo sceneggiatore Arthur Abbott (Eli Wallach)
L'amore non va in vacanza - Lezione di cinema per Iris (Kate Winslet) dal buon  Miles (Jack Black)
L'amore non va in vacanza - Iris (Kate Winslet) e Miles (Jack Black)
L'amore non va in vacanza - .. finalmente Amanda (Cameron Diaz) si commuove d'amore
L'amore non va in vacanza Amanda (Cameron Diaz) e Iris (Kate Winslet)