L'ora più buia - Winston Churchill (Gary Oldman) |
di Luca Ferrari
Maggio 1940. Adolf Hitler conquista e uccide senza trovare ostacoli. Una dopo l’altra, le nazioni europee stanno capitolando. È in atto l’invasione di Belgio e Olanda. Di lì a poco sarà il turno della Francia. In mezzo a questa devastazione che sta facendo la Gran Bretagna? Cambia Governo per cominciare. La minaccia nazista è più seria che mai e a Downing Street viene messo un uomo dai fallimenti eccellenti ma con la tempra di un granitico gladiatore e Lui, di trattare con la tigre non ne vuole sentire parlare. Fu allora che Winston Churchill dovette affrontare L’ora più buia (2017, di Joe Wright).
Fin dai tempi dell’asilo Winston Churchill (Gary Oldman) aveva un sogno, diventare Primo Ministro. Quel giorno è arrivato ma il momento non potrebbe essere più infausto, trovandosi a raccogliere il pesantissimo (insostenibile) fardello lasciatogli dal suo predecessore Neville Chamberlain (Ronald Pickup), fresco di dimissioni a re Giorgio VI (Ben Mendelsohn). “È la loro vendetta”, confida alla moglie Clementine (Kristin Scott Thomas) prima di essere ricevuto a Buckingham Palace.
Mentre i tedeschi avanzano senza incontrare serie resistenze, in Parlamento si parla e si discute. Churchill ha portato nel suo nuovo Gabinetto anche gli storici rivali, ora all’opposizione: Chamberlain stesso e l’ex-Ministro degli Esteri, il visconte Halifax (Stephen Dillane). Per loro anche solo immaginare di entrare in guerra contro un simile nemico è pura follia e spingono per un intavolare una trattativa con la mediazione degli italiani guidati dal duce Mussolini. Per Winston invece non ci sono dubbi e chiarisce, “la mia politica è fare la guerra!”.
Churchill sbraita. È un leone in gabbia, intanto però la situazione precipita. “Siamo di fronte alla più degradante tirannia. Ciò che faremo sarà sconfiggerli” dice alla radio. La Francia capitola. Come se non bastasse, il supporto d’oltreoceano è complesso e vincolato a trattati, per non dire dunque impossibile (al momento). Un implacabile nemico spadroneggia in tutto il Vecchio Continente e anche in casa le cose non vanno meglio. Churchill è stato buttato nella mischia ma in molti gli rinfacciano ancora la disfatta di Gallipoli nella I Guerra Mondiale.
Si arriva al punto di non ritorno. Il grosso delle truppe inglesi è stanziato a Dunkirk, sulla costa francese. Pensare di andare a riprenderli sarebbe un massacro. Winston allora decide per il sacrificio della guarnigione di Calais, incitando la popolazione civile a salpare per andare a salvare i propri militari. Ha così inizio l’operazione Dynamo. Le pressioni per intavolare un discorso preliminare di trattativa con i tedeschi intanto aumentano e Churchill ha giurato di fare tutto per proteggere il Regno Unito.
Il punto cruciale è: quali potranno mai essere le condizioni imposte da Hitler? Churchill non è per niente entusiasta né ottimista. Ma se a questa domanda lui non sa dare una risposta definitiva, che cosa ne penserebbe il popolo inglese di vedere il proprio Governo sedersi a trattare coi fascisti? Magari ci guadagnerebbero sul fronte della convenienza, ma come reagirebbero i fieri sudditi di Sua Maestà dinnanzi a una simile resa morale? È inammissibile e questo Winston lo ha capito bene. È tempo dunque che lo comprendano anche a Westminster.
La Storia. Il Personaggio. Gli Attori. Non c’era un minuto da perdere. Primo giorno di programmazione al cinema Rossini di Venezia e subito in sala a recensire L’ora più buia (di Joe Wright). Dopo essermi preparato a dovere con l’articolo di Andrea Morandi sul mensile Ciak, inizia il film. Attorno a me intanto, numerosi spettatori hanno preso posto. Tutti “grandi”, nessun giovane. Dall’alto dei miei ormai 41 anni io ero il più piccolino. In parte è stato bello, in parte un po’ triste non vedere nessuna verde generazione confrontarsi con questa opera.
Sono tanti gli episodi che hanno fatto spostare l’ago della vittoria verso gli Alleati nel corso della II Guerra Mondiale, non ultimo l’errore fatale di Hitler di rompere il patto Molotov-Ribbentrop finendo così per impantanarsi nella morsa del gelo sovietico. E per quanto agli americani piaccia tanto sentirsi i veri artefici della vittoria finale, io da italiano, europeo e cittadino libero, ho sempre rivolto la mia gratitudine alla Gran Bretagna. Fu lei, da sola, a reggere l’onda d’urto del Terzo Reich al massimo della potenza. Loro da soli hanno dato speranza a un mondo (quasi) rassegnato all’orrore della svastica.
L’ora più buia (di Joe Wright) è un film che va visto. A dir poco sontuosa la prova offerta da Gary Oldman (Dracula di Bram Stocker, Leon, La talpa), già vincitore del Golden Globe come Miglior attore in un film drammatico e candidato come Miglior attore protagonista ai prossimi BAFTA (British Academy Film Awards), che si terranno alla Royal Albert Hall di Londra il prossimo 18 febbraio. Sempre nella medesima manifestazione, L’ora più buia ha raccolto altre otto candidature incluso Miglior film, Miglior film britannico e Migliore attrice non protagonista a Kristin Scott Thomas.
Al fianco di Oldman, il regista Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, Hanna, Anna Karenina) ha scelto due generazioni di attrici inglesi: Kristin Scott Thomas (Quattro matrimoni e un funerale, Nowhere Boy, Il pescatore di sogni) e Lily James, quest'ultima classe '89 e voluta da Kenneth Branagh come protagonista per la sua Cenerentola (2015). Ne L'ora più buia è la fedelissima segretaria personale di Churchill, Elizabeth Layton. Una giovane donna capace di sostenere il suo scorbutico principale anche quando tutto sembra precipitare nell'abisso.
Un nome su tutti che risuona ne L'ora più buia è Dunkirk. Forse a quest'ora non potrei scrivere questa recensione se il popolo inglese non avesse risposto con coraggio all'appello del suo Primo Ministro, attraversando la Manica e dunque andando in soccorso del proprio esercito. Una missione quella, raccontata di recente da Christopher Nolan nell'omonima opera, Dunkirk (2017) appunto. Ma se il regista della trilogia di Barman si è più concentrato sugli aspetti tecnici, trascurando uomini e storia (in particolare l'operato francese), di tutt'altra pasta (e sceneggiatura) è L'ora più buia dove non è la telecamera a fare da padrona ma la suspense e il cuore.
Impossibile assistere alla proiezione de L’ora più buia senza pensare e ragionare sul presente. Un tempo questo non certo paragonabile ai bombardamenti e ai campi di concentramento, ma verso il quale soffiano venti strani e inquietanti, di isolamento e xenofobia. Un pericoloso mix che potrebbe gettare le basi per nuovi e atroci conflitti. Winston Churchill si batté non solo per la sua "casa" ma per tutta Europa, quello stesso continente che oggi, con la complicità di politiche ignoranti e correnti razziste, vede nella divisione la sola strada per la ripresa economica. Qualcosa di tragicamente già sentito e tutti abbiamo visto cosa è successo dopo.
E se la Gran Bretagna di oggi è in pieno Brexit, sempre più Italia, ingozzata di talk show, programmi di cucina e tutologi digitali, è lì a rimpiangere Mussolini trascurando tutti gli atroci crimini che commise, offendendo così il sacrificio di milioni di persone che hanno lottato per la libertà. “Le cause perse sono le uniche per cui valga la pena combattere” dice Churchill in metropolitana dinnanzi ai pendolari sbigottiti nel vederselo seduto accanto a loro. È davvero una causa persa immaginare un’Europa unita, libera e multiculturale nel 2018? Diamoci da fare allora, tutti. Perché le ore buie potrebbero tornare e forse come allora, “è molto più tardi di quanto si possa immaginare”.
Il trailer de L'ora più buia
L'ora più buia - Winston Churchill (Gary Oldman) si avvia in metropolitana verso Westminster |
Dentro la sala 2 del cinema Rossini di Venezia leggendo de L'ora più buiasu Ciak © Luca Ferrari |
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