!-- Codice per accettazione cookie - Inizio -->

lunedì 15 aprile 2024

Cobra Kai mette ko il bullismo

Cobra Kai - il bullizzato Miguel Diaz (Xolo Maridueña) reagisce...

Il bullismo uccide in un attimo. Il bullismo uccide per una vita intera. Come lo si affronta, e soprattutto, come si sconfigge? La serie Cobra Kai ha molto da insegnare al riguardo.

di Luca Ferrari

Umiliati. Picchiati. Derisi. In strada, a scuola e oggigiorno sempre di più, anche sul web. È sempre successo, e una volta si taceva. Oggi se ne parla ma è cambiato ancora troppo poco. Che cosa si può fare per combattere e stroncare davvero il bullismo? È davvero possibile educare i bulli a diventare persone per bene? È davvero possibile iniziare un percorso che porti il mondo ad avere rispetto degli altri? I nostri libri di storia sono inzuppati di sangue e della legge del più forte, e chi non lo è abbastanza, che cosa fa? Di recente ho ricominciato a vedere la serie Cobra Kai, di cui prossimamente uscirà la VI e ultima stagione, e mi sono reso conto quanto il bullismo sia centrale in questa ottima serie disponibile su Netflix, e di come venga affrontato. Potrete anche non essere d'accordo, ma qui almeno ci sono delle risposte.

Cobra Kai inizia nel segno del bullismo. All'uscita da un food store, il giovane Miguel Diaz (Xolo Maridueña) viene aggredito da cinque coetanei della sua stessa scuola, capitanati dal violento Kyler Park (Joe Seo). Per sfortuna di quest'ultimo e dei suoi aggressivi amici, il mal capitato finisce sopra la macchina di Johnny Lawrence (William Zabka), un ex campione di karate ormai caduto in disgrazia e ancora molto arrabbiato con la vita. Johnny un tempo aveva tormentato il mite Daniel LaRusso (Ralph Macchio), dal quale fu sconfitto nel torneo di karate di All Valley. Adesso loro sono uomini, ma dinnanzi alle minacce rivoltegli con (di)sprezzo dai ragazzini, Lawrence reagisce, sistemandoli uno per uno, e salvando il ragazzo. Proprio come fece anni prima il Maestro Miyagi (Pat Morita) con Daniel ai suoi danni e a quelli suoi compari del dojo del Cobra Kai. La storia ricomincia, e Lawrence riprende la via del karate. Saprà comportarsi in maniera diversa rispetto al suo violento sensei John Kreese (Martin Kove)? 

Tristi vicende di bullismo si susseguono. Eli Moskowitz (Jacob Bertrand) si è da poco unito al neo-rifondato dojo Cobra Kai. Adesso è un duro e sa colpire. Ha una cresta gigante e un tatuaggio enorme sulla schiena. Si fa chiamare Falco. Fino a poco tempo fa, non era così. Lui, come tanti altri, era vittima di bullismo, ancor di più per un difetto al labbro che lo espone all'umiliazione. Il V episodio della II stagione, "Impegnarsi al massimo", inizia in modo straziante. Eli è un adolescente fragile. La madre è al telefono sta parlando con la scuola. "Mio figlio viene preso in giro tutti i santi giorni" dice la donna preoccupata, "Gli danno nomignoli crudeli. Mostro. Sfigato. Labbro di m**da. Farete un annuncio a scuola? Le chiedo di non menzionare il nome. Lo farebbe sentire in imbarazzo. Penso che questo risolverà il problema". E poi rivolgendosi al figlio, per nulla tranquillizzato, gli dice: "Devono sapere che questi atteggiamenti non possono essere tollerati".

Eli è umiliato e piange. Perché deve vivere questo? Perché nessuno lo aiuta concretamente? A dispetto della telefonata, sa benissimo che la macchina del pubblico ludibrio e della denigrazione non si fermerà, anzi proseguirà. Il ragazzo è distrutto. Si sente uno "sfigato". Si sente condannato a una vita solitaria e senza affetti. "Non sarò mai nient'altro che il tizio con lo strano labbro" dice, andandosene in stanza. Poi crolla. Piange disperato e senza speranza. Questa è una scena che in tanti di noi potrebbero ricordare nella propria vita, o magari l'hanno ingoiata come se il demone di quegli anni si fosse quietato, ma non sarà mai davvero così. Perché Eli viene umiliato e nessuno fa nulla? Perché il resto della sua classe non interviene e non si frappone tra lui e i bulli? Certa gente non capirà mai, anche e soprattutto perché a casa certi comportamenti non vengono trattati con la giusta severità e serietà. 

Facciamo un ulteriore passo indietro nella serie. Mentre Miguel inizia solitario gli allenamenti con Lawrence, c'è un'altra persona finita nel mirino dei bulli, anzi delle bulle. Aisha Robinson (Nichole Brown) è una vecchia amica di Sam LaRusso (Mary Mouser), quest'ultima oggi più disinvolta e nel "club delle ragazze trendy", mentre l'amica è rimasta ancora un po' fragile e impaccitata, e per questo sbeffeggiata senza pietà dalla popolarissima e superficiale Yasmine (Annalisa Cochrane), che colpisce a suon di video. Emblema della sua attività di cyberbullismo, una festa. Intenta a mangiare, Aisha viene immortalata con un breve video e utilizzando le tante app disponibili, le vengono messe sopra le orecchie e grugno da maiale. Aisha ne esce distrutta e non trova nessuno al suo fianco. Per sua fortuna, c'è il Cobra Kai e anche lei decide di rialzarsi per "spaccare culi", come spesso viene evidenziato a inizio serie dai bullizzati.

Il cyberbullismo è una piaga dei tempi moderni. La storia ha dimostrato che nemmeno gli adulti sono in grado di gestire la complessità degli smartphone, scadendo in operazioni spesso molto discutibili, e per le quali le autorità latitano. Non lo fanno i Governi e meno che meno i titolari di app e social media, che mettono in mano dei giovanissimi delle autentiche bombe, senza neanche dotarli di una sicura. Giovani abbandonati a se stessi, capaci di colpire a distanza e senza pietà i loro coetanei. Curioso come il voto venga concesso solo dai 18 anni in poi, ma ci si aspetti da un dodicenne una maturità tale da pretendere che non infierisca né finisca nelle sconfinate trappole della rete. Da esperto professionista dei media (social inclusi), vi posso dire con coscienza di causa che i social media andrebbero vietati per legge agli under 18 (almeno), creando inoltre un'app istantanea che blocchi la pubblicazione di qualsiasi foto di minore in rete.

Torniamo alla serie Cobra Kai, chiaramente ispirata alla vita vera. Come si fa a diventare bulli dopo essere stati bullizzati? Accade molto spesso. Succede a Eli "Falco", talmente accecato da quello che ha subito, che adesso è pronto a spazzare via chiunque non faccia a modo suo, incluso l'ex-amico "nerd" fraterno, Demetri (Gianni Decenzo), arrivando perfino a minacciarlo e picchiarlo. Come succedeva a un giovanissimo Johnny Lawrence, nella svolta furiosa di Falco c'è soprattutto lo zampino di Kreese. A differenza sua invece, Demetri sceglie la via del Miyagi-do, guidato da LaRusso. Ve lo ridico. Molti bullizzati diventano bulli. Si scoprirà che lo stesso Lawrence ne era vittima, a casa, per mano del patrigno. "I primi bulli spesso s'incontrano a casa" ammonisce la psicologa. E poi che succede? Alcuni soccombono. Altri reagiscono, magari portandosi atroci cicatrici dentro per sempre. Altri usano la violenza. Lo fanno le persone spesso in modo inconscio. Lo fanno i governi in modo ben più subdolo.

Il bullismo è una piaga dilagante ed è sempre esistito. Rispetto ai tanti decantati anni passati dove in molti della mia generazione dicono si stesse meglio, avrei molto da obiettare, avendo provato sulla mia ignorata pelle l'indifferenza anche di insegnanti, o peggio, assistendo al loro stesso alimentare certi atteggiamenti tossici. Oggi almeno se ne parla di più ma le soluzioni stentano comunque a venire. Quasi tutti ci siamo passati col bullismo, anche se non ci va di raccontarlo apertamente. Magari lo abbiamo chiuso dentro di noi per convenienza ma quelli là, sono ancora lì fuori e un giorno toccherà anche ai nostri figli affrontarli. Se pensassimo di risolvere il tutto esclusivamente con politiche benpensanti per  redimere i "cattivi", sarà una sconfitta annunciata. Il bullismo va affrontato di petto e fin dalla più giovane età. Bisogna imparare ad affrontare il lato duro della vita, con le parole ma anche sapendo colpire, o meglio rispondere quando è il momento, senza nascondersi dietro l'autorità anche perché non sarà lì a proteggerci quando saremo in mezzo alla strada. "Non colpirò per primo" ammonisce Daniel a Johnny, in quello che sembra un anticipo di neo-scontro tra gli ex rivali. E Daniel sa come si fa. Non aggredisce ma allo stesso tempo non si tira indietro quando è il momento di contrattaccare.

Cobra Kai mischia le carte. Johnny è stato un bullo ma adesso non lo è più, anche se alle volte non è così evidente. Daniel ha una bella vita ma spesso scivola nel senso di superiorità, comportandosi anch'esso in modo sleale. Entrambi devono ancora imparare molto. In ognuno di noi c'è una parte succube e una parte aggressiva. Abbiamo tutti un dovere morale nelle nostre vite, affrontare le avversità ed essere pronti a sostenere chi si trova in difficoltà, specie quando è solo contro più prepotenti. Daniel e Johnny sono due facce della stessa medaglia. Hanno metodi differenti, ma in fondo credono negli stessi valori. Talvolta arrivano alle mani, moralmente e anche fisicamente. Si affrontano. Si disprezzano. Si riappacificano. In fondo, forse, sono amici ma anche uniti avranno le loro sfide da affrontare. Nuovi bulli più maturi sono pronti a provocare e colpire. Come reagiranno questa volta? Dovranno dimostrare che nessuno può permettersi di abbattere la loro vita senza innescare decisive o fatali conseguenze.

Johnny, Daniel e i loro allievi raccontano insieme una storia comune a tutti noi. Tu da che parte sei? 

Cobra Kai - Miguel sconfigge i bulli

Cobra Kai - Eli (Jacob Bertrand) umiliato e disperato
Cobra Kai - il violento bullo Kyler (Joe Seo)
Cobra Kai - (a sx) la perfida Yasmine (Annalisa Cochrane)
Cobra Kai - Aisha (Nichole Brown) vittima del cyberbullismo di Yasmine

Cobra Kai - Johnny Lawrence (William Zabka) e Daniel LaRusso (Ralph Macchio

martedì 26 marzo 2024

Forget Paris - L'amore e il basket NBA

Forget Paris - l'arbitro Mickey Gordon (Billy Crystal) discute con Isiah Thoma e Bill Laimbeer
Forget Paris (1995, di Billy Crystal) non è solo un cult romantico anni Novanta, ma anche una divertente commedia con protagonisti alcuni dei più mitici campioni del basket NBA.

di Luca Ferrari

Questa non è solo una storia di sentimenti rimbalzanti ma anche una decisa incursione nel campionato di basket più bello del mondo, l'NBA degli anni Novanta. Siamo alla finale di Western Conference. Charles Barkley, esplosivo giocatore dei Phoenix Suns realizza all'ultimo secondo il canestro della vittoria contro i rivali San Antonio Spurs, capitanati "dall'ammiraglio" David Robinson. I giocatori sono in festa, peccato che l'arbitro Mickey Gordon (Billy Crystal) lo annulli per infrazione: la palla, sostiene, è stata lanciata dopo che la sirena aveva già suonato. Barkley e tutta la sua squadra si arrabbiano e ne nasce una gag con paroloni che volano e il povero arbitro beccato a mal parole dal pubblico infuriato dell'Arizona. Eh, sfortunato al gioco, fortunato in amore! E così sarà, quando lo yankee incontrerà l'affascinante Ellen (Debra Winger) in un ufficio di Parigi, per la ragione più assurda. L'incontro d'amore più strano al mondo, come lo stesso Andy (Joe Mantegna), giornalista sportivo, racconta alla sua futura sposa Liz (Cynthia Stevenson).

Forget Paris - La decisione dell'arbitro

Ma quanto è romantica Parigi. Quando si è lontani dalla propria esistenza si fanno cose e si possono provare sentimenti, in apparenza, inimmaginabili. Mickey ed Ellen si innamorano e l'amore ha sempre l'ultima parola, anche quando la vita (reale) procede in tutt'altra direzione. Al tavolo i commensali raccontano a Liz un pezzo delle alterne vicende amorose di Ellen e Mickey. La coppia di amici Craig (Richard Masur) e Lucy (Julie Kavner), il collega Jack (John Spencer) e sua moglie Lois (Cathy Moriarty). Ogni volta che per uno la vita lavorativa migliora, all'altro/a s'inceppa. Come uscirne? Con la forza dell'amore. Lo capiranno entrambi. Per quanto ci si possa allontanare, ci sono amori che sono destinati a durare per sempre anche se ci vorrà un po' di tempo perché i due protagonisti lo capiscano, e dunque (finalmente) agiscano in contemporanea l'uno verso l'altra.  

Il finale però lo voglio dedicare a mio figlio, che oggi compie 7 anni ed è un grandissimo appassionato di basket, con la scena più spassosa del film che ci vediamo in continuazione, e cioè quando Micky, rassegnato alla lontananza della sua bella Ellen, perde la ragione durante una delle partite più importanti della stagione, Pistons vs. Lakers (squadre che si affrontarono nella finalissima NBA per due anni consecutivi, 1988 e 1989). Dopo aver subito l'ira dei  tifosi per il suo operato, alla prima osservazione del leggendario Kareem-Abdul Jabbar, alla sua ultima stagione nel basket professionistico, lo sbatte fuori senza colpo ferire. Fanno la stessa fine anche Isiah Thomas e Bill Laimbeer, stelle dei mitici Detroit Pistons, brillantemente raccontati nel documentario - Bad Boys - di Zak Levitt per ESPN 30 for 30, che gli suggeriscono di "farsi visitare il cervello".

E poi che succede? Non aggiungo altro! Godetevelo, a cominciare dal sottoscritto che ha scritto questo articolo per avere i due video di Forget Paris sempre a disposizione per sé e il suo adorato figlioletto.

Forget Paris - L'arbitro perde la testa

Forget Paris - l'arbitro Mickey Gordon (Billy Crystal)
Forget Paris - il mitico Kareem-Abdul Jabbar discute con Mickey (Billy Crystal)
Forget Paris - David Robinson e Mickey Gordon (Billy Crystal)
Forget Paris - Mickey Gordon (Billy Crystal) tra Chris Mullin e Reggie Miller
Forget Paris - Hellen (Debra Winger) e Mickey (Billy Crystal) si baciano davanti a tutti
Forget Paris - Hellen (Debra Winger) e Mickey (Billy Crystal
Forget Paris - Hellen (Debra Winger) e Mickey (Billy Crystal
Forget Paris - (da sx) Lois (Cathy Moriarty), (Jack (John Spencer), Liz (Cynthia Stevenson),
Andy (Joe Mantegna), Craig (Richard Masur) e Lucy (Julie Kavner)
Forget Paris - Liz (Cynthia Stevenson) e Andy (Joe Mantegna
Forget Paris - Hellen (Debra Winger) e Mickey (Billy Crystal

giovedì 14 marzo 2024

Chi segna vince - Insieme con i sentimenti

Chi segna vince - Jaiyah (Kaimana) e coach Rongen (Michael Fassbender)

Il film sul calcio che tutti dovrebbero vedere. Chi segna vince (2023, di Taika Waititi). Storia vera con un incazzosissimo Michael Fassbender, coach della peggior squadra nazionale.

di Luca Ferrari

Scaricato. Arrabbiato. Ferito (ma nessuno lo sa). Thomas Rongen (Michael Fassbender) è un allenatore di calcio olandese, fresco di licenziamento dopo cinque anni passati a dirigere la squadra Under 20 della Nazionale statunitense. Complici anche i suoi modi poco ortodossi sul rettangolo di gioco, viene messo alla porta senza troppi convenevoli, o meglio viene mandato a guidare la squadra più perdente nella storia continentale, le Samoa Americane. Un'avventura che sa di punizione e allo stesso tempo di redenzione, come in realtà spera l'ex-moglie Gail (Elisabeth Moss), sempre se il bizzoso coach darà una possibilità ai suoi giocatori, e soprattutto a se stesso. L'obiettivo ha il sapore di na sfida impossibile: qualificarsi alla prossima edizione dei Mondiali. Tratto da una storia vera, è sbarcato su Disney+, Chi segna vince (2023 di Taika Waititi).

Gli inizi non sono per nulla promettenti, Rongen è nervoso e spazientito. Il materiale umano-calcistico è quello che è. Nonostante ciò, attorno a lui c'è sempre molta gentilezza e disponibilità, a cominciare dal suo vice, il mite Ace (David Fane) e lo stesso Presidente della Federazione, Tavita (Oscar Kightley), cui non interessa troppo vincere. O meglio, certo che gli piacerebbe, ma dopo l'umiliante 30-0 rimediato dall'Australia, si accontenterebbe se la sua squadra riuscisse a segnare almeno un goal in una gara ufficiale. Ed è questa la mission impossible cui è chiamato il celebre allenatore orange. A complicare una situazione già delicata, in principio, il ritorno in squadra di Jaiyah (Kaimana), giocatrice faʻafafine (né uomo né donna) con cui Rongen si sente in macho-imbarazzo, ma che col tempo diventerà il perno fondamentale della squadra, aiutando l'allenatore a reclutare quei giocatori che ormai non ne volevano più sapere di rappresentare l'umiliata Nazionale delle Samoa Americane.

Con una spruzzata di saggezza anni '80 (direttamente dal Maestro Miyagi di Karate Kid), l'uomo e la sfida diventano tutt'uno. Gli allenamenti si fanno seri e tutto ciò che fino a qualche tempo fa sarebbe sembrato più assurdo di un sogno irrealizzabile, adesso è alla portata. Ma qualcosa ancora non va. A dispetto dell'impegno e della fatica, qualcosa non è ancora a fuoco. E ancora una volta Rongen darà ascolto ai propri demoni invece di voltare pagina e affrontare la vita diversamente. Così, inevitabilmente, ci sarà sarà l'ennesima sfuriata davanti alle telecamere. Questa volta però, qualcuno andrà da lui e non sarà un amministratore delegato, né un dirigente né un arbitro. Verrà da lui "solamente" una persona, un amico sincero, e gli parlerà col cuore. Già, il cuore. Thomas capirà che deve cambiare qualcosa per ricominciare a vivere sul serio e il solo modo per farlo, è iniziare a dare ascolto ai propri sentimenti. Anche se si è in un campo da calcio e per di più in un momento cruciale di una partita cruciale.

Chi segna vince (2023, di Taika Waititi), finalmente un film sul calcio che non osanni questo sport in modo ossessivo, come il sopravvalutato Febbre a 90° (1997, di David Evans con protagonista Colin Firth nei panni di un maniacale tifoso della squadra inglese dell'Arsenal). Finalmente una storia sul mondo del calcio (vera) dove non c'è solo il pallone e/o la violenza dei tifosi, ma anche e soprattutto i sentimenti e l'identità, come quelle che nel mondo del pallone si nega a più riprese. A sentire certi "personaggetti", il calcio è l'unico sport al mondo dove ci sono esclusivamente giocatori etero. Chi segna vince è un film sul calcio che non è solo calcio, capace di raccontare qualcosa di più. Presente nella pellicola anche il regista Taika Waititi (Thor: Ragnarock, Thor: Love and Thunder, Jojo Rabbit) nei panni di un prete samoano peace & love.

Chi segna vince (2023) non ha l'ambizione di competere con film sul mondo del pallone come il bellissimo Il maledetto United (2009, di Tom Hooper), né possiede quella spensieratezza giovanile di Bend it like Beckham  (2002, di Gurinder Chadha). Gli atleti di Chi segna vince non sono calciatori professionisti. O meglio, lo sono ma non hanno certo gli stipendi a infiniti zeri degli omologhi europei. Fanno tutti altri lavori per campare, a cominciare dallo stesso Tavita che fa anche il cameraman per l'emittente locale, l'autista turistico e il cameriere. Chi segna vince è una parentesi nella complicata vita di coach Rogen e probabilmente, si spera, anche nelle nostre/vostre esistenze. Forse sarebbe dovuto chiamarsi, Chi GIOCA, vince perché la sensazione è proprio questa. Che i vincenti siano tutti i membri della Nazionale delle Samoa Americane. Agguerriti e pronti per cambiare una sentenza (sportiva) già scritta, ma allo stesso tempo decisi a farcela senza esasperazione e con una parola gentile per chi ci è accanto.

Un'ultima nota per il finale, con l'attualità dei veri giocatori su cosa stanno facendo nella vita nel presente più recente. Momento toccante, quando si scopre questo: "Jaiyah Saelua è stata la prima atleta apertamente transessuale a competere in una gara di qualificazione di Coppa del Mondo. Oggi è un'allenatrice di calcio pluripremiata e un'ambasciatrice FIFA per l'uguaglianza".

Chi segna vince, il trailer

Chi segna vince - il regista-prete samoano Taika Waititi
Chi segna vince - coach Rongen (Michael Fassbender) e il Presidente della Federazione Calcio
delle Samoa Americane, Tavita (Oscar Kightley)
Chi segna vince - Ace (David Fane) e coach Rongen (Michael Fassbender)
Chi segna vince - Jaiyah (Kaimana) e coach Rongen (Michael Fassbender)
Chi segna vince - coach Rongen (Michael Fassbender) e la squadra delle Samoa Americane
Chi segna vince - le Samoa Americane si preparano alla partita
Chi segna vince - il Presidente della Federazione Calcio delle Samoa Americane,
Tavita (Oscar Kightley)
Chi segna vince - un commosso e provato (Michael Fassbender)
Chi segna vince - la vera Jaiyah Saelua
Chi segna vince - coach Rongen (Michael Fassbender) e la sua squadra

lunedì 15 gennaio 2024

Il super dispettoso Bud Spencer

I due superpiedi quasi piatti
Vita dura per chi cerca lavoro (o magari compie gli anni), specie se s'incontra qualcuno che se ne vuole anche approfittare. A quel punto però, è lecito diventare... dispettosi, come Bud Spencer!

di Luca Ferrari

Le settimane non sempre cominciano bene. Se poi ci si mette anche il calendario, allora davvero può essere una giornataccia. Animato da buone intenzioni, può andare anche peggio a chi è in cerca lavoro, come capita al buon Wilbur Walsh (Bud Spencer). E lui ce la mette davvero tutta, impegno e disponibilità, ma come per molti di noi, la risposta è solo sfruttamento, accompagnato da qualche velata risatina. Questa volta però, Curly (Luciano Catenacci) e i suoi scagnozzi capitanati dallo Sfregiato (Riccardo Pizzuti), hanno trovato un candidato poco idoneo a farsi ricattare, e la sua risposta è pura epica firmata  E.B. Clucher, tramandata ai posteri nel film I due superpiedi quasi piatti (1977).

"...Tu hai ragione, ma se io non mangio,
non vado al cesso.. E se non vado al cesso,
cambio carattere, perdo il buonumore. Insomma,
divento.. dispettoso!"
                                Wilbur Walsh (Bud Spencer)

I due superpiedi quasu piatti

I due superpiedi quasi piatti (1977, di E.B. Clutcher

venerdì 5 gennaio 2024

Ho un desidero: "Wish", sparisci per sempre!

Wish - Re Magnifico
Wish è nauseabonda ostentazione di superlativi. Un prodotto confezionato che ha l'originalità di un pranzo della domenica. Tra meno di un anno, nessuno si ricorderà neanche il titolo.

di Luca Ferrari

Ma che fine ha fatto Crudelia De Mon? Dove sono i vari Dory e Scorza? Ma in quale isola che non c'è, hanno confinato l'animazione più autentica? Un tempo c'erano i concetti da mimetizzare nelle storie, adesso è l'opposto. Oggigiorno c'è solo un esasperato tentativo di spingerci in gola e conficcarci nella mente buonismo e inclusività. Una ricetta narcotica per farci dimenticare il tracollo umano-sociale in cui viviamo, e relegando al web le nostre rivoluzioni. Lì, sulle storie del grande schermo invece, la sceneggiatura nuda e pura ha un ruolo talmente marginale da apparire fuori luogo. Per le feste è sbarcato sul grande schermo Wish (2023). Diretto da Mr "Frozen" Chris Buck, fin dalle prime battute si percepisce un messaggio talmente dolciastro da far apparire più digeribile un pandoro al mascarpone condito da panettone al pistacchio. Un film tra l'altro, da cui traspare già il sequel scontato: lo specchio si rompe nelle segrete (molto diseducativo questo messaggio, ndr), il re si libera e mette in atto la sua vendetta, la nuova lotta e trionfo dei buoni.

Doppiata nell'originale dalla Premio Oscar Ariana DeBose, Asha rasenta la perfezione assoluta (ennesima esasperazione da sbattere in faccia ai più piccoli, ndr). Non ha difetti. Coraggiosa, leale, dal cuore immacolato. Intrappolata tra le perfide grinfie di Re Magnifico, dà il via alla rivolta contro la tirannia. Un personaggio che incarna quei sogni irrealizzabili. Un sogno che solo gli ingenui possono credere siano realistici. Ogni persona ha diritto di avere i propri sogni, anche se non li realizzerà mai. I bambini hanno diritto ai loro sogni, e questo è indubbio. Forse sarebbe più educativo raccontargli che non basta una canzonetta da quattro soldi per piegare una persona malvagia.

E' curioso poi come il produttore della suddetta pellicola, la Disney, abbia messa in atto da tempo una dittatura animata, fagocitando uno dopo l'altro i vari studi cinematografici, e dunque voglia propinarci lezioni su "coloro i quali voglino comandare". E la qualità sempre più bassa, è palese, come ha rimarcato di recente anche che lo stesso CEO, Bob Iger. Ma prima di pensare al botteghino, uno studios come la Disney forse dovrebbe pensare alle storie. Sono passati più di 60 anni da La carica dei 101 e più di 20 da Alla ricerca di Nemo, eppure sono pronto a scommettere che tra un secolo i bambini e bambine di tutto il mondo ancora li guarderanno. Wish sarà al massimo un buco da tappare in qualche festività, concedendo una risatina di dolcezza con la presenza della stella Star, e nulla di più. Tra un anno e anche meno, Wish sarà già stato sepolto da storie anemiche col solo obiettivo di educarci a qualcosa

Il trailer di Wish