Il ciclone - Caterine (Lorena Forteza) e Levante (Leonardo Pieraccioni) |
di Luca Ferrari
Una compagnia di ballerine di flamenco è in giro per l’Italia. Complice le bizze del vento, l’affascinante armada spagnola si ritrova sperduta nella campagna toscana scambiando un casale per un agriturismo. In un’epoca senza cellulari né internet, la sola cosa da fare è chiedere informazioni. Seconda regia per l’allora poco conosciuto Leonardo Pieraccioni, Il ciclone (1996) fu un autentico trionfo. Un successo che a distanza di 20 esatti (il film uscì sul grande schermo il 20 dicembre ’96) è ancora più “ramato” che mai.
Levante Quarini (Leonardo Pieraccioni) è il contabile di un paesello nell’entroterra collinare toscano. Vive nel casale di famiglia insieme alla sorella Selvaggia (Barbara Enrichi), commessa farmaceutica, il padre contadino Osvaldo (Sergio Forconi) e il fratello Libero (Massimo Ceccherini), anch’esso impegnato nel campo agricolo e pittore “teologico” sui generis a tempo perso. Poco distante da loro in beata solitudine, c'è anche nonno Gino, la cui voce originale è quella dell’immortale regista Mario Monicelli.
La vita scorre placida fino a quando alla loro porta non si presenta di sera e inaspettato, l’impresario teatrale Sergio Naldone (Alessandro Haber), alla ricerca di un posto per dormire per lui e la sua ensemble di ballerine, spersi nei poggi toscani.Nessuno sa resistere al fascino di queste bellissime ragazze, Levante in primis, malinconico e del cui cuore è sempre alla disperata ricerca l'erborista Carlina (Tosca D'Aquino). Di fare una mossa d’approccio con le neo-arrivate però, Levante manco ci pensa. Troppo timido e insicuro. L’esatto contrario dell’amico e meccanico Pippo (Paolo Hendel), sboccato e disinibito. Sempre pronto a raccontare le proprie performance sessuali, come la sua ultima conquista, la cameriera Franca (Patrizia Corti).
Film a dir poco perfetto, Il ciclone. Gag su gag. Comprimari “grullamente” perfetti. Ceccherini è magistrale. Disteso in una bara con tazzone di latte e biscotti sul petto, il suo sconsolato monologo rivolto al fratello è pura antologia: “Tappami Levante. Se stanotte non ne trombo nemmeno una su cinque voglio morire e siccome so già che non ne tromberò nessuna, tappami Levante Se tu mi vo’ bene!”. Non è da meno l’epico “Ha ragione, se tu si bu’o, dillo!” rivolto al bischero Levante da un cliente mentre è a colloquio con la compagna della sorella, la spigolosa farmacista Isabella (Benedetta Mazzini).
E poi c’è lei, Tosca D’Aquino. Credo sia difficile trovare in Italia qualcuno che almeno una volta, richiamandosi appunto a Il ciclone, non si sia rivolto a qualcuno con “piripì”, come faceva la sua Carlina a tavola tra “spagnoli e non”, mentre rivelava sguaiata il richiamo d’amore tra lei e Levante. Risate e vita vissuta. Come quella di babbo Osvaldo, condivisa insieme agli autisti (Jerry Potenza e Gianni Ferreri), tra una ricordo e una fumata di ...’anna.
Sebbene chiave di (s)volta della pellicola, hanno decisamente un ruolo minore le ballerine Penelope (Natalia Estrada), Conchita (Pilar Marin), Ines (Ana Valeria Dini), Maura (Corinna Locastro) e l’incantevole Caterina (Lorena Forteza), di cui Levante s’invaghisce (s'innamora perdutamente) anche se dovrà fare i conti col fidanzato di lei, Alejandro (Alessio Caruso), amante della caccia e dal senso dell’umorismo alquanto discutibile.
Pieraccioni – Ceccherini – Hendel, il triumvirato della toscanità tocca il suo apice con Il ciclone. Se il finale non ha nulla da invidiare (…) a certe soft comedy d’oltreoceano, la forza di questo film è l’alchimia totale in fusione (aspirata) con la Toscana. Una banale conversazione un po’ troppo ravvicinata tra Levante e il fruttivendolo Nello (Gianni Pellegrino) per fargli sentire l'essenza spagnola, diventa puro cult quando il “Gialappiano” interprete del cinico Carcarlo Pravettoni irrompe nel negozio con le parole, “Aaaaah, finocchi freschi oggi!”.
Tutti abbiamo un vissuto proprio con Il ciclone. Per quanto mi riguarda, il mio ricordo va alla primavera dell'anno 2000 quando frequentavo il 2° anno dell'Università Internazionale dell'Arte (UIA) di Venezia. Tre anni speciali vissuti fianco a fianco ad amici provenienti da tutta Italia tra libri, poesie scritte e ponteggi. Quella sera vidi Il ciclone insieme a un'amica salentina e le sue coinquiline. Finito il film, mi ritrovai in una delle tante fondamenta veneziane ma sentii una folle attrazione per la Toscana. Non potevo immaginare che di lì a due anni mi ci sarei trasferito e che le campagne del Chianti avrebbero scritto pagine importanti nella mia vita. Olè!
Il ciclone, il ballo del flamenco nella campagna toscana
Il ciclone (1996, di Leonardo Pieraccioni) |
Il ciclone - le ballerine di flamenco |
Il ciclone - lo sconsolato Libero (Massimo Ceccherini) |
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