Love Actually (2003, di Richard Curtis) |
di Luca Ferrari
Io riparto da qua. Dalle mie personali fondamenta. 10 imperdibili film da vedere e rivedere, finché Natale non ritorni ancora.
- Una poltrona per due (1983, Trading Places) – di John Landis con Eddie Murphy, Dan Aykroyd, Don Ameche, Ralph Bellamy, Jamie Lee Curtis. Visto e stravisto. Cult movie per il sottoscritto e il mio collega fotografo Federico Roiter con cui da anni seguo la Mostra del Cinema di Venezia. La frase emblematica, il cameriere Ezra (Avon Long) che ricevuta una misera gratifica natalizia, se ne esce con un epico “5 dollari, magari ci vado al cinema, però da solo” … e subito dopo, sibilando: fanculo! (fantastica la versione spagnola: hico de puta!).
- Mamma, ho perso l’aereo (1990, Home Alone) – di Chris Columbus, con Macaulay Culkin, Joe Pesci, Catherine O’Hara, John Candy. Lasciato nel dimenticatoio per molto tempo, poi in una gelida sera del 2006, in un mix europeo (insieme a un’amica croata, una slovena e una macedone), quattro pizze fanno da anticamera alla mitica pellicola e ritorna la magia. “si faccia avanti un regista, armato di almeno una mongolfiera e qualche calco fotografico/... e quale incredibile capacità di trasformismo di due semplici colori di fronte a frullatori arcobalenici... cos’altro mi posso ricordare oltre a dolcissimi sorrisi che confondono la mia padronanza lunare con quello che si vedrà dopo?”… tieni il resto, lurido bastardo!
- Bufera in Paradiso (1994, Trapped in Paradise) – di George Gallo con Nicolas Cage, Mädchen Amick, Jon Lovitz. La dolce protagonista per cui il buon Bill Firpo (Cage) perde la testa e cambia definitivamente vita, si chiama Sarah e ha i delicati lineamenti della Shelley Johnson del telefilm I segreti di Twin Peaks. Una pellicola legata alla mia storia privata. “non ha molto senso usare un passamontagna per portare lo zucchero caramellato/… ma che ne poteva capire Proust di dolciumi? Una gabbia di neve resterà sempre la sola speranza nella mia mente/…tutte le strade sono aperte”.
- Serendipity - Quando l’amore è magia (2001) – di Peter Chelsom, con John Cusack, Kate Beckinsale, Jeremy Piven, Molly Shannon. Una delle più belle storie d’amore mai raccontate, con lo sfondo le nevicate della Grande Mela e il natale, all’inizio e alla fine della pellicola. Per chi crede ancora al romanticismo e che l’amore non sia solo un’invenzione del Cinema ma pretende di viverlo nella propria vita, “quelle penne nere non ci hanno mai abbandonato…cos’è poi che non saremmo in grado di generare/… pensieri, desideri, emozioni, scelte...Un po’ il Tempo del Sogno/… vado a frazioni rallentate perché quello che voglio è arrivare lì insieme…e non mi sorprende sapere che la spada della nostra dolcezza più contenuta ha trovato spazio in una visione i cui arretrati si fanno sempre desiderare al momento di sentirvi amorevolmente vicini”.
- The Family Man (2000) – di Bret Ratner, con Nicolas Cage, Tea Leoni, Don Cheadle. Cage sublime. Spietato businessman si ritrova catapultato in una dimensione familiare di provincia. Il suo sguardo sotto la nevicata è da pelle d’oca. “Cosa posso fare per convincermi che sono sempre stato amato? Non ho ancora visto che cosa potremmo essere insieme, e se io scegliessi oggi domani potrei anche riuscire a sognare/… il campanello della bicicletta ti pensa e guarda anche quando non dormi, anche quando non sei innamorato”…
- Love Actually (2003) – di Richard Curtis, con Hugh Grant, Colin Firth, Keira Knightley, Alan Rickman, Emma Thompson, Bill Nighy. Un cast corale all Birtish praticamente perfetto. Erede simbolico di Quattro matrimoni e un funerale (1994, di Mike Newell), sebbene non lontanamente paragonabile alla suddetta pellicola per sarcasmo. Un Colin Fith ancora MarkDarcyano. Una Keira Knightley ancora non risucchiata dal bisogno di recitare (quasi) sempre in costumi d'epoca. Un Hugh Grant agguerrito Primo Ministro . Frase cult, la rock star invecchiata Bill Mack (Nighy), che alla classica trasmissione pop politically correct, si lancia in un tipico messaggio natalizio rivolto ai giovani: “Ragazzi, non prendete droga. Diventate delle popstar, così ve la danno gratis… uuuuuh”.
- The Polar Express (2004) – di Robert Zemeckis, con Tom Hanks. Una grossa pecca averne mancato la visione al cinema. E in effetti è un film che ho visto molto tempo dopo. Però la sua magia è indiscutibile. Talmente potente da meritarsi la poesia È una cosa magica, che fine ha fatto?, pubblicata nel libro Frenetica Storia Infinita (2004, La Versiliana Editrice): “… può esistere un’unità di misura per le meraviglie o per le lusinghe d’inverno?…vedo così tante tazze vuote che solo il più improbabile dei viaggi al Polo Nord/ saprebbe spingermi a salire sul tetto di un treno/, per aspettare che un angelo/ si avvicini e mi offra una cioccolata calda”.
- La neve nel cuore (2005, The Family Stone) – di Thomas Bezucha, con Sarah Jessica Parker, Clair Danes, Luke Wilson, Diane Keaton, Rachel McAdams. È iniziata l’era veneziana del cinema da più di un anno ormai, e martedì 7 febbraio 2006 sono al Palazzo di Mestre per assistere a una dolce commedia tra incontri/scontri di un cosmo familiare hippy, con cui la snob acidula e inizialmente decisa Meredith (S. J. Parker) arrivata come futura sposa del primogenito Everett (Dermot Mulroney), inciampa fino a un dolce e condivisibile epilogo.
- L'amore non va in vacanza (2006, The Holiday) – di Nancy Meyers con Jude Law, Cameron Diaz, Kate Winslet, Jack Black, Eli Wallach. Sarà che ho sempre adorato gli estremi incontrarsi. Io sono quello capace di creare cassette con insieme Mariah Carey e i Megadeth, e oggi playlist con Spice Girls e Pearl Jam. Sarà che vedere un'incasinata mangia-uomini holliwoodiana scambiarsi di casa con un’insicura inglese, diventare amiche e alla fine giorie del rispettivo trionfo nei sentimenti con due persone meritevoli (un Jude Law tenerissimo nella parte di un giovane vedovo con due bimbe al seguito), mi ha sempre infuso speranza e serenità. Sarà che è l’ultima commedia sentimentale natalizia degna di questo nome, e riesce a far trionfare la poetica della campagna innevata britannica su tutta la frenesia del mondo moderno, anche senza rinunciarvi.
- A Christmas Carol (2009) – di Robert Zemeckis, con Jim Carrey, Gary Oldman. Giovedì 14 gennaio 2010 assisto per la prima volta a un film in 3D. Natale è passato da più di tre settimane ma non fa differenza. Sono uno dei pochi spettatori all’ultima proiezione dello spettacolo serale al cinema Excelsior, e sebbene con l’avvicinarsi della mezzanotte, il mio occhio tenda a crogiolarsi nel tepore della sala cinematografica mestrina, non si può non restare incantati da un regista che ha votato la propria cretività alla più nobile delle arti: far sognare l’uomo… “sembra che l'ultima lettera sia stata giudicata indigesta a chi non ha mai eseguito tre dichiarazioni di canti/... è stato un ritardo quasi non credibile visto lo scrigno da cui non mi sono mai separato/... ci sarà mai posto per gli uomini nuovi nel vecchio mondo?...è sempre quello in cui viviamo...i pesi che avvinghiano la superficie dei nostri desideri nutre ancora quel vuoto che si appiccica sulle suole quando non siamo più in grado di far circolare un primitivo incontro fra carezze/... perché fuori non c'era nessuno che imprimesse al ghiaccio lontano una strada con cui confrontarmi fino a dove voglia arrivare/... non me lo so ancora troppo spiegare”.
- Dickens - L'uomo che inventò il natale (2017, di Bharat Nalluri con Christopher Plummer, Dan Stevens, Jonathan Pryce). Può un libricino di poche pagine cambiare il corso di una vita, o più di una? La risposta è sì, ancor di più se di mezzo c'è al festa per antonomasia dove tutto è possibile: il natale. Un'ispirazione sgorgata dai vicoli più oscuri della propria più rivoluzionaria immaginazione. Un'ispirazione che dovrà fare i conti con le lacrime abbandonate del proprio passato. Un'ispirazione che troverà la forza di mutare il corso della vita e della storia, imparando dalla dolcezza di chi ci sta accanto.
La neve nel cuore (2005, di Thomas Bezucha) |
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