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lunedì 28 maggio 2012

Il pescatore di sogni (2012), lungimiranza è fede

Il pescatore di sogni -  Alfred (Ewan McGregor) e lo sceicco Muhammad (Amr Waked)
Tra progresso, interessi e fratellanza tra popoli, il vento dell'amore disegna la parabola de Il pescatore di sogni.

Ci serve una storia sul Medioriente che non abbia a che fare con le esplosioni, recita il sottotitolo del nuovo lungometraggio diretto dal regista svedese Lasse Hallström, Il pescatore di sogni (2012 - Salmon Fishing in the Yemen), film tratto dall’omonimo romanzo di Paul Torday. La pellicola, prodotta tra gli altri dalla BBC Film e la società marocchina Davis Films, racconta la volontà del ricco sceicco yemenita Muhammad (Amr Waked) d’importare la pesca al salmone nella sua terra d'origine.

Per realizzare questo ambizioso progetto, si rivolge alla società finanziaria inglese che cura i suoi affari in Europa, nella persona della dottoressa Harriett Chetwode-Talbot (Emily Blunt) che a sua volta contatta l’esperto Alfred Jones (Ewan McGregor), per verificarne la fattibilità. Decisamente scettico e deciso a neanche provarci lui, sarà l’incontro con l’emiro e forse la vicinanza della dolce Harriett a fargli cambiare idea.

A dispetto poi delle difficoltà, tra cui il privare i fiumi inglesi di diecimila salmoni, c’è qualcuno nelle alte sfere britanniche a Downing Street che vuole che la cosa vada assolutamente in porto. Lei è Patricia Maxwell (Kristin Scott Thomas), la burattinaia della politica. Dopo l’ennesimo incidente che ha causato vittime innocenti in guerra, deve trovare una notizia che riabiliti l’Inghilterra agli occhi dei paesi arabi. 

Cosa di meglio dunque di una “strampalata” idea da pompare a livello mediatico, e che vede i soldi di uno sceicco e le competenze del popolo di Sua Maestà unite? La scaltra capo ufficiostampa del Primo Ministro dà carta bianca all’ufficio di Alfred. Ed è sempre lei a sfruttare mediaticamente l’unico sopravvissuto in una missione di guerra, fatalità proprio quel Robert Mayers (Tom Mison) compagno di Harriet, e portarglielo alla donna direttamente in Yemen, a loro completa insaputa. Dandoli in pasto alla pettegola stampa locale (tutto il mondo è paese) che dinnanzi alla coppia, sa solo chiedere “come si sente” e “datevi un bacio”, mentre l'alto funzionario inglese lancia lenze insieme al magnate arabo.

Il grande merito di questo film è di offrire due storie in una stessa sceneggiatura. Da un lato c'è la tenera vicenda umana di Alfred e Harriett, entrambi delusi sentimentalmente per ragioni diverse: lui, sposato da anni con Ashley (Catherine Steadman), donna che pensa solo alla carriera. Lei da poco legatasi a un uomo partito in missione in Afghanistan e dato per disperso. All'inizio si tengono a distanza, specialmente da parte maschile. 

Con l'imbranato Alfred a chiamarla ossessivamente con il doppio cognome, e mai per nome. Ma nel momento del bisogno, le barriere si abbassano e un gesto premuroso diventa il trampolino di una nuova epoca umana. Le due anime inquiete vivranno la sfida della riuscita dell’impresa come metafora della possibilità di cambiare le loro vite, e scegliere di stare insieme. E così avverrà. Com’è giusto, e dolce, che sia. Perché non è detto che tutte le storie d’amore debbano finire male, con tradimenti o fughe vigliacche. Esistono anche persone che s’innamorano. 

E Alfred, uscendo dal suo status di uomo medio poco avvezzo alle imprese e perfino con un cognome che ne sancisce l’essere comune (Jones, equivalente dell’italiano Rossi), ammette i sentimenti per la collega perfino dinnanzi all’eroe di guerra. Lui ama Harriett. E anche per la ragazza è tempo di scegliere chi voglia il suo cuore. E quando vedrà che non tutti i salmoni sono morti dopo l’attentato alla diga, e stanno seguendo il proprio istinto e non la corrente verso il facile mare, allora anche lei è pronta per il grande salto.

La seconda storia ha un significato politico-sociale non indifferente. Lo sceicco incarna lo spirito di quei grandi uomini guidati dalla lungimiranza dei propri ideali. E per questo inevitabilmente ostacolati dalle ali estremiste del proprio popolo che vedono, in questo caso, il suo presunto capriccio come viatico per svendere la loro cultura in favore dell’Occidente. Per questo subirà un attacco alla sua persona direttamente nella tenuta in Scozia, e successivamente la manomissione della diga che rischierà di compromettere l’operazione salmone.

Da quando portare la vita significa offendere Dio?” chiede giustamente lo sceicco dopo le due aggressioni, e con quell’aria sconcertata di un bambino che ha subito un sopruso senza motivo? Un bambino nell’anima si, ma un saggio nel proseguo della vita. Muhammad però non cede allo sconforto, né alla vendetta. Comprende le ragioni di queste azioni, ma non intende arrendersi. I muri prima o poi cadono sempre. Cadranno anche i suoi.

L’intolleranza è un sentimento che non ha bandiere né confini, e credere che questa linea appartenga a una sola parte del mondo, sarebbe ridicolo oltre che da ignoranti. Forse il presidente Barack Obama non ha subito minacce, ma il fatto che non sia ancora riuscito, lui come altri, a mettere in atto una riforma sanitaria modello europeo per concedere diritti basilari a tutti, solo per l’ostruzionismo sconsiderato dell’ampia fascia di privilegiati, come la chiamereste?

E che dire di  Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, che cosa ha fatto di tanto diverso? È stato ucciso dagli estremisti perché voleva cambiare le cose, e abbandonato da chi avrebbe dovuto proteggerlo. Sono pochi gli uomini che hanno il coraggio di mettere in discussione lo status quo ideologico del potere oligarchico-dittatoriale. Chi lo fa, non pensa ai voti, né al denaro, né alla gloria. Pensa alla gente. E questo non piace a chi ha interesse a tenere uomini e donne sotto il proprio giogo.

Quando l’Inghilterra si lancia in commedie multiculturali, spesso ottiene risultati interessanti. Bend it like Beckham (2002, di Gurinder Chadha) è uno dei più fulgidi esempi, dove l’indiana Jessminder (Parminder Nagra) e la londinese Jules (una giovanissima Keira Knightley) giocano insieme in una squadra di calcio locale, e sognano di diventare professioniste.

È evidente come l’integrazione nel regno di Sua Maestà sia un spetto molto più naturale di tante altre nazioni, Italia in primis, dove le tante culture che affollano il Belpaese sono ancora viste come corpi estranei. E la prova più evidente è la loro totale assenza nelle commedie/film più noti, che al contrario attingono ancora dalla contrapposizione tra Nord e Sud, o peggio.

A chiudere il quadro infine del film Il pescatore di sogni, una sontuosa fotografia capace di passare dalla plumbea atmosfera delle acque fluviali britanniche ai paesaggi mozzafiato del deserto. E quando Harriet e Alfred sono lì, a scrutare l’orizzonte, nello Yemen, una donna con il velo che mostra solo gli occhi si avvicina con una tanica in pietra sopra la testa per offrirgli dell’acqua. Nel suo sguardo. Nei loro sguardi, c’è tutto quello che serve alla razza umana per vivere in pace: rispetto e condivisione. E il cominciare dai sogni, è sicuramente un buon inizio.

Il trailer de Il pescatore di sogni


Il pescatore di sogni - Patrica Maxwell (Kristin Scott Thomas)
Il pescatore di sogni - l’emiro Muhammad (Amr Waked) e Harriett Chetwode-Talbot (Emily Blunt)
Il pescatore di sogni - l’emiro Muhammad (A. Waked), Alfred (E. McGregor) e Harriett (E. Blunt)
Il pescatore di sogni - Alfred Jones (Ewan McGregor
Il pescatore di sogni - il dolce sguardo di Harriett (Emily Blunt)

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