Ratatouille (2007, di Brad Bird) |
di Luca Ferrari
La favola di John Lasseter e la sua creatura Pixar Animation Studios ha narrato alcune delle più creative pagine della moderna cinematografia, a cominciare dal primo Toy Story (1995), passando per i successivi Monsters & Co. (2001), Alla ricerca di Nemo (2003), Cars (2006), fino ai più recenti Ribelle - The Brave e Monsters University (2013).
Altri titoli lì nel mezzo. Altre fiabe a portata dei migliori sogni da immaginare all’infinito dentro e fuori di noi. Lì nel mezzo, tra formiche coraggiose, normali supereroi, robot e intrepidi anziani amanti di palloncini, c’è anche il topolino Rémi. Insuperabile cuoco, che grazie alla collaborazione dell'umano Linguini, darà vita a qualcosa che si era mai vista nelle cucine di Parigi. Insieme i due riusciranno nell’impossibile. Trasformare il più spietato dei critici culinari in un poetico amante dell’ottima (superlativa) cucina.
Come? Ma con una porzione di Ratatouille (2007, di Brad Bird e Jan Pinkava), ovviamente. Nella solitudine della propria altezzosa dimora, Anton Ego (voce originale del premio Oscar alla carriera, Peter O’Toole), scrive qualcosa che non aveva mai osato neppure pensare prima:
Come? Ma con una porzione di Ratatouille (2007, di Brad Bird e Jan Pinkava), ovviamente. Nella solitudine della propria altezzosa dimora, Anton Ego (voce originale del premio Oscar alla carriera, Peter O’Toole), scrive qualcosa che non aveva mai osato neppure pensare prima:
“Per molti versi la professione del critico è facile. Rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale.
Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero, ad esempio nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni. Al nuovo servono sostenitori. Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo. Un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile.
Affermare che sia la cena sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull’alta cucina, è a dir poco riduttivo. Hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere. In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau, chiunque può cucinare, ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire.
Non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. È difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau e che secondo l’opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia. Tornerò presto al ristorante Gusteau di cui non sarò mai sazio”.
il piatto Ratatouille (2007) preparato da Rémi |
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