Lina Wertmuller appena arrivata alla Mostra del Cinema di Venezia © Federico Roiter |
di Luca Ferrari
Un premio Oscar a un artista italiano è già di per sé una notizia da prima pagina. Un premio Oscar però a una donna e per di più regista, è ancor più sorprendente. Non dovrebbe essere così ma la settima arte è ancora molto a conduzione maschile, ne è tragico emblema proprio l'assegnazione della statuetta degli Academy per la miglior regia, film e/o sceneggiatura, che raramente ha visto il gentil sesso guadagnarsi la luce delle stelle. Il prossimo anno però, almeno una Signora, avrà il giusto riconoscimento. Nel 20201 infatti, verrà consegnato a Lina Wertmuller l'Oscar alla carriera.
Insieme a lei, a ricevere l'Oscar Onorario (come oggi viene chiamato) ci saranno Geena Davis (Tootsie, Beetlejuice, Thelma & Louise), Wes Studi (Balla coi lupi, The Doors, L'ultimo dei Mohicani) e il regista David Lynch, l'eccentrico artista prestato alla settima arte, tornato l'anno scorso alla ribalta con la terza (e discutibile) terza stagione della serie Twin Peaks, cult anni Novanta. Che sia l'occasione per lanciare una nuova stagione, rimasta in sospeso dopo quell'agghiacciante urlo di una ritrovata, non-si-sa-come, Laura Palmer?
Buona la quarta invece, potremmo dire per Lina Wertmuller. Dopo i mancati premi Oscar (Miglio film straniero, regista e sceneggiatura) per Pasqualino Settebellezze (1977) con protagonista Giancarlo Giannini, anch'egli candidato in quell'edizione come Miglior attore protagonista, questa volta per la regista romana Lina Wertmuller sarà gloria senza attese. L'Academy lo ha già stabilito e quando domenica 23 febbraio al Kodak Theatre di Los Angeles verrà chiamata per ricevere l'Oscar alla carriere, sarà un momento importante per tutte le donne e il cinema italiano.
Della sua lunga cinematografia iniziata nel 1963 con I basilichi e al momento terminata con Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004), alcuni titoli hanno lasciato un segno nel mondo della settima arte a cominciare da il cult Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) con la coppia Mariangela Melato-Giancarlo Giannini. Altro cult, Io speriamo che me la cavo (1994), con un inedito Paolo Villaggio. Saremo tutti lì con lei, agli Oscar, il prossimo anno a omaggiare una Donna che fece di una passione una grande professione. Un esempio per tutte le giovani cineaste che potranno (ri)scoprire nella prossima notte degli Oscar.
Lina Wertmuller appena arrivata alla Mostra del Cinema di Venezia © Federico Roiter |
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