David Lynch, The Art Life |
di Luca Ferrari
Immagini. Visioni. Cine-costruzioni. Pennellate. Un mondo in costante trasposizione. È stata un'esperienza visivo-mentale davvero notevole quella vissuta al Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia durante la rassegna David Lynch, tra arte e cinema (16-18 marzo). Una tre giorni scandita da incontri e le proiezioni del documentario The Art Life (2016, di Rick Barnes, Jon Nguyen e Olivia Neergaard-Holm), incentrato sul regista americano, la I stagione della serie I segreti di Twin Peaks e il film Strade perdute (1997, di David Lynch) con Patrcia Arquette, Bill Pullman e Robert Loggia, tutto rigorosamente in lingua originale sottotitolato in italiano.
Prima dei (miei) cult Point break e Il corvo. Molto prima dell'infatuazione totale per la settima arte, ci fu lei, la serie di Twin Peaks. I segreti di Twin Peaks (1990-91). E che cosa ne avrei mai potuto sapere (capire) del mondo dal di dentro del mio claudicante agglomerato di globuli rossi e un cesto fin troppo pensate di pensieri impauriti di acerbo quattordicenne? Niente di niente. O forse assai, quanto bastava in ogni caso per comprendere lo sfregio di certi silenzi fraternizzare con le inquietudini delle vittime del demone Bob. Io ero già su questo Pianeta quando venne trasmessa in Italia la serie di Twin Peaks.
“Nessuno guardava la televisione, ma nessuno si perdeva una puntata di Twin Peaks” Ha raccontato Emanuela Martini, direttrice del Torino Film Festival, nel corso della presentazione della 2° giornata della rassegna dedicata alla suddetta serie. La celebre giornalista-critico cinematografica ha poi proseguito rivelando ulteriori aneddoti come la presenza (per niente casuale) dei un pettirosso nella sigla e similitudini con le precedenti opere del resista stesso.
Una serie con rarissimi precedenti di vero spessore, ma dalla cui uscita in poi ne sarebbero venute sempre di più fino a un'autentica overdose qualitativa dell'era contemporanea. “Oggi il grande cinema si trova nelle serie” ha spiegato Emanuela, “Ce più tempo e si può osare di più”. Altro punto cruciale, David Lynch era un regista già affermato quando gli venne proposto di girare la serie, della quale sarà costretto dalla Produzione a rivelare il nome dell'assassino molto prima dell'ultima puntata.
Già regista di successo di Eraserhead – La mente che cancella (1977), The Elephant Man (1980) e Velluto blu (1986) nonché fresco di Palma d'oro al Festival di Cannes per il film Cuore selvaggio (1990) con Nicolas Cage e Laura Dern, all'inizio degli anni Novanta, insieme al fido Mark Frost, David Lynch si apprestava a segnare per sempre il corso del piccolo schermo con un prodotto oscuro e ambientato nella provincia solitaria.
Venezia, teatrino di Palazzo Grassi (16-18 marzo 2017). Sono stati tre giorni davvero intensi per chi come il sottoscritto ha assistito a tutto il programma. Curiosamente, il grosso del pubblico si è concentrato sul prologo e l'epilogo della manifestazione, ossia il documentario e il film, lasciando Twin Peaks a pochi affezionati. Non è un caso che alla domanda della Martini su quanti in sala avessero visto la serie, in pochi abbiano risposto affermativo.
A dare il via, David Lynch – The Art Life, un viaggio nell’intera vista del regista, curiosamente un corpo estraneo rispetto alla rivoluzione degli anni 60. Basterebbe questo elemento per comprendere la natura personale dell'uomo. Le mode sono per gli altri, non per lui. Ecco allora David assecondare il fuoco dell'arte che lo accompagna nel cammino della sua vita. Una prima famiglia, la disapprovazione paterna nel voler insistere a creare e poi il grande passo. I primi film e la consacrazione come regista di culto.
Lui è sempre lì, sigaretta in bocca a raccontarsi. Un viaggio una cui unica visione non può essere sufficiente per comprenderne il talento né l'opera stessa ma Venezia ha risposto ancora una volta, "presente!". Dopo l'anteprima nel celebre palazzo a due passi dal Canal Grande infatti, il documentario David Lynch - The Art Life sarà in visione al Cinema Rossini nelle giornate di martedì 28 e mercoledì 29 marzo (sala 2 h. 17.40/ 19.50).
Arriva il momento più atteso. “La madre di tutte le serie d'autore”, come spiega Emanuela. Presto attenzione ma è come essere sullo Space Shuttle. Ti senti ripetere dalla NASA tutte le istruzioni possibili e immaginabili ma vuoi solo partire e finalmente arriva quel momento. Ma ce ancora da attendere. L'ospite racconta dettagli “David e Mark erano in un bar a Los Angeles e lì ebbe la visione del cadavere di Laura Palmer avvolto nella plastica, scena che apre la puntata pilota Passaggio a Nord-Ovest.
Più di tanti altri, ogni stimolo per David Lynch è un pezzo di resoconto. Un tovagliolo sbrodolato di latte può diventare il rifiuto a comprendere un qualche destino. Diversità. Insubordinazione. Scenica ammirazione dei propri monumenti interiori. Nel mondo di David Lynch c'è chi preferisce rivolgere le domande ai ceppi e interrogando il soprannaturale, altri rispondo al citofono delle ambivalenze senza condanne, ma al massimo ulteriori visioni. Adesso la sfida è col silenzio dell'attesa e so già di non essere il solo a fremere all'idea...
Strade perdute - Alice Wakefield (Patricia Arquette) |
I segreti di Twin Peaks - (da sx) lo sceriffo Truman (Michael Ontkean), l'agente speciale Cooper (Kyle MacLachlan), Hawk (Michael Horse) e il vice-sceriffo Andy Brennan (Harry Goaz) |
David Lynch - The Art Life e Luca Ferrari, il giornalista-critico cinematografico, autore di cineluk - il cinema come non lo avete mai letto |
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