Il Viaggio (The Journey) - Martin McGuinness (Colm Meaney) e Ian Paisley (Timothy Spall) |
di Luca Ferrari
Due storie. Due visioni. Due corsie intransigenti. Una nazione. Un popolo. Agli inizi del terzo millennio l'Irlanda del Nord era ancora spaccata in due, stretta da religione e la ribellione dell'IRA. All'orizzonte non sembrava esserci nulla di buono ma ogni tanto il destino sa metterci il proprio zampino, l'uomo abbassa la guardia rispondendo al suo richiamo con lungimiranza e fede (nell'altro). Presentato nella sez. Fuori Concorso (Evento Speciale) della 73° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è uscito sul grande schemo Il Viaggio (The Journey), 2016 di Nick Hamm.
St. Andrews (Scozia), 2006. Il Primo Ministro del Regno Unito, Tony Blair (Toby Stephens), è deciso a sistemare la questione nord-irlandese una volta per tutte. I due protagonisti sono lì, pronti per sfidarsi. Da una parte il rigido predicatore protestante Ian Paisley (Timothy Spall), leader del Partito Democratico Unionista. Dall'altra c'è il repubblicano Martin McGuinness (Colm Meaney), leader del movimento indipendentista Sinn Fein e sostenitore (più o meno dell'IRA). L'accordo sarebbe anche nell'aria ma la realtà è un'altra questione.
Come aveva specificatamente richiesto, al termine della prima giornata Paisley deve abbandonare il summit per inderogabili impegni coniugali. McGuinness allora, in virtù della prassi di far sedere vicini due politici di opposti schieramenti nello stesso mezzo di trasporto per evitare attentati, parte insieme a lui destinazione l'aeroporto di Edimburgo. Al volante c'è l'ignorantello Jack (Freddie Highmore), giovane autista, felice nel raccontare di aver avuto a bordo l'attore Samuel L. Jackson ma incapace di riconoscere i due uomini seduti dietro di lui.
Blair e il suo staff intanto, a cominciare da Harry Patterson (John Hurt), scafato uomo dei Servizi Segreti richiamato per l'occasione, sperano nel miracolo e che quel viaggio possa aiutare a far sciogliere il ghiaccio tra i due storici leader, mai incontratisi faccia a faccia prima d'ora. Sarà davvero così? Può un'ora su quattro ruote riuscire in ciò che uno scontro più che trentennale con accuse e morti non è mai riuscito a fare? Meglio affidarsi alle preghiere e la speranza, o andare oltre le proprie barriere?
Il Viaggio (The Journey) non è solo un pezzo di storia europea che tutti dovremmo conoscere ma getta molti punti interrogativi su ciò che ci aspetta. Troppo facile bearsi del successo della sua conclusione. Quanti ancora sono i dualismi politici che hanno il potere di decidere le sorti di milioni di persone? Ogni volta che sento un Partito criticare a prescindere il proprio dirimpettaio provo un gran sconforto, convincendomi che alla fine non interessi davvero a nessuno di fare il bene di una nazione ma sono il proprio interesse. Mi sbaglio? Smentitemi!
Persa l’anteprima al Festival di Venezia per la concomitanza di altri impegni cinematografici, ho potuto rimediare nel corso dell'unica giornata di programmazione del cinema Giorgione di Venezia, nella piccina sala B. Una nota di colore specifica per spiegarvi quanto ci tenessi davvero a vedere questa pellicola per interrogarmi su di un pezzo della nostra Storia europea, ragionando (anche) sul perché questi due uomini non furono capaci di trovare una soluzione prima risparmiando al proprio popolo inutili sofferenze.
La Storia d’Oltremanica, così come quella di tante altre nazioni europee (in casa e ancor di più fuori) è densa di sangue. Nessun nemico o minaccia esterna. La politica ferrea di Margaret Thatcher portò a costanti ritorsioni dell’IRA e un’esasperazione delle forze regolari britanniche culminate nella tragica e tristemente famosa Domenica di sangue del 30 gennaio 1972 quando o il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'spararono ad altezza uomo nella cittadina di Derry, in Irlanda del Nord. Un fatto ben raccontato nel drammatico Bloody Sunday (2002, di Paul Greengrass).
Se la vicenda (incredibile) tra i due politica affascina con estrema facilità, le due interpretazioni principali sono di vera razza. Dopo essere stato l’ingrugnito pittore Turner (nomination all’Oscar 2015 come Miglior attore protagonista) e l’odioso negazionista David Irving de La verità negata (2016, di Mick Jackson), Timothy Spall tocca ne Il Viaggio un nuovo apice interpretativo. Il suo Paisley è un monolite. Pare sceso dal Monte Sinai. Non concede nulla. “Dicono che l’ultimo - si - lo abbia detto al suo matrimonio” si bisbiglia. Tanto inamovibile quanto deciso e perfino ironico. Testa il nemico fino allo stremo prima di allunargli la propria grinzosa mano.
Colm Meaney è un volto visto e rivisto. Dal Mr Rabbitte patito di Elvis, padre di Jimmy nel cult The Commitments (1991, di Alan Parker - “Questo è il gruppo? Allora gli U2 si cagheranno sotto!” disse) passando per l'action di Con Air (1997, di Simon West) fino al più recente e drammatico The Conspirator (2010, di Robert Redford). Il suo McGuinness è un uomo alla ricerca del dialogo con lo storico rivale che non mai ha voluto incontrarlo, allo stesso tempo sente la responasbilità di non poter tradire la propria gente. Astuzia, ricordi e anche le lacrime. Lui è l’uomo fiero delle proprie lotte, ma conscio che non potranno andare avanti per sempre.
In mezzo ai due pesi massimi, quasi a chiudere il cerchio della vita ci sono il grande vecchio e lo scaltro giovane. Il primo è il grande John Hurt (Chesterfield, 22 gennaio 1940 – Cromer, 25 gennaio 2017) cui di recente cineluk gli ha dedicato un sentito omaggio. L'altro è il londinese classe '92 Freddie Highmore (Neverland - Un sogno per la vita, La fabbrica di cioccolato, Un'ottima annata). L'uno guida l'altro. Hanno una missione (celata) nascosta. A dispetto del contesto molto delicato, entrambi escono dai binari della missione lasciando spazio anche all'improvvisazione esattamente come bisognerebbe fare nella vita.
Anno 2017. Oggi abbiamo tutto. Oggi possiamo accedere in pochi secondi a tutte le informazioni del Pianeta e i suoi archivi, eppure passiamo più tempo dietro futilità e apparenza. Perché? Il Viaggio (The Journey), 2016 di Nick Hamm ha molto da insegnare. Il Viaggio (The Journey), 2016 di Nick Hamm non racconta solo la storia di come due acerrimi rivali capaci di trovare la strada del dialogo. No, c'è molto di più. Per capire cosa, ognuno deve guardarsi dentro e riflettere. Pensarci molto attentamente e poi finalmente agire.
Il Viaggio (The Journey) - da sx: il giovane autista Jack (Freddie Highmore), il Primo Ministro Tony Blair (Toby Stephens) e il navigato Harry Petterson (John Hurt) |
Il Viaggio (The Journey) - Ian Paisley (Timothy Spall) e Martin McGuinness (Colm Meaney) |
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