The Danish Girl - Lily Elbe (Eddie Redmayne) |
“L’altra notte ho fatto il più bel sogno della mia vita” racconta Lily
Elbe (Eddie Redmayne), “Ero una bambina e mia madre abbracciandomi mi chiamava
Lily”. Sono le struggenti parole di una creatura che ha avuto il coraggio di
scegliere se stessa e la propria felicità. La prima transgender della storia
portata sul grande schermo dal regista Tom Hooper in The Danish Girl, in anteprima alla 72° Mostra del Cinema di Venezia.
Einar Wegener (E.R.)
un affermato paesaggista. I suoi quadri vengono esposti nelle più
prestigiose gallerie danesi. Sorte differente invece per l’amata moglie Gerta
(Alicia Vikander: Royal Affair, Anna Karenina, Operazione U.N.C.L.E.), ritrattista. Un innocente gioco di travestimento per farle
finire un quadro prima e passare sotto mentite spoglie a un evento organizzato
dall’amica Oola (Amber Heard), fanno emergere la vera natura di Einar, che è
una donna. Una donna desiderosa di impossessarsi della sua anima.
Gerda lo capisce e sebbene sia comunque innamorata del marito, col passare
del tempo Lily diventa sempre più presente e ad Einar non resta che regredire.
In principio si rivolgono a specialisti col risultato di venire trattato come
un anormale o peggio un pervertito, finendo per subire una fantomatica cura a
base di radiazioni e rischiando in ultima di venire internato per schizofrenia.
Lily non è pazza. È solo una donna che per troppo tempo è rimasta
sepolta in un corpo che non è il suo. A dispetto del ritrovato amico Hans
(Matthias Shoenaerts), colui col quale ebbe una prima pulsione da bambino,
quando incontra un medico che si dice disposto a tentare per la prima volta
l’asporto dell’organo maschile e la costruzione di una vagina, Lily trova la
sua pace. Lily è decisa ad andare incontro a quella felicità che la renderà
completamente se stessa.
A dispetto dell’indubbio valore della pellicola, il contributo di
Eddie Redmayne (The Good Shepered, Marily, La teoria del tutto) è straordinario. La sua timida goffaggine nel porsi dinnanzi ai
collant femminili lasciano emergere una curiosità sempre maggiore e quando in
teatro inizia a provarsi vestiti e parrucca è come un bambino in un negozio di
caramelle. Ancor più imponente (e decisivo) l’attimo in cui nudo davanti allo
specchio si nasconde il pene tra le cosce per vedersi come sarebbe se
fosse stato una donna anche nel corpo e non solo nell’anima.
È impossibile guardare The Danish Girl senza essere attraversati da un
sentimento di rabbia millenaria. Perché oggi, anche nel tanto libero Occidente,
omosessuali e transgender hanno vita dura. Ancora oggi politiche bigotte e
religioni folcloristiche (purtroppo con milioni di adepti che ne seguono i loro
credi) condannano queste persone come sbagliati. Ed è questo il punto.
Che cosa hanno sbagliato? Di che colpa si sono macchiati? Perché i
libri devono essere tutti votati all’unione uomo-donna? Chi l’ha deciso? Chi lo
ha sancito? Nessuno. Al massimo una morale che non si risparmia di sfruttare
gli esseri umani in ogni loro fibra, trattare le donne come oggetti e far
morire persone come mosche. Un film importante The Danish Girl. Un film con un
grande cast e diretto da un regista sensibile (Il discorso del Re, Les Miserabiles). The Danish Girl, un film dove il sogno diventa realtà. E lo sarà
sempre di più.
The Danish Girl (2015, di Tom Hooper) |
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