Manchester by the Sea - il volto provato di Lee Chandler (Casey Affleck) |
di Luca Ferrari
Joe Chandler (Kyle Chandler) è un energico padre di famiglia. Il suo cuore però è debole a causa di una malattia rara, e l'epilogo è quanto di più tragico e inesorabile ci possa essere nella vita. Con la madre lontana e non proprio in perfette condizioni di sanità mentale, il parente più prossimo ad accudire il figlio adolescente Patrick (Lucas Hedges), è l'emarginato zio Lee (Casey Affleck), che d'improvviso viene (ri)chiamato a Manchester by the Sea (2016, di Kenneth Loregan).
Lee Chandler lè l'idraulico tuttofare palazzo di Boston. Conosce molto bene il suo mestiere ma in quanto a relazioni umane è una frana, rispondendo (spesso) male ai clienti. Qualcosa nel suo passato si agita, anzi peggio, lo ha lasciato devastato senza possibilità di ritorno. È un animale ferito (a morte). Non cerca l'aiuto né compassione. Nel presente e futuro della propria esistenza c'è solo la solitudine del seminterrato dove vive, birra e qualche pugno alcolico. Scoperta la malattia, il fratello maggiore lo aveva indicato come tutore di Patrick. Una scelta forse non proprio felice.
Tornato nella sua città natale, arriva anche il fatidico momento dell'incontro con l'ex-moglie Randi (Michelle Williams). Insieme sono stati segnati dal dolore ma mentre lei è andata avanti, lui è rimasto lì. A bofonchiare traumatizzato. Lee cammina ma è come se non uscisse mai. Che soffi il gelido vento o splenda un sole estivo, lo strazio mummificato ha ormai messo radici nella sua anima e nulla è capace di sradicare ciò che si porta dentro, nemmeno un nipote rimasto orfano di padre.
Patrick al contrario reagisce subito. Un po' se l'aspettava, un po' sente il frastuono di una nuova vita che dovrà affrontare. Il suo allenatore di hockey (Tate Donovan – uno degli ostaggi "iraniani" di Argo) gli offre conforto ma preferisce trovarlo tra sbaciucchiamenti (e non solo) con le fidanzate Silvie (Kara Hayward) e Sandy (Anna Baryshnikov), ignare rispettivamente l'una dell'esistenza dell'altra.
Patrick è ben educato e molto ben disposto verso la madre Elise (Gretchen Mol), che all'insaputa del padre, sentiva via e-mail. Adesso la donna ha un nuovo fidanzato, il cattolicissimo e un po' viscido Jeffrey (Matthew Broderick). Quanto durerà la convivenza tra Patrick e Lee? Il grande di famiglia se lo vorrebbe portare a Boston, l'adolescente vuole (ovviamente) restare a Manchester by the Sea dove c'è tutta la sua vita e l'eredità paterna, materiale e spirituale.
Già vincitore del Golden Globe e BAFTA 2017 per la suddetta interpretazione, ora Casey Affleck (Ocean's Eleven, Gone Baby Gone, Interstellar) proverà a centrare anche l'Oscar come Migliore attore protagonista. Una sfida questa che lo vedrà opposto ad Andrew Garfield (La battaglia di Hacksaw Ridge), Denzel Washington (Barriere), Ryan Gosling (La La Land) e Viggo Mortensen (Captain Fantastic).
Alla serata degli Academy poi, Manchester by the Sea concorrerà anche per la Miglior regia e sceneggiatura originale (Kenneth Lonergan), Miglior attore non protagonista (Lucas Hedges) e Miglior attrice non protagonista (Michelle Williams). Niente nomination invece per Kyle Chandler, volto del grande schermo, anch'esso nel cast di Argo (diretto da Ben Affleck), e co-protagonista di altre importanti pellicole come Carol (2015 - era il marito di Cate Blanchett) ) e lo "Scorsesiano" The Wolf of Wall Street 2013), dove interpretava l'agente federale che incastra Jordan "Leonardo DiCaprio" Belfort.
L'interpretazione di Casey Affleck è impeccabile e di sicuro vedere la sua performance in lingua originale l'avrebbe ulteriormente valorizzato. Forse è anche troppo perfetta. È più facile raccontare il dolore che far emergere una risata. Il protagonista parla lo stretto necessario. È scontroso, irritabile ed egoista. Pensa solo al proprio dolore, dimenticandosi che c'è un adolescente dinnanzi a lui che ha appena perso il proprio padre. Lee Chandler si vota all'auto-martirio accettando una vita di espiazione senza onore né memoria.
Qualche perplessità anche sulla figura del giovane Patrick. Senza madre, con il papà appena morto e alle prese con uno zio più problematico che mai, vive questa nuova fase della sua vita praticamente senza problemi a parte un piccolo sfogo. Gioca a hockey, suona in un gruppo rock e ha una vita sessuale assai movimentata. A tratti la morte del padre sembra più una scocciatura per il proseguo della vita che non un effettivo trauma capace di minare quanto meno l'immediato vivere.
Finale sussurrato nello strascico dello "stra-abusato" adagio di Albinoni, Il vento soffia sul mare. La vita scorre via. Il mondo si divide. Chi vuole vivere da una parte, chi vuole soggiornare nell'oblio paludoso dall'altra. Non ci sono questioni in sospeso nel ticchettio di Manchester by the Sea (2016, di Kenneth Lonergan). I macigni guardano imprigionati le scorribande delle nuvole e delle stelle. Gli echi dei propri demoni hanno chiuso le finestre e i propri occhi, rincorrendosi all'infinito in un labirinto a unica stanza e in moto perpetuo.
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