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giovedì 9 febbraio 2017

John Hurt, è tempo di onorare... Sua Maestà

Sua Maestà viene da Las Vegas - Lord Percival Graves (John Hurt)
Fiero. Orgoglioso. So British! E come avrebbe detto Lord Percival Graves in Sua Maestà viene da Las Vegas (1991), "Io vi dico è tempo di onorare la memoria di John Hurt (1940-2017)!".

di Luca Ferrari

Caratterista. Protagonista. Spietato. Altezzoso. Borderline. La carriera cinematografico-teatrale di John Hurt è un universo costellato di tanti e variegati ruoli, cominciando a farsi davvero notare nel segno del dramma incarnando l'eroinomane Max in Fuga di mezzanotte (1978 di Alan Parker) e il deforme Joseph Merrick di The Elephant Man (1980, di David Lynch). Pellicole queste con cui l'attore britannico ha ottenuto le due uniche nomination della carriera ai Golden Globe e agli Oscar, vincendo un solo "globo d'oro" per il più datato.

Dal lontano Un uomo per tutte le stagioni (1966, di Fred Zinnemann) al biopic Jackie (2016, di Pablo Larrain), film presentato a Venezia 73 con protagonista la premio Oscar Natalie Portmn nei panni (insanguinati) della vedova Kenendy. Lì nel mezzo, cinquant'anni di cinema e oltre 120 interpretazioni sul grande schermo dove John Vincent Hurt (Chesterfield, 22 gennaio 1940 – Cromer, 25 gennaio 2017) ha lasciato il segno.

In tempi più recenti, oltre alla saga di Harry Potter, è stato al servizio del sig. Dickinson nel poetico Dead Man (1995, di Jim Jarmusch) e dieci anni dopo lo spietato Cancelliere Adam Sutler nella dittatura non così impensabile di  V for Vendetta (2005, di James McTengue). In tempi più recenti ha preso parte al corale La talpa  (2011, di Tomas Alfredson), film presentato in concorso a Venezia 68, e ancora diretto da Jarmush nel cupo Solo gli amanti sopravvivono (2014) insieme a Tom HiddlestonTilda Swinton e Mia Wasikowska.

Dei tanti ruoli interpretati, la performance in Sua Maestà viene da Las Vegas (1991, di David S. Ward) ha un qualcosa di speciale. Sua Maestà viene da Las Vegas è un film divertente, a tratti romantico e anche commovente con la chicca della scatenata performance “reale” di Good Golly Miss Molly (cover di Little Richards). Londra, buoni sentimenti e scontri caratteriali British-USA. Un film da vedersi tanto in solitaria sua in compagnia di un amico fraterno (cine-fotografo a Venezia73 così come alle ultime nove edizioni del festival veneziani), magari addentando un bel cheeseburger o fish & chips che sia.

Durante una normale session fotografica, a causa di un cavo inzuppato di pioggia, l'intera Famiglia Reale passa a miglior vita. Occorre dunque trovare un erede e al più presto. Incredibile a dirsi, il solo che abbia ancora sangue blu Windsor è il cantante (squattrinato) da sala, Ralph Jones (John Goodman) di Las Vegas, USA. Il destino però alle volte sa fare strani scherzi, così ecco passare il corpulento musicista da una scialba vita nella capitale del vizio a essere servito & riverito a Buckingham Palace.

L'avvento del nuovo re d'Inghilterra però, non fa esattamente "tutti" felici. E qualcuno, che vorrebbe rivedere i Tudor a regnare sulla Gran Bretagna, l'infido Lord Percival Graves (John Hurt), inizia a tramargli contro. Fortuna che al fianco dell’impacciato neo-sovrano ci sono i leali Cedric Willingham (Peter O'Toole), Duncan Phipps (Richard Griffiths), l'attenta guardia del corpo Tommy McGuire (Niall O'Brien) e la dolce Miranda (Camille Coduri), conosciuta in uno strip-club londinese, agli esordi del proprio regno.

Re Ralph ci prova ma il compito è arduo e come se non bastasse gli viene imposto di sposare la Principessa Anna di Norvegia (Joely Richardson - grandioso il doppiaggio "basso tuba" in italiano", ndr). Lord Graves però è in agguato, e con l'involontaria complicità della sua fiamma Miranda, cala il proprio asso nella manica al ballo in onore dei Reali di Norvegia, ottenendo proprio quello che voleva: una frittata colossale e un sovrano ormai indifendibile e condannato all'auto-abdicazione. Che la figuraccia sia costata anche migliaia di posti di lavoro, all'aristocratico non interessa niente.

L'indomani, davanti alla Camera dei Comuni e dei Lords, Lord Percival Grey è furioso e tuona contro il sovrano con un discorso potente e da grande oratore. Parole al termine delle quali l'intero Parlamento si alza in piedi per applaudire Graves. Ed è insieme a loro che cineluk-il cinema come non lo avete mai letto si unisce per omaggiare quel grande attore che è stato e resterà sempre John Hurt, e lo fa trascrivendo integrale quell'epico discorso scandito in Sua Maestà viene da Las Vegas.

"Mai, in tempi recenti, un monarca aveva tanto coperto di vergogna e imbarazzato questo paese!" arringa Lord Percival - Hurt -, "Dobbiamo restarcene inerti, fare buon viso e aspettare che si compia il degrado delle nostre più sacre tradizioni ad opera di questo scriteriato e maldestro guitto venuto da oltreoceano? Io vi dico no! Io dico che è anche tempo di recuperare il nostro retaggio. Io vi dico che è tempo di recuperare il nostro orgoglio nazionale. Io vi dico signori che è tempo di agire e di recuperare il nostro trono!".

Sua Maestà viene da Las Vegas (in lingua originale),

Sua Maestà viene da Las Vegas - (da sx) Graves, il Primo Ministro (J. Villiers) e Willingham (Peter O'Toole)
Sua Maestà viene da Las Vegas - (da sx) la giovane Miranda (Camille Coduri) e Lord  Graves (John Hurt)
Sua Maestà viene da Las Vegas - Un perplesso Lord Percival Graves (John Hurt)
Sua Maestà viene da Las Vegas - Lord Graves (John Hurt) tuona in Parlamento
Sua Maestà viene da Las Vegas - Lord Percival Graves (John Hurt) al cospetto di re Ralph (John Goodman)
Lido, 68° Mostra del Cinema - John Hurt alla prima veneziana de La talpa © La Biennale foto ASAC

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