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martedì 30 dicembre 2014

Walt Disney, "Si fidi di me sig.ra Travers..."

Saving Mr. Banks - Walt Disney (Tom Hanks)
Dove la ragione non arriva, ci pensa il cuore a scavare nell'anima tormentata dell'essere umano. Così accadde tra Walt Disney e Pamela Travers.

di Luca Ferrari

Voce calda, quasi misericordiosa, in stato di sentimentale avanzamento. Lui, Walt Disney. Schiena diritta, incuneata all'indietro in stile chi va là, pronta all'ennesima difesa della propria maschera. Lei, Pamela Travers. Lui si rivolge a lei. Nessuna supplica. Nessuna nuova proposta. Solo un racconto sulla vita. Della propria vita. Un segmento in comune per entrambi, destinazione la realtà di futuro migliore. Più gioioso. Più ispirante per chiunque di qui in avanti.

A cinquant'anni dallo sbarco sul grande schermo di Mary Poppins (1964, di Robert Stevenson con Julie Andrews e Dick Van Dyke), il regista-sceneggiatore John Lee Hancock ha voluto raccontare quel "dietro le quinte" (Saving Mr. Banks, 2014) che vide il magnetico Walt Disney inseguire la scrittrice Pamela L. Travers per ottenere i diritti a girare la sopracitata pellicola, trasposizione dall'omonima opera letteraria.

Ricevuto l'ennesimo e definitivo rifiuto dell'acida scrittrice, Walt capisce che deve scavare di più per comprendere cosa si celi dietro tutta questa rigidità. Non ci pensa due volte e vola fino a Londra, così, quando si trova nell'appartamento della sig.ra Travers, non è più un produttore né un uomo d'affari che sta parlando ma solo un uomo con il suo carico di vita e dolori. Un amico sincero e comprensivo che le parla con il cuore aperto. Un cuore sofferente quanto quello di lei, ma deciso (lui) d andare avanti nella vita senza restare nella melma del passato.

Una scena piena di calore dove le parole di “Walt Hanks” non possono non commuovere, riuscendo a far breccia perfino nell'impenetrabile scorza di “Emma Travers” (datele l'Oscar), con ben più di un rossore attorno e dentro le sue pupille di figlia diventata adulta troppo presto. Quasi un  monologo. Un'arringa d'amore, per Mary Poppins e la vita...

“Non sono i bambini che viene a salvare, ma il padre. Suo padre. Travers Goff. Deve averlo amato e ammirato molto per prendere il suo nome. È per lui che fatto tutto questo, vero?” dice a cuore aperto Walt Disney (Tom Hanks) a Pamela Travers (Emma Thompson), “Il perdono sig.ra Travers, io l’ho imparato dai suoi libri. La dia a me, sig.ra Travers. Mi affidi la sua preziosa Mary Poppins. Non la deluderò. Giuro che ogni persona che entrerà in un cinema vedrà che George Banks verrà salvato. Tutti ameranno lui e i suoi bambini.

Si torceranno le mani quando perderà il lavoro. Piangeranno per i suoi affanni. E quando farà volare quell’aquilone, tutti canteranno. Gioiranno. Per le generazioni a venire George Banks sarà ben voluto. George Banks sarà per sempre riabilitato. George Banks e tutto ciò che rappresenta, salvato. Certo, forse non nella vita ma nell’immaginazione. Perché è questo che facciamo noi narratori. Ristabiliamo l’ordine con l’immaginazione. Infondiamo speranza senza sosta, ancora e ancora. Si fidi di me sig.ra Travers. Mi metta alla prova”.

Saving Mr. Banks - Pamela Travers (Emma Thompson)

venerdì 12 dicembre 2014

La magi(c)a di Woody Allen in the Moonlight

Magic in the Moonlight - Sophie (Emma Stone) e Stanley (Colin Firth)
Una storia pungente. Una sceneggiatura affiatata. Nessuno spot di città. La magia di Woody Allen risplende alla luce di un Firth-Stoniano chiaro di luna.

di Luca Ferrari

Lui è un cinico ateo materialista che crede solo ed esclusivamente nella logica. Lei una medium dai poteri a prova di mago scopri-bufale. Sullo sfondo appena tratteggiato della Costa Azzurra, il pluri-premio Oscar Woody Allen dirige una commedia capace di esaltare in pieno le doti dei due protagonisti, Colin Firth ed Emma Stone. Magic in the Moonlight (2014).

Francia, anni '20. Stanley Crawford (Colin Firth) è un illusionista di fama mondiale. Quando è sul palco però, è truccato in modo irriconoscibile da cinese con il nome d'arte di Wei Ling Soo. Sega le persone in due. Fa sparire gli elefanti sotto gli occhi estasiati del pubblico. Sa fare di più. Ha un debole per i ciarlatani. Coloro che si spacciano per dialogatori con l'aldilà. Li smaschera sempre. Adesso però c'è qualcuno che nemmeno l'amico-collega Howard (Simon McBurney) è stato in grado di cogliere in castagna. Il suo nome è Sophie Baker (Emma Stone). La sfida è lanciata.

Teatro dello scontro, la lussuosissima tenuta degli Catledge dove scorrazza l'ingenua vedova Grace (Jacki Weaver), in balia di Sophie e la madre manager (Marcia Gay Harden), mentre il figliolo Brice (Hamish Linklater) è del tutto perso per la bella e affascinante sensitiva, disposto a ricoprirla di ricchezza, una proposta di matrimonio e perfino finanziare una fondazione per gli studi sul paranormale. Di certo se c'è qualcosa di losco, è arrivato l'uomo giusto per far cessare il subdolo spettacolo. 

Pochi attori con un viso apparentemente innocuo e imbambolato come Colin Firth sono capaci di grande interpretazioni (l'Oscar nel Il discorso del re è solo uno dei tanti esempi) e allo stesso tempo duettare con attrici del calibro di Cameron Diaz, Renèe Zellweger, Emily Blunt fino all'attuale partner di grande schermo Emma Stone. Sono lontani i tempi in cui l'arrogante calzamaglia di Lord Wessex lo faceva disgustare agli occhi (e al cuore) della bella Viola De Lesseps (Gwyneth Paltrow), in love with Shakespeare. Oggi il protagonista, romantico quando serve, è lui.

Nell'ultima fatica Alleniana poi la simbiosi col nevrotico regista newyrokese  è a dir poco totale. Sembra di sentirlo parlare Woody nelle sue altezzose conversazioni. Stanley è sprezzante e invulnerabile nella sua personalità. Ha inamovibili certezze. La sola capace in qualche modo di intenerirlo è l'amata zia Vanessa (Eileen Atkins), la donna che lo ha cresciuto. Adesso però c'è una “femmina” che sta suscitando la sua curiosità ben oltre il solido e scientifico sentimento provato e contraccambiato per l'attuale fidanzata.

Sophie va oltre l'umana comprensione di Stanley. Sono troppe le informazioni che la giovane è in grado di far emergere senza alcuna apparente informazione, ma basandosi solo ed esclusivamente su vibrazioni dell'inconscio sempre azzeccate. E il mago alla fine capitola. Chiama perfino la stampa per farla conoscere, facendo mea culpa sulle sue sballate convinzioni. Almeno così sembra.

Woody non sbaglia più. Dopo il non troppo convincente Midnight in Paris (2011) e l'insignificante To Rome with Love (2012), era tornato a farsi  davvero sentire con Blue Jasmine (2013), fornendo così a Cate Blanchett il personaggio con cui vincere la seconda statuetta agli Academy. Ora è il turno di una sfida emotivo-verbale tra due attori agli antipodi culturalmente e anagraficamente. Colin, inglese classe '60. Emma, statunitense classe '88. La differenza di età però svanisce dinnanzi a ciò cui la vita non ha ancora preparato nessuno. Questa è la magia. Dell'esistenza e del cinema. E se fosse lo stesso? Per Woody Allen lo è.


Magic in the Moonlight -
da sx, Stanley (Colin Firth), zia Vanessa (Eileen Atkins) e Howard (Simon McBurney)
Magic in the Moonlight - mamma Baker (Marcia Gay Harden) e Sophie (Emma Stone)
Magic in the Moonlight - Sophie (Emma Stone)
Magic in the Moonlight - Stanley (Colin Firth) e Sophie (Emma Stone)