La vera storia di Benjamin Mee e di come si trasferì a vivere al Dartmoor Zoological Park. Dirige Cameron Crowe sulle note (anche) dei Temple of the Dog.
di Luca Ferrari
Genitore single segnato dal precoce lutto della propria amata metà. Figli da crescere in una vita che deve per forza cambiare e ripartire. Poi d'improvviso l’occasione di vivere qualcosa del tutto fuori da ogni logica in compagnia di animali. Tratto dal libro autobiografico We Bought a Zoo, il regista premio Oscar Cameron Crowe dirige La mia vita è uno zoo (2011).
Per Benjamin Mee (Matt Damon) rimettere in piedi il Dartmoor Zoological Park non è la classica scommessa di business. È l’inizio del sentiero poco battuto, dove per entrarci e non farsi schiacciare, si ha bisogno di quei famosi 20 secondi di insano coraggio che il fratello Duncan (Thomas Haden Chruch) gli ha sempre parlato. 20 secondi di follia e/o romantica poesia. Un salto nel "verde" alla ricerca e conquista di una nuova vita
Le storie di Crowe (Jerry Maguire, Almost Famous, Pearl Jam Twenty) non sono mai banali. Tanto nel tratteggiare i cambiamenti emotivi, quanto nel collocare la canzone perfetta al momento giusto. E anche in questa nuova pellicola non sgarra una nota. Il tappeto sonoro del film tocca l’apice in un momento di relax nel ristorante dello zoo, quando dal juke box viene selezionata l’immortale Hunger Strike dei Temple of The Dog.
E mentre c’è chi sta ricostruendo la propria esistenza, qualcun altro deve fare i conti con i demoni solitari della propria adolescenza, l'adolescente Dylan (Colin Ford), nelle cui nubi entrerà il sorriso contagioso di Lily (una sempre più brava Elle Fanning), che dopo aver salutato i neo-inquilini con l'eloquente cartello “WELCOME BRAVE NEW OWNERS – benvenuti nuovi coraggiosi proprietari”, cotta del coetaneo ma non ricambiata, inizierà a ignorarlo fino a concedergli un'ultima chance con una nuova scritta dipinta: “IF YOU LOVE ME, LET ME KNOW – se mi ami, fammelo sapere”.
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