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Running Point - Isla Gordon (Kate Hudson) |
Cosa succederebbe se la guida di una storica franchigia NBA passasse all'improvviso a un'inesperta festaiola? Preparare i popcorn, su Netflix è sbarcata la serie Running Point (2025).
di Luca Ferrari
Il basket è un affare di famiglia, fragile o strampalata che sia. Ce la farà un'apparentemente svampita bionda californiana a riportare in auge la storica franchigia dei Los Angeles Waves e nel contempo sopravvivere a invidie domestiche e stereotipi macho-imbranati? E quello che scopriremo, seguendo le divertenti vicende della serie Running Point (2025), disponibile su Netflix, e realizzata da Elaine Ko, Mindy Kaling, Ike Barinholtz e David Stassen. Niente melodrammi italiani con le tipiche miserie familiari bensì una commedia spezzettata in più puntate (10) con una famiglia non esattamente esemplare. E chissà che quel rosso acceso non sia un velato tributo al Chas (Ben Stiller) Tenenbaumiano di Wess Anderson, Non resta che iniziare a vederla comodamente spaparanzati in divano o qualsiasi branda.
Isla Gordon (Kate Hudson) è la tipica giovane donna (molto) benestante e dedita alla bella vita senza alcuna prospettiva. Tutto cambia quando il fratello maggiore Cam (Justin Theroux), presidente della squadra di basket Los Angeles Waves, finisce in riabilitazione e a sorpresa lascia la guida all'inesperta Isla, a dispetto dei fratelli Ness (Scott MacArthur) e Sandy (Drew Tarver), già impegnati nell'azienda sportiva di famiglia. Lo sgomento è di tutti e com'è inevitabile in qualsiasi "buona famiglia", dopo si passa al sabotaggio, sempre che nel frattempo la neo-Presidente non ne combini già di sue. Esperienza in effetti ne ha davvero poca, ma come potrà gestire il tutto e per di più in un momento in cui la squadra è in forte crisi di risultati? Fortuna sua che può contare sul capo dello staff, nonché sua migliore amica, Ali Lee (Brenda Song) e in parte, anche sul feeling umano-imprenditoriale con il coach della squadra, il pacato Jay Brown (Jay Ellis).
Volente o nolente, per Isla è arrivato il momento di mettersi in gioco e la sfida è davvero ardua. Dovrà conquistare la fiducia dei suoi collaboratori più stretti, anche a costo di scendere sul piede di guerra (o quasi) e in parallelo aggiustare la squadra in modo da non essere la causa della stagione fallimentare, a cominciare dal contratto del controverso Travis Bugg (Chet Hanks), forte guardia ma dal carattere difficile e desideroso di cambiare aria. Che fare? Meglio tenersi un giocatore forte ma complicato e capace di spaccare uno spogliatoio o liberarsene come ai piani alti vorrebbero? C'è poi la questione sponsor, dove il tocco femminile non mancherà di stravolgere visioni secolari. Insomma, per la nuova presidente dei Waves la vita è davvero dura. Un impegno 24 ore su 24 che la farà trascurare l'amorevole fidanzato Lev (Max Greenfield).
In un panorama di serie sempre più votato al crime e scenari sci-fi apocalittici, Running Point è una rigenerante "schiacciata" d'aria fresca. Ok, lo ammetto. Da un paio d'anni ormai, non faccio altro che scrivere di pallacanestro in ogni sua forma. Aperta l'app di Netflix, mi è bastato mettere a fuoco i trofei Larry O'Brien che si assegnano alla squadra vincitrice del titolo NBA per non avere dubbi su cosa guardare nei giorni successivi. A questo si aggiunga la presenza di Kate Hudson (Quasi famosi, Mona Lisa and the Blood Moon, Glass Onion: Knives Out), personalmente sempre apprezzata fin dagli spensierati tempi della brillante commedia Come farsi lasciare in 10 giorni (2003) e incontrata alla 69. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia in occasione dell'anteprima ufficiale del film Il fondamentalista riluttante (2012, di Mira Nair).
Running Point non è lo showtime dei Lakers anni '80. Running Point non è l'ego Jordaniano di The Last Dance. Running Point parla di pallacanestro e della famiglia che gestisce la squadra. Una famiglia dove ognuno sembra (voler) andare in una propria e personale direzione, avvicinandosi di tanto in tanto agli altri solo per mera convenienza. Running Point unisce sport e commedia senza eccedere in nessuno dei due lati. Anche quando saranno costretti ad aggiornare i propri legami, non mancheranno colpi bassi, carezze ma allo stesso tempo, anche risate. Isla Gordon si scopre una tosta e lo diventerà sempre di più ma è sempre un essere umano. Vince e perde. La fiducia e il sangue vanno conquistati, proprio come una vittoria sul parquet. In attesa di godersi una nuova partita di basket dell'NBA o più semplicemente assistere a un match dal vivo di minibasket del proprio figlioletto, Running Point è la serie che fa proprio per me e consiglio a tutti voi.
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Running Point - (da sx) Isla Gordon (Kate Hudson), Sandy (Drew Tarver), Ness (Scott MacArthur), e Ali (Brenda Song) |
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