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venerdì 9 dicembre 2022

Argentina 1985, processiamo la dittatura

Argentina 1985 - i PM Strassera (Ricardo Darin) e Ocampo (Peter Lanzani) © Lina Etchesuri

Nel processo alle Juntas, per la prima volta nella storia la giustizia civile condannò una dittatura militare. Presentato a Venezia79, Argentina 1985 è ora disponibile su Prime Video.

di Luca Ferrari

Le forze armate hanno preso il potere con la forza deponendo il legittimo Governo Peron. Per l'Argentina ha inizio il più tragico degli incubi: la dittatura. Un'epoca atroce fatta di omicidi efferati, sparizioni forzate (desaparecidos) e torture. Tutto questo autorizzato e voluto dall'autorità costituente. A metà anni '80, quando gli equilibri erano cambiati, il mondo civile portò alla sbarra quei macellai. Presentato in concorso alla 79° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Argentina 1985 (di Santiago Mitre, 2022) racconta il processo "più importante dopo Norimberga". Argentina 1985 è ora disponibile su Prime Video.

L'Argentina è in fermento. L'Argentina post-dittatura è pronta a riprendere in mano le redini della propria società democratica. Prima però, bisogna affrontare i demoni peggiori, guardando in faccia gli artefici dell'orrore e soprattutto, condannarli. Viene così affidato al navigato pubblico ministero Julio César Strassera (Ricardo Darin) un incarico senza precedenti: processare per crimini contro lo Stato (e l'umanità) la giunta militare guidata dall'ex-presidente Videla e gli altri generali. In questa difficile battaglia non certo priva di rischi, viene affiancato dal giovane collega Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani) e altri acerbi ma volenterosi avvocati, desiderosi di iniziare a scrivere un nuovo capitolo per il loro Paese.

I militari hanno perso il potere ma non hanno certo intenzione di farsi processare senza difendersi e chi è abituato a usare la forza, non conosce che un solo linguaggio, l'intimidazione. Per Strassera e la sua famiglia, così come per tutto il suo staff, ha inizio un periodo di stress inaudito tra costanti minacce di morte. Il tempo per allestire l'accusa è poco ma tutti insieme "Borsellinamente", riescono nell'impresa portando a deporre centinaia di testimoni che racconteranno storie atroci di sparizioni forzate e torture inaudite, come una donna costretta addiittura a partorire legata e bendata. Forse è davvero troppo e la giustizia civile deve cambiare il corso della storia argentina. Per sempre!

"Nonostante le leggi d'impunità promulgate negli anni a seguire, il desiderio di memoria, verità e giustizia non si è mai fermato. Dalla riapertura dei processi sono state condannate più di 1000 persone per crimini contro l'umanità. I processi ancora in corso sono centinaia". Con questa frase Argentina 1985 si congeda. Nel momento stesso in cui la leggevo, ho pensato all'Italia, e a come tutto questo non sia mai successo. Agli inizi degli anni '20 una dittatura prese il potere, torturando e uccidendo chiunque non fosse su quella linea. Di mezzo ci fu una guerra mondiale e tutto quell'orrore fu ammassato e nascosto in uno dei tanti e spaziosi armadi del Bel paese. Dove sono i processi ai gerarchi fascisti? Dove sono i processi pubblici a quegli aguzzini che tornarono alla vita senza nemmeno un giorno di galera?

Dal grande schermo al mondo del pallone, un'ulteriore riflessione. In questi giorni in Qatar, si stanno svolgendo i Mondiali di calcio e ogni qual volta si parli di Argentina, viene subito rinvangata la partita della nazionale Albiceleste contro l'Inghilterra (Messico, 1986). Una partita in cui Diego Armando Maradona prima bleffò in modo scandaloso segnando di mano e poi siglò il raddoppio con un'incredibile azione personale. La vittoria argentina venne enfatizzata come una sorta di rivalsa della nazione sudamericana verso il governo di Sua Maestà per la guerra (persa) delle Falklands (1982), trascurando il fatto che il conflitto fu iniziato dagli stessi generali argentini e che la conseguente disfatta militare, contribuì in modo determinante a far crollare il consenso del regime militare che aveva preso il potere con un colpo di stato nel 1976.

Il calcio, e lo sport in generale, possono cambiare la politica? No, non è quello il loro ruolo ma nel caso specifico dell'Argentina, oltre ai gol e le vittorie, bisognerebbe anche ricordare qualcosa d'altro e un po' più spesso. Per esempio nel 1978, mentre il capitano dell'Argentina riceveva da Videla la coppa del mondo vinta in casa, in quello che verrà poi soprannominato il Mondiale della Vergogna, in altri stadi si torturava senza pietà. E se è vero che lo sport non può e non deve sostituire ciò che le opposizioni dovrebbero fare, è altrettanto vero che c'è anche chi ebbe il coraggio di vincere, pur sapendo cosa sarebbe accaduto se lo avesse fatto. Tutto ciò accadeva realmente (e tragicamente) nel 1942, nella cosiddetta "partita della morte", da cui John Huston si ispirò per il suo cult Fuga per la vittoria (1981). Una sfida quella, del tutto diversa dalla farsa andata in scenaparecchi anni dopo in Cecenia (2011), con in campo il presidente-dittatore Kadyrov insieme a grandi nomi (mercenari) del calcio mondiale, Maradona incluso.

Argentina 1985, il trailer

Venezia79 - il red carpet di Argentina 1985 © La Biennale foto ASAC
Venezia79 -il red carpet di Argentina 1985 © La Biennale foto ASAC
Venezia79 - la presentazione di Argentina 1985 © La Biennale foto ASAC
Argentina 1985