Interstellar - Murph (Jessica Chastain) |
di Luca Ferrari
Devo ancora riprendermi. Faccio fatica a digerirlo. Insolitamente ai miei trend cinematografici che poco hanno a che sbavare con la fantascienza, mi sono infilato in una sala buia per assistere alla visione di Interstellar. Gusto momentaneo a parte, non era una scelta particolarmente entusiasmante per il sottoscritto. Del film se ne parlava troppo. Di Christopher Nolan si scrive a ripetizione, e in più le due 2,45 h. di visione non mi facevano impazzire di gioia. Risultato? Nemmeno un secondo di smarrimento o di occhi cadenti. Un viaggio interstellare tanto realistico quando inimmaginabile.
Dimenticatevi (per un po’) di Stanley Kubrick e la sua celeberrima Odissea. Cancellate dalla vostra memoria Gravity (2013, di Alfonso Cuarón)) e i tanti viaggi spaziali fin troppo improbabili. La Terra è in difficoltà, ma non siamo ai livelli cannibali di The Road (2009, di John Hillcoat). La sola speranza sarebbe abbandonarla trovando un altro mondo abitabile, ma tutti sanno che nella nostra Galassia non vi è un altro pianeta con le condizioni di vita terrestre. Come si fa allora? Qualcosa in effetti si potrebbe fare, ma è molto, molto lontano.
Senza che il resto del pianeta ne sia al corrente vi sono già state missioni verso nuovi mondi. A guidare l'ultima c'è Cooper (Matthew McConaughey), padre vedovo di due figli, oggi agricoltore per ragioni di sopravvivenza ma ex-pilota della NASA. Il caso (almeno così sembra) lo conduce a bussare alla porta dei suoi ex-datori di lavoro, scoprendo qualcosa di inimmaginabile. Dalle parti di Saturno c’è un buco nero attraverso il quale è possibile raggiungere mondi abitabili. Già altri valorosi astronauti si sono spinti fin laggiù. Realizzatore del progetto, il suo mentore, il professor Brand (Michael Caine).
Pur con le lacrime rabbiose della figlia Murph (Mackenzie Foy), vuole e deve partire. Qualcosa o qualcuno sembra averlo scelto per quest’ultima missione, anche se una strana forza di gravità scrive sul quaderno della piccola di restare. Lui però va. Al suo fianco, la figlia di Brand stesso, la biologa Amelia (Anne Hathaway), due scienziati e due robot. Ha inizio un viaggio a più dimensioni, dove un’ora vissuta in uno di quei pianeti equivale a sette anni terrestri.
Cooper non è un eroe. Accetta la missione poiché convinto che senza di lui la Terra non avrebbe nemmeno una possibilità. È preparato a stare solo e affrontare l'ignoto, ma quando si ritrova la figlia ormai cresciuta (Jessica Chastain) che gli lascia un video-messaggio, e praticamente sua coetanea, la tensione del suo viso si scioglie in lacrime più coinvolgenti di qualsiasi esasperato e futile 3D.
“Era da un bel po' di tempo che non andavo al cinema e in principio questo titolo mi era sfuggito. O meglio avevo deciso di non spendere 7,5 euro” commenta sincero il veneziano Andrea Venerando, “Poi però la polemica che si era sollevata sulla lunghezza del film, sulle inesattezze, etc. unita a una sana dose di curiosità (ammetto che adoro i film catastrofici-catastrofisti) mi hanno spinto a entrare in sala. Tre ore dopo di film senza interruzioni e con il collo che me le farà pagare tutte, posso dire di essere rimasto angosciosamente soddisfatto.
È stato impossibile non restare incollati alla poltroncina senza perdere nemmeno un secondo. Insomma, soldi ben spesi. Film ben fatto e finalmente realistico. Per la prima volta (non la seconda dopo Gravity) le esplosioni nello spazio sono state magnificamente silenziose. Le polemiche sulle, chiamiamole “licenze poetiche” del regista, sono del tutto immotivate. Signori, è un film e non un documentario di fisica quantistica. Una volta tanto è l'uomo la causa della sua rovina, non degli strani omini verdi ma allo stesso tempo è l'uomo (speriamo anche nella realtà) l'artefice del proprio destino”.
Oltre a un grande cast nel quale figurano anche Matt Damon (Dr. Mann), Casey Affleck (Tom cresciuto) e John Lithgow (Donald, il suocero di Cooper), il grande merito di Nolan è aver tenuto una storia così lunga senza facili effetti suspense, mostrando uomini e donne privi di qualsiasi corazza cinico-Marvelliana, ma animati al contrario anche nel cosmo più lontano dagli stessi egoismi e legittimi sentimentalismi.
Interstellar colpisce. Fa riflettere in un modo diverso. Non ha morale. Non usa escamotage per farci credere che se ci sapremo prendere tutti per mano, qualcosa cambierà e non saremo risucchiati nel vortice dell'auto-distruzione. C'è qualcosa di più profondo. Di più possibile.C'è qualcosa di universalmente nostro che ci appartiene oltre ogni confine.
Interstellar - Murph (Mackenzie Foy) e Cooper (Matthew McConaughey) |
Interstellar - Cooper (Matthew McConaughey) |
Interstellar - Amelia (Anne Hathaway) |