Captain Fantastic - Ben Ross (Viggo Mortensen) e i suoi sei figli |
di Luca Ferrari
Bambini e adolescenti che conoscono la Costituzione meglio di chi sta a Washington e forse anche alla Casa Bianca. Bambini e ragazzetti capaci di leggere libri con passione, imparando a ragionare usando la propria testa. Bambini e adolescenti un po' troppo lontani dall'esasperato consumismo della società. Nel verde dei boschi dello stato di Washington, sulla costa occidentale, vive Ben Cash (Viggo Mortensen) e i suoi sei figli. Ben li addestra. Ben li istruisce. Ben li mette al prova. Ben li tiene al riparo da un mondo ormai privo di sogni e umanità. Captain Fantastic (2016, di Marc Ross).
Cultura (esasperata) da una parte, ipocrisia e controllo dall'altra. Perché non ci può mai essere posto per una via di mezzo? Ben è un padre e prende con molta serietà la propria responsabilità di genitore. Non abbandona i suoi figli davanti a un monitor delegando a qualche messaggio subliminale la vera educazione. Ben non svende la propria vita riempiendo le corporazioni digitali con i sorrisi dei propri figli. Ben Cash non combatte il sistema, semplicemente lo ignora perché ne conosce bene i perversi meccanismi. Lui però è un uomo fatto, che ha capito tutto questo vivendo. E i suoi figli, invece?
Dal più grande Bodevan (George MacKay) al più piccolo Nai (Charlie Shotwell), lì nel mezzo anche Kielyr (Samantha Isler), Rellian (Nicholas Hamilton), Vespyr (Annalise Basso) e Zaja (Shree Crooks). Se i più piccini vivono ancora il tutto come un'avventura o un gioco senza fine, per coloro i quali l'età inizia a far sentire gli sbalzi di umore e la voglia di conoscere un mondo diverso (natale e coca-cola inclusi), il rischio è l'implosione della famiglia Cash. A gettare benzina globalizzata sul fuoco, l'ingombrante presenza di Jack Bertrang (Frank Langella), padre della loro mamma, Leslie Abigail (Trin Miller), e deciso a riprendersi i nipoti con le buone o con le cattive.
Ma cosa potrà mai fare un "hippy" contro un potente uomo del terzo millennio? E se gli dovesse venire meno l'affetto di alcuni dei suoi figli? Talvolta la perfezione è la capacità di rompere anche con se stessi. Dialogare con il proprio piedistallo, permettendo di andare oltre una visione che in apparenza sembra migliore. Comunque la decisione finale non spetterà mai solo a noi stessi quando si tratta di terzi e il vero amore (e la democrazia) consiste proprio in questo, lasciar liberi gli altri di pensare. Nostro compito, quello di fornire tutti gli elementi per imparare a usare la propria testa. Nostro compito, non assecondare il mondo solo per fare star bene gli altri.
Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016, Captain Fantastic si aggiudicò il premio per la miglior regia nella sezione "Un Certain Regard" al Festival di Cannes 2016, e in seguito anche il Premio del pubblico BNL all'11° edizione della Festa del Cinema di Roma. Come il suo personaggio principale avrebbe voluto e gradito, Captain Fantastic è un film che fa pensare e ragionare. Ti spinge oltre. Ti fa anche piangere (e non c'è niente di male) regalandoti la forza di tendere una mano e toglierla di mezzo quando è il momento necessario. Captain Fantastic racconta la vita. Captain Fantastic racconta una scelta. Captain Fantastic ti guarda con sincerità nell'anima chiedendoti solo di fare altrettanto e poi agire.
Venezia, 8 aprile 2020. Nella medesima giornata in cui è stato pubblicato l'articolo, il film è stato trasmesso su Rai Movie. Prima dell'inizio della pellicola e a ogni spot pubblicitario (pochi per fortuna, ndr) è stato sempre evidenziato come il film fosse consigliato a un pubblico adulto. Mai suggerimento è stato più sbagliato, non solo perché Captain Fantastic è un film che al contrario, sarebbe stato molto interessante che fosse visto da un pubblico più giovane visto non solo perché i loro corrispettivi del grande schermo sono tra i protagonisti, ma anche e soprattutto perché così agendo, il canale è venuto meno al significato dell'opera stessa, il tutto ben evidenziato da un paio di scene in particolare.
Sulla strada per andare al funerale, Ben e i suoi figli si fermano a cena dalla sorella di lui, Harper (Kathryn Hahn), suo marito Dave (Steve Zahn) i loro due figli adolescenti, Justin (Elijah Stevenson) e Jackson (Taddy Van Ee). Come ogni madre iperprotettiva occidentale, Harper vuole tenere a bada i propri "cuccioli", impedendo che le verità possano entrare nelle loro orecchiette sante, preferendo quindi l'ignoranza e la play station a un confronto sincero, schietto e maturo. Ben al contrario spiega ai suoi figli cosa sia il crack, i suoi effetti e la vera fine che ha fatto la loro mamma (suicidio). Stizzita la donna arriva addirittura ad abbandonare la tavola. Il "peggio" però deve ancora arrivare.
Forte di una imprecisata superiorità educativa figlia dell'American Dream che incarnano alla perfezione, la coppia decide di salire in cattedra affrontando Ben per fargli capire senza mezzi termini che sta sbagliando tutto come padre. Senza la minima alterazione, l'uomo allora chiama i due nipoti ponendogli delle banalissime domande scolastiche, sotto lo sguardo borghese-compiaciuto dei loro genitori. Le loro risposte saranno però quanto di più imbarazzante (ignorante) ci possa essere, venendo poi letteralmente ridicolizzati dalla cultura della sua figlioletta Zaja, di soli 7 anni.
L'Italia non è troppo diversa dalla cultura globalizza-lobotomizzante dei cugini d'Oltreoceano. La dimostrazione viene proprio dal grande schermo, dove prodotti super-commerciali hanno sempre la meglio su di un cinema più colto e stimolante. Nel 2020 crediamo ancora che bendare i nostri figli e tenerli all'oscuro di ciò che è il mondo, sia la strada ideale per prepararli alla vita. Ben Ross è di sicuro un'estremista nel modus educandi della sua prole, ma pensare che sia così in torto rispetto a una mentalità da "acqua avvelenata", è alquanto discutibile. E di certo la scelta della Rai di fare di Captain Fantastic un film da adulti, ha miseramente tradito il significato dell'opera di Matt Ross.
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