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giovedì 19 giugno 2014

A Hard Beatles Night

A Hard Day's Night - Paul McCartney e John Lennon
A 50 anni dal debutto sul grande schermo, è tornato al cinema in lingua originale A Hard Day's Night (1964, di Richard Lester) con protagonisti i Beatles.

di Luca Ferrari

John combinaguai. George acuto. Ringo straluanto. Paul serio. Per il cinquantesimo anniversario del film A Hard Day's Night (1964, di Richard Lester), titolo tradotto con un aberrante "Tutti per uno", la pellicola è tornata sul grande schermo in lingua originale con sottotitoli in italiano. Protagonisti i Fab Four all'inizio del loro mito, quando i fan li inseguivano e nei concerti piangevano disperati per l'emozione. Erano i grandiosi anni Sessanta e i Beatles stavano costruendo la propria leggenda.

Un salto nel passato in bianco e nero. In viaggio sui treni dove la gente poteva fumare negli scompartimenti, i sedili non erano così comodi (...) e il rumore sembrava una sinfonia. Nel 2014 del sempre più onnipresente 3D è arrivato per pochissimi giorni qualcosa di nuovo, dal passato. Nessun remake per fortuna ma un grandioso materiale d'archivio. Per il cinquantesimo anniversario dello sbarco sul cinema del loro primo film, sono tornati John Lennon, George Harrison, Ringo Starr e Paul McCartney.

Sono giovani, e si vede. Non solo dalla pelle sbarbata, ma dagli atteggiamenti. Giocano, scherzano. Prendono in giro i "grandi". Hanno poco più di vent'anni. I più vecchi sono John e Ringo (24), il più giovane George (21). Appena due album all'attivo (Please Please Me e With the Beatles, entrambi del 1963) con il terzo in arrivo, omonimo A Hard Day's Night, uscito proprio per anticipare il nuovo prodotto musicale.

Sono giovani i Beatles eppure danno l'idea di rendersi contro fin troppo bene di cosa rappresentino e cosa diventeranno. La loro ascesa sarà inenarrabile ma al pubblico del terzo millennio questo interessa poco. La storia la conoscono. Chi è entrato in sala come il sottoscritto aveva un solo desiderio, cantare quelle epiche canzoni. Lontane se vuoi anni luce dalla mia generazione cinematografico-musicale (Pearl Jam Twenty, 2011, di Cameron  Crowe), ma comunque parte della colonna sonora della vita di ciascuno.

A tratti diario di bordo di un mini tour della band di Liverpool, a tratti storia surreale con in mezzo ai quattro musicisti il presunto nonno (Wilfrid Brambell) di Paul, specializzato in matrimoni immediati e cacciarsi nei guai. Un personaggio questo che potrebbe avere ispirato il nonno pasticcione interpretato dal comico italiano Fabio De Luigi nel regno “gialappiano” di Mai dire.

Isterismi dei fan a parte, i quattro Beatles non sono poi tanto diversi dai loro coetanei dell'epoca. Poco gradiscono l'autorità del manager (genitore) e appena possono, lasciano da parte gli impegni noiosi (risposta alle lettere dei fan) e se ne vanno a ballare spensierati. Poi, nel mezzo, ci mettono anche performance live di A Hard Day's Night, Can't Buy Me Love, She Loves You e altre ancora.

A Hard Day's Night (1964, di Richard Lester) è stata un'irripetibile occasione per vedere (e cantare) nella comodità del grande schermo non solo uno dei gruppi più importanti della Storia, ma poter ammirare un esempio di cinema a metà strada tra documentario, surrealismo e rock and roll.

Il trailer di A Hard Day's Night

A Hard Day's Night - (dall'alto)  Paul, John, George e Ringo
A Hard Day's Night - il nonno Paul e Ringo Star
A Hard Day's Night - (da sx) Paul, George, Ringo e John
A Hard Day's Night (1964, di Richard Lester)

mercoledì 11 giugno 2014

Maleficent, quale meraviglia

Maleficent - la giovane Aurora (Elle Fanning)
Raggirata e privata delle sue ali, la fata Malefica giura vendetta. A trionfare però sarà la meraviglia dell'amore. Maleficent (2014, di Robert Stromberg).

di Luca Ferrari

Un'angelica creatura si aggira nel regno fatato della Brughiera. Ha due grandi ali, due occhi dolcissimi e due corna che non farebbero male a una mosca. È la piccola Malefica (Ella Purnell). Amata da tutti gli esseri viventi. Dall’attiguo regno degli umani un giorno arriva un ragazzo che ha rubato una pietra. Il suo nome è Stefano (Jackson Bews). Ne nascerà una grande amicizia, e poi un amore non corrisposto. Nulla cambierà fino al più laido degli inganni.

Rivisitazione del classico disneyano La bella addormentata nel bosco (1959), Robert Stromberg dirige Maleficent (2014), film prodotto e distribuito proprio dalla Walt Disney Pictures. Come nella vita anche nelle favole c’è chi si fida e vuole amare, salvo poi essere ripagato nel peggiore dei modi. Succede a Malefica (Angelina Jolie), i cui sinceri sentimenti vengono divorati dalla bramosia di potere di Stefano.

Chi da bambino non ha letto la favola della Bella addormentata temendo la cattiva Malefica e schierandosi a spada tratta a favore di Stefano? Il regista invece ci rivela un volto inedito della fiaba dove il regnante non è che uno squallido arrivista, capace perfino di segare le ali alla sua amica del cuore pur di conquistare la corona e sposarne la figlia.

Diventato adulto, Stefano (Sharlto Copley) incarna quel mondo che andrebbe superato. È viscido e doppiogiochista. Pronto a inchinarsi di fronte a un’entità superiore, senza remore nel tradire la fiducia di chi gli è stato più vicino per i suoi biechi e materialistici interessi. Da una parte c’è un mondo che vuole distruggere e conquistare, dall’altra un regno votato all'unione.

Dalle nozze reali nasce una bambina, Aurora, cui la neo-strega infliggerà la celebre maledizione del sonno eterno entro il 16° compleanno per colpa di un fatale arcolaio. O almeno così sembra. Malefica non la perde mai d’occhio. Se deve morire, dovrà essere per mano del suo incantesimo. Giorno dopo giorno Malefica si scopre sempre più materna e protettiva nei confronti di Angelica (Vivienne Jolie-Pitt), fin da quando è un'innocente bambina e viene affidata alle tre fate pasticcione Giuggiola (Imelda Staunton), Fiorina (Lesley Manville) e Verdelia (Juno Temple) perché la maledizione non si trasformi in realtà.

Nel corso dei primi anni di vita la osserva a debita distanza insieme al fidato servitore Fosco (Sam Riley), corvo-uomo, le sue “nuove ali” per conoscere e vedere. Malefica sbeffeggia la piccola. La fa quasi cadere in un precipizio salvo poi far sì che qualche ramo si animi, la prenda e la rimetta in sicurezza. Malefica disprezza Aurora. Ti odio bestiolina, le dice quasi ghignando. E già s’intravede qualcosa che ancora le batte dentro. Quel qualcosa che la porterà a entrare nella tana del lupo pur di tornare a casa con lei.

Angelina Jolie è meravigliosamente demoniaca nei panni della strega fatata. Io non ho paura, tu dovresti avere paura, sibila dalla sua immagine pallido-oscura al primo contatto comunicativo con Aurora (Elle Fanning), ora adolescente. Le si è avvicinata con l'inganno ma la sua Malefica è una essere capace di ammettere i propri errori senza cercare alibi (tipicamente umani), portandosi dentro il peso di tutto ciò.

“Non chiederò il tuo perdono perché ciò che ti ho fatto è imperdonabile ma ero smarrita nell'odio e nella vendetta” le dice, “dolce Aurora, hai sottratto ciò che restava del mio cuore e ora ti ho perduta per sempre. Te lo giuro, impedirò che ti venga fatto del male finché io avrò vita e non un giorno passerà senza che mi manchi il tuo sorriso”. Allo stesso tempo è una madre protettiva con il suo mondo. All’ennesimo attacco del regno confinante, così risponde al regnante umano: “Tu non sei un re per me!” ed ecco implacabile scatenare la sua magia.

Dopo Somewhere (2010 di Sofia Coppola), Super 8 (2011, di J. J. Abrams), La mia vita è uno zoo (2011, di Cameron Crowe) e Twixt (2012, di Francis Ford Coppola), la giovanissima Elle Fanning (classe '98) è dolcemente contagiosa nel suo camminare innocente. Un altro livello rispetto alle improbabili Biancaneve bambino-guerriere di Kristen Stewart e Lily Collins. La sua Aurora dialoga con le creature fatate. Si tirano il fango addosso. Subisce l’ira di colei che chiama la sua Fata madrina (Malefica), ma allo stesso tempo è capace di perdonarla andando oltre il mero torto subito.

Malefica non è cattiva, è arrabbiata. Una creatura colpita nel sonno dall’atto più ignobile. La vendetta è sacrosanta. Ma gli esseri nati col dono dell’amore potranno piangere, sbandare, avere una reazione oscura ma non potranno mai votare la propria esistenza all’odio e alla guerra. E così non sarà. Parola di Maleficent. Parola di quella stessa ragazza che noi tutti conosciamo come La bella addormentata nel bosco.

Il trailer di Maleficent

Maleficent - Malefica (Angelina Jolie)
Maleficent - Fosco (Sam Riley) e Malefica (Angelina Jolie)
Maleficent - Malefica (Angelina Jolie)
e la piccola Aurora (Vivienne Jolie-Pitt) © Disney Enterprise - Frank Connor
Maleficent - re Stefano (Sharlto Copley)
Maleficent - la giovane Aurora (Elle Fanning) si punge fatale sull'arcolaio
Maleficent - Malefica (Angelina Jolie)

giovedì 5 giugno 2014

X-Men, giorni di un nuovo futuro

X-Men, giorni di un futuro passato - Charles (J. McAvoy)... e Charles (P. Stewart)
Affrontare il dolore per cambiare. Alcuni X-Men hanno deciso di provarci nel mezzo di tumultuosi Giorni di un futuro passato (2014, di Bryan Singer).

di Luca Ferrari

Tempi duri per i mutanti, per non dire impossibili, sempre più prossimi all'estinzione per mano di letali robot sentinelle creati anni or sono dallo scienziato Bolivar Trask (Peter Dinklage) con l'involontaria complicità di Mystica (Jennifer Lawrence). Gli ormai vecchi e oggi alleati Charles-Professor X (Patrick Stewart) ed Eric-Magneto (Ian McKellen) tentano l'ultima disperata carta. Rimandare indietro nel tempo Logan-Wolverine (Hugh Jackman) per scrivere un nuovo futuro.

La poca paziente creatura "artigliuta" dunque dovrà convincere i giovani e all'epoca nemici Charles (James McAvoy) ed Eric (Michael Fassbender), i futuri Professor X e Magneto, intanto a credere alla sua storia, quindi riunire le forze e impedire a Mystica di uccidere Trask che nel frattempo faceva già esperimenti con i loro simili. Dopo l'uccisione di questi infatti, la giovane mutante dalle squame blu sarebbe stata catturata e dal suo sangue sarebbero nate le micidiali sentinelle.

Introspettivo e poco action. 3D superfluo. Magneto potrà anche volare portandosi dietro lo stadio per circondare la Casa Bianca, ma è solo un gonfiare i muscoli. La vera impresa è quella di cambiare il proprio io e un futuro tragico già scritto. Dopo i due capitoli iniziali (X-Men e X-Men 2), a distanza di più di dieci anni, Bryan Singer si risistema dietro la telecamera per raccontare l'avventura più interiore dei suoi amati supereroi, X-Men – Giorni di un futuro passato (2014).

La grande sfida è quella che deve affrontare un non più handicappato Charles Xavier, passato a farsi fare iniezioni pur di riavere indietro l'utilizzo delle gambe, rinunciando però al suo potere, quello del leggere la mente (& affini). L'accademia dei mutanti è chiusa e lui non si fa più chiamare professore. Al suo fianco è rimasto solo il buon Hank/Bestia (Nicholas Hoult).

Wolverine prova a scuoterlo, ma è difficile credergli. C'è tempo anche per l'iniziale ironia, quando Chalkes mezzo fatto si rivolge a Logan dicendogli: "Si, mi ricordo di te. Anche noi eravamo venuti a chiederti aiuto ma tu ci hai detto di andare a farci fottere (X-Men  - L'inizio, 2011). Comincia allora una corsa contro il tempo e allo stesso tempo una battaglia interiore. Mystica è in grado di prendere le sembianze di chiunque. Solo Charles con i suoi poteri telepatici è in grado di scovarla e fermarla.

C'è di più. Sepolto sotto la Casa Bianca, Eric-Magneto viene liberato senza particolare entusiasmo di Xavier. I due ex-amici si erano divisi e la piccola Raven aveva fatto la sua scelta, diventando poi Mystica e volendo annientare gli umani difesi al contrario dagli altri X-Men. Xavier si ritrova così a dover affrontare una doppia battaglia interiore dentro di sé. Uno scontro che solo il suo io del futuro potrà spiegargli come superare.

Charles, come molti noi, arrivano a un punto dove non vogliono più saperne di soffrire. Una condizione spesso necessaria per poter riemergere dall'oblio. Lottando. Lasciandosi condurre da amici fidati. Alimentando il sacro fuoco della speranza e della vita. Allora sì, il futuro potrà essere differente. Forse ancora combattuto, ma di certo non una resa incondizionata. Il patibolo è stato abdicato. Oggi e per ogni giorno del futuro prossimo gli X-Men sono pronti a lottare.

 
X-Men – Giorni di un futuro passato, il trailer

X-Men, giorni di un futuro passato - Hank/Bestia (Nicholas Hoult),
Charles/Professor X (James McAvoy) e Logan/Wolverine (Hugh Jackman)
X-Men, giorni di un futuro passato - Magneto (Michael Fassbender)
X-Men, giorni di un futuro passato (2014, di Bryan Singer)

martedì 3 giugno 2014

Ana Arabia, Amos Gitai a Venezia

Ana Arabia (2013, di Amos Gitai) - Yael (Yuval Scharf)
Dopo l'anteprima alla Mostra del Cinema, giovedì 5 giugno il regista Amos Gitai presenta alla Multisala Giorgione di Venezia il suo ultimo film Ana Arabia.

di Luca Ferrari


Convivenza e pregiudizi. Stupore e saggezza. Umanità e ancora umanità. L'attenta e sensibile telecamera del regista israeliano Amos Gitai si apre a un piccolo angolo di mondo dove l'essere umano è ancora capace di credere a un mondo fatto di sentimenti e non ideologie. Ana Arabia (2013). 

Ospite dell’Università di Ca’ Foscari per un incontro con gli studenti, Amos Gitai (Berlin – Jerusalem, Kippur, Free Zone) sarà presente alla prima veneziana del suo nuovo film Ana Arabia (2013), già in concorso alla 70° Mostra del Cinema e ora sugli schermi delle sale d’essai per iniziativa della casa di distribuzione Boudu.

Tre le proiezioni previste nella sala A del Giorgione di Venezia, alle h. 17, 19 e 21. Presentato dal critico Michele Gottardi e dal direttore del Circuito Cinema Roberto Ellero, l’incontro con il regista si terrà alle 20.30, tra la seconda e la terza proiezione.

Realizzato con un unico piano sequenza in tempo reale, Ana Arabia fotografa momenti di vita di una piccola comunità di marginali, ebrei e arabi, che vivono insieme in una enclave dimenticata al "confine" tra Jaffa e Bat Yam in Israele.

Un giorno, Yael (Yuval Scharf), una giovane giornalista decide di visitare il luogo. In quelle baracche fatiscenti tra i frutteti carichi di limoni, circondate da gigantesche abitazioni popolari, scopre una serie di personaggi distanti dai cliché con i quali viene descritta la regione.

Yael ha la sensazione di aver scoperto una miniera di umanità. Non pensa più al suo lavoro. Le facce e le parole di Youssef e Miriam, Sarah e Walid, e dei loro vicini e amici la introducono alla vita, ai sogni e alle speranze, agli amori, ai desideri e alle illusioni che contraddistinguono la vita di ciascuno e di tutti. La loro relazione con il tempo è diversa da quella della città che li circonda.


Ana Arabia, il trailer

Ana Arabia (2013, di Amos Gitai)
70° Mostra del Cinema – l'attrice Yuval Scharf e il regista Amos Gitai © Biennale foto Asac
70° Mostra del Cinema – (da sx) l'attrice Yuval Scharf, il regista Amos Gitai
e il presidente del Festival, Alberto Barbera © Biennale foto Asac