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martedì 17 maggio 2016

Le bugie di Where to Invade Next

Where to Invade Next - il regista americano Michael More
Lo yankee Michael Moore invade il "paradiso terrestre" dell'Europa, dove le donne italiane lavorano leggiadre e partoriscono spensierate. Where to Invade Next (2016).

di Luca Ferrari

Otto settimane di ferie pagate. Beneplacito delle aziende alle gravidanze. Luna di miele di due settimane retribuita. Pausa pranzo di due ore a casa propria. Ma che è ‘sta roba, l’Italia? Si, l’Italia che Michale Moore mostra nelle prime battute del suo nuovo documentario Where to Invade Next (2016). È il Bel paese infatti la prima tappa dell’invasione del regista premio Oscar per Bowling for Columbine (2002). Un’invasione per imparare ciò che gli americani proprio non comprendono. Un’invasione a dir poco disarmante fatta di luoghi comuni, bugie e analisi superficiali.

Il corpulento regista del Michigan, da sempre spina nel fianco delle potenti lobby a stelle strisce, ci ha abituato a critiche spietate a una certa logica (Destra) americana eppure in questo suo nuovo lavoro, Where to Invade Next (2016), scivola proprio su quel senso di onnipotenza che ancora fa parte dei cittadini d’oltreoceano. Di fatto portando acqua al mulino della propria terra, e dipingendo l’Europa come una candida copiona dotata di quei valori umani ormai invece perduti negli USA.

Where to Invade Next comincia il suo viaggio a bordo di Trenitalia in una nazione da quasi 10 anni in crisi economica, dove i diritti dei lavoratori sono ormai una barzelletta e le associazioni sindacali scendono in piazza solo per dare un senso al proprio stipendio (tanto finché è pieno di allocchi che abboccano, ndr). Una realtà dove negli asili nido c’è sempre più posto per carenza di materia prima. Ma di tutto questo il sig. Moore non fa minimo cenno.

La formula è quella di mostrare un paese europeo e confrontarlo con gli Stati Uniti, novello Impero del Male dove i bambini delle mense americane mangiano schifezze e le persone vengono picchiate in modo brutale. Francia e Norvegia al contrario sono paradisi in Terra dove i giovanissimi scolaretti si cibano con deliziosi manicaretti e i poliziotti scandinavi nei carceri di massima sicurezza lavorano beati a contatto coi detenuti in un clima da Libro cuore più diabetico che mai.

Michael prende l’aereo. Si siede a tavola. Entra nel cuore delle città europee ma si ferma al giardino d’ingresso senza nemmeno prendersi la briga di chiedersi se ci sia un po’ di polvere sotto lo zerbino. È superficiale in modo quasi vergognoso, e ciò che è peggio, si comporta esattamente come quelli che critica, ma lo fa ovviamente con astuzia. Gli Stati Uniti saranno anche allo sbando morale, ma d’altronde non sono loro quelli che parlano di felicità nella propria Costituzione?

La prima tappa del regista sono due cittadini italiani ben imboccati sul chiedersi come sia possibile che un europeo possa voler emigrare negli USA per lavorare. Qui in Italia d’altronde c’è tutto (lo dico io, ndr): mafia, classe politica incapace di cambiare un paese alla deriva, patrimonio culturale e naturale svalutato ma ehi, ci sono anche gli spaghetti e il mandolino. 

Eh si. È sempre così che vogliono vederci gli americani. Artisti, amanti, festaioli. Il tanto decantato La grande bellezza (di Paolo Sorrentino) non è un caso abbia spopolato nella terra invasa da Cristoforo Colombo nel lontano 1492, poiché mostra l'Italia che tutti si aspettano ancora di trovare. Torna a trovarci caro Michael, vieni nei sobborghi delle nostre città, vieni a visitare i nostri centri di accoglienza, vieni a conoscere lo sfruttamento lavorativo. Vieni a conoscere il nostro sistema pensionistico. Vieni vieni, e vedrai come respingerò la tua invasione di balle.

Il trailer di Where to Invade Next

Where to Invade Next - Michael More in una scuola francese
Where to Invade Next - Michael More a casa di una coppia italiana

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