Civil War – Captain America (Chris Evans) vs. Iron Man (Robert Downey Jr.)
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di Luca Ferrari
Può un supereroe agire solo ed esclusivamente con il beneplacito della Legge istituzionale? E se dietro il potere ci fosse l’interesse, che succederebbe? È ciò che si trovano a dover scegliere/decidere perfino gl’integerrimi Avengers, i Vendicatori, baluardo della razza umana contro le minacce più letali. E se poi in mezzo a siffatti dilemmi si mettesse di traverso pure l’amicizia, la frittata è fatta. Anzi, lo scontro è servito. Captain America: Civil War (2016, di Anthony e Joe Russo).
Sono tutti degli eroi: Steve Rogers-Captain America (Chris Evans), Tony Stark-Iron Man (Robert Downey Jr.), l’agente special Natasha Romanoff-Vedova Nera (Scarlett Johansson), Sam Wilson-Falcon (Anthony Mackie), James Rhodes-War Machine (Don Cheadle), il “pensionato” Clint Barton-Occhio di Falco (Jeremy Renner), Visione (Paul Bettany), Wanda Maximoff-Scarlet (Elizabeth Olsen) e Scott Lang-Ant-Man (Paul Rudd).
La loro ultima missione (di alcuni di essi) in Nigeria però ha avuto delle gravissime conseguenze in fatto di morti civili. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU scende allora in campo per mettere la museruola ai Vendicatori, facendo in modo che operino solo ed esclusivamente quando richiesto. Non usa mezze parole il Segretario di Stato Thaddeus Ross (William Hurt) ma le risposte/reazioni dei supereroi non sono tutte uguali. A peggiorare le cose, un attacco alle Nazioni Unite stesse, pare, per mano del Soldato d'Inverno Bucky Barnes (Sebastian Stan), amico d’infanzia di Rogers.
Si formano due fazioni capeggiate da Captain America e Iron Man. Non tutti però mantengono posizioni definite. Non c’è solo un ideale di giustizia tra loro, c’è anche un legame umano e non è ammissibile che da un momento all’altro tutto ciò venga spazzato via. Ma quando lo scontro pare inevitabile, ecco arrivare pure dei volti nuovi, a cominciare dal giovanissimo e spregiudicato Spider-Man (Tom Holland) e una misteriosa Pantera Nera, alla ricerca di vendetta contro Bucky.
Gli Avengers vengono messi sulla graticola. Tony Stark neanche ribatte alla decisione (imposizione) politica. "Abbiamo degli ordini, dovremmo obbedire!" diceva severo Cap nella sua prima missione a fianco di Iron Man, il quale ribatteva spregiudicato "Obbedire non è nel mio stile!". Totale capovolgimento di fronte. Il soldato diventa idealista, l'egocentrico china la testa. Com'è possibile?
Difficile credere che il geniale inventore (playboy, filantropo) non si fosse mai posto la domanda se le sue azioni non avessero causato morti innocenti. Cade quasi dalle nuvole quando una mamma col figlio deceduto gli sbatte in faccia la truce realtà. Di lì in poi si piega senza colpo ferire, spazzando via tutta la propria eccentrica anarchia in un baleno. È capibile, ma difficilmente credibile in un lasso di tempo così ridotto.
Difficile credere che il geniale inventore (playboy, filantropo) non si fosse mai posto la domanda se le sue azioni non avessero causato morti innocenti. Cade quasi dalle nuvole quando una mamma col figlio deceduto gli sbatte in faccia la truce realtà. Di lì in poi si piega senza colpo ferire, spazzando via tutta la propria eccentrica anarchia in un baleno. È capibile, ma difficilmente credibile in un lasso di tempo così ridotto.
Può aver ragione Visione nel dire che il potere dei Vendicatori attiri l’ego di tanti super-criminali, cosa per altro che già ribadita da Thor davanti ai colleghi e Nick Fury (Samuel L. Jackson), specificando a chiare lettere che fu proprio il lavoro terrestre sul famigerato Tesseract ad aver attirato il suo pazzo fratello Asgardiano e i suoi alleati, “È un segnale a tutti i regni che la Terra è pronta per nuove forme di guerra più evolute” ammoniva. Eppure, dinnanzi all’ennesima minaccia, che cosa fanno le Nazioni Unite? Invece di prendersela e agire sui cattivi, stringono il cerchio a chi difende la gente.
Cola il sangue. Gli amici diventano nemici. Casualità o abile piano di terzi? La forza degli Avengers è sempre stata il gruppo e adesso invece? Non sono imbianchini con un compito preciso. I Vendicatori non operano per trarre vantaggi a titolo personale. Si sono dovuti unire anni addietro e non fu facile agli esordi. Sono cresciuti insieme e adesso è tempo di dimostrare ancora una volta che sono dei super uomini e donne per una ragione: sanno respingere gli attacchi e colpire uniti. O almeno questa è la speranza.
Captain America: Civil War è più storia. Meno effetti speciali rispetto all’esagerato e anemico Age of Ultron (2015), lontano anni luce dal corale e notevole The Avengers (2012, di Joss Whedon). E visto che non è che tutti siamo fumettari incalliti come Howard Wollowitz o Sheldon Cooper, io e moltissimi altri vorremmo capire perché non ci sono Thor e Hulk. Non facevano parte anche loro della squadra dei Vendicatori? Si parla appena dell’assenza del gigante verde mentre del dio normanno nemmeno una parola.
Rispetto ai capitoli precedenti le sinergie tra personaggi cambiano. Al centro, la contrastata amicizia tra Bucky e Rogers, di cui quest’ultimo si sente ancora responsabile per quanto gli accadde agli albori del suo essere diventato Captain America. Il “bimbo Ragno” è il classico adolescente che vuole impressionare l’adulto talent scout (Iron Man). Infine è al limite del “vorrei ma non posso” la protettiva vicinanza tra Visione e Scarlet.
Più che sugli scontri fisici, la pellicola ambisce a essere un contrasto tra prospettive diverse ma il cattivo alla fine c’è e per quanto Helmut Zemo (Daniel Brühl) faccia appello a tutta la propria sete di rivalsa mortale e giochetti per imbrigliare i Vendicatori in uno scontro fratricida, non è minimamente paragonabile al mefistofelico Loki. Può sembrare un discorso trito e ritrito, ma qualunque filmone Marvel con tanti personaggi non potrà mai esimersi dal confrontare il proprio villain con il semidio incarnato in modo superbo da Tom Hiddleston.
Il film complessivamente è lento e forse sarebbe stato il caso di operare una mezz’ora buona di tagli. Non oso immaginare il 3D. Spendere soldi per vedere Captain America: Civil War in tridimensionale è al limite del non senso. Il dialogo ha la meglio sull’azione e i tanti scontri corpo a corpo non hanno bisogno di nessuna particolare magia digitale. La Marvel ha smarrito la strada dell’originalità da un pezzo ma finché la gente paga il biglietto, perché smettere? La curiosità fa si che il demerito passi in secondo piano.
Tanti personaggi e molte sfaccettature in Captain America: Civil War, alla fine però la lezione è una e unica. Lo capiva l’agente speciale Johnny Utah (Keanu Reeves) nello scontro con il ricercato-amico Bodhi (Patrick Swayze) in Point Break (1991, di Kathryn Bigelow). A dispetto dei colpi bassi, lo sapevano sempre i due rivali guareschiani Don Camillo e Peppone. Si confronteranno al riguardo anche i supereroi Marvel.
Captain America: Civil War ci regala lezione che ognuno deve trovare dentro di sé. Tutti saremo chiamati un giorno a dover decidere tra cosa è giusto e cosa è meglio, e non è detto che tutti apprezzeranno la strada su cui c’incammineremo. Avere davanti a sé una persona che ha/aveva la nostra stima di certo darà un tono diverso alla sfida ma non sono queste d’altronde le vere missioni umane? Il resto non è che uno scornarsi senza esito. Potremo anche incrociare i pugni e versare sangue ma sarà sempre e solo l’anima a dover avere l’ultima parola.
Civil War – Iron Man (Robert Downey Jr.) soccorre l’amico War Machine (Don Cheadle)
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Civil War – Scarlet (Elizabeth Olsen), Captain America (Chris Evans)
e il Soldato d’inverno (Sebastian Stan)
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