X-Men Apocalisse - il potente primo mutante En Sabah Nur (Oscar Isaac) |
Uniti
si può cambiare il mondo nel nome di un’esistenza pacifica.
L’alternativa è l’Apocalisse, per gli X-Men (2016, di Bryan Singer) e
per gli esseri umani.
di Luca Ferrari
Ancora una volta il potere di uno vuole tutti schiavi. La storia non cambia mai. Le dittature cadono. Anche il potere più becero un giorno si sbriciolerà. Almeno questa è la speranza. Almeno questa è la possibilità finché esisteranno uomini, donne ed esseri mutanti capaci di credere prima, e agire poi, uniti. Mettendo da parte le differenze di facciata. Siamo diversi. Tutti. Ed è questo il bello di tutti noi. Terzo e ultimo capitolo della seconda trilogia del genere, X-Men – Apocalisse (2016, di Bryan Singer).
En Sabah Nur (Oscar Isaac), il primo mutante della Storia è tornato ed è pronto a fare piazza pulita di tutto e tutti. Gli unici che intende risparmiare sono i suoi simili più potenti. Coloro che si alleeranno con lui. E se gli altri non sono d’accordo, peggio per loro. L’umanità ha fatto il suo tempo. Questa razza umana figlia di leader deboli e collezionisti di armi di distruzione di massa deve far posto ha una nuova era.
Inizia così l’ultimo capitolo della seconda trilogia dedicata ai mutanti (prima in ordine temporale). Scampato il pericolo di un futuro letale, Charles Xavier (James McAvoy) è di nuovo a dirigere la scuola speciale, aiutato dal fido Hank McCoy (Nicholas Hoult). Raven (Jennifer Lawrence) intanto, smesse le sembianze di Mystica, si da alla liberazione di altri suoi simili usati come bestie da circo. Anche il fu Magneto, Erik Lehnsherr (Michael Fassbender) ha provvisoriamente messo da parte i propri poteri per condurre un’esistenza normale e soprattutto lontana.
Tutto cambia quando quest’ultimo per salvare un uomo, rivela le proprie doti e il corso degli eventi farà si che torni a essere dominato dall’odio e la vendetta verso gli umani. È allora che si alleerà con l’invulnerabile En Sabah Nur, formando lo squadrone dei quattro cavalieri dell’Apocalisse insieme a Ororo-Tempesta (Alexandra Shipp), Betsy-Psylocke (Olivia Munn) e Warren-Angelo (Ben Hardy).
Nuovi promettenti X-Men buoni intanto stanno studiando per diventare grandi. Tra di essi, Scott Summers (Tye Sheridan), fratello di Alex, e soprattutto Jean Grey (Sophie Turner), dal potere fortissimo ma al momento ancora incapace di reggerne il peso. A questi si aggiunge il fuggitivo (via Raven) Kurt Wagner (Kodi Smit-McPhee), detto Nightcrawler. Al loro fianco c’è anche l’indomita agente dell’FBI Moira MacTaggert (Rose Byrne), del cui passato al fianco di Xavier, non ricorda nulla.
È solo questione di tempo (poco). En Sabah Nur ha in mente lo sterminio di massa. La razza umana non ha i mezzi per reggere una simile onda di distruzione. Tutte le speranze sono affidate al telepate Xavier e i suoi giovani aiutanti. Non c’è spazio per il dialogo. C’è solo la decisione di un essere che si erge a dio sovrano del mondo. Chiunque al suo cospetto è chiamato a prendere una decisione. Tradire il padre originale o rifiutare quel mondo fatto di imperfezioni.
A distanza di un paio di settimane dall’uscita di Captain America: Civil War, la Marvel torna sul grande schermo con un altro prodotto. La differenza c’è e si vede. Se l’aramda dei supereroi appare più un prodotto da mero entertainment salvo qualche rarissima eccezione, la saga dei mutanti è differente. Una cinematografia più ricercata, e diretta da personaggi più all’altezza. Una cinematografia che non cerca il sensazionalismo ma attinge al campionario di emozioni umane per lasciare una traccia.
“Anche se non c’è la guerra, non c’è la pace” dice un Eric sempre più amareggiato. Come non vedere similitudini nella nostra vita? Non parlo del facile terrorismo, mostro impazzito su cui tutti dovrebbero prendersi le proprie responsabilità per averlo creato, parlo della vita quotidiana dove flotte di famiglie sono alla canna del gas e l’economia delle banche stritola milioni di persone, senza poi manco pagare le conseguenze come ha ben raccontato l’eccellente La grande scommessa (2015, di Adam McKay). Magari questa non è una guerra, ma di sicuro sta gettando le basi per crearne di future.
Dopo la superlativa prova nel biopic Steve Jobs (2015, di Danny Boyle) e la trasposizione Shakespeariana del Macbeth al fianco della premio Oscar Marion Cotillard, l’irlandese Michael Fassbender (Hunger, A Dangerous Method, 12 anni schiavo) offre un’ulteriore prova delle sue capacità attoriali. Le lacrime che gli colano sul viso irsuto sono l’anticamera di una vendetta. Una strada pericolosa e letale cui sono l’amore della sua famiglia adottiva dei mutanti potrà sedare.
Se Fassbender svetta a livello recitativo, il personaggio cruciale è Raven-Mystica. È cresciuta. È decisa. È pronta a sacrificarsi. Tocca a lei fare la mamma chioccia alle nuove leve. È la sola che in principio riesce ad avvicinarsi a Magneto senza scatenare le sue potenti reazioni. È la sola che ha il coraggio di guardarlo fisso negli occhi e dirgli le sue intenzioni: andrò a combattere per quello che mi resta, e tu?
E poi c’è lei, Jean. Il suo potere era già noto nella trilogia adulta dove era interpretata da Famke Janssen, questa volta tocca alla giovane Sophie Turner. È fragile ma non si sottrae a ciò che è. Ha le stesse capacità mentali di Xavier ma ancora più accentuate. Non cercare di controllare il tuo potere, accettatelo! le viene suggerito. Se En Sabah Nur scatenerà l’Apocalisse sulla Terra, le sue doti avranno l’occasione di dimostrare ciò che è veramente.
I film sugli X-Men sono soprattutto dei mondi sulle diversità. Ai tempi del primo album dei Nirvana, Bleach (1989), ricordo ancora una buffa dichiarazione del cantante-chitarrista Kurt Cobain che parlando di sé e gli altri membri del gruppo si paragonava a dei mutanti per come erano e si sentivano (alienati). Non essendo mai stato (né lo sono ora) un appassionato di fumetti, all’epoca non avevo idea a cosa si stesse riferendo però quella frase mi rimase impressa.
Adesso ne capisco il significato. Gli X-Men sono una minoranza emarginata, e come tale viene vista con sospetto e spesso discriminazione. C’è chi reagisce tendendo comunque la mano e chi sposa la linea o con me o contro di me. In questo i mutanti sono uguali agli esseri umani, e la soluzione, se vogliamo evitare le tante piccole apocalissi del genere umano, è il dialogo. Oggi e per sempre.
X-Men Apocalisse - (da sx) Raven (Jennifer Lawrence), Moira MacTaggert (Rose Byrne), Charles Xavier (James McAvoy), Alex Summers (Lucas Till) e Hank McCoy (Nicholas Hoult) |
X-Men Apocalisse - Tempesta (Alexandra Shipp), En Sabah Nur (Oscar Isaac) e Psylocke (Olivia Munn) |
X-Men Apocalisse - Jean (Sophie Turner), Nightcrawler (Kodi Smit-McPhee) e Scott (Tye Sheridan) |
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