Philadelphia - Andrew Beckett (Tom Hanks) e l'avvocato Joe Miller (Denzel Washington) |
di Luca Ferrari
Non è cambiato nulla, anzi peggio. Ai tempi del drammatico Philadelphia (1993 di, Jonathan Demme) c'era la speranza che il mondo potesse svoltare. Progredire. Crescere. Nel 2016 gli omosessuali sono ancora froci. Nel 2016 i gay fanno ancora schifo e se qualcuno li ammazza, com'è successo domenica 13 giugno scorso a Orlando, Florida, chi se ne frega. C'è qualche pervertito in meno nel mondo. Oggi, nel 2016, gli omosessuali sono ancora troppo soli al di fuori dell'aula giudiziaria di Philadelphia.
Ad Auschwitz ci si ricorda solo degli ebrei, ma non degli omosessuali. Sterminati a centinaia di migliaia. La diffidenza che ancora oggi serpeggia verso queste persone da molti più uomini e donne di quanto si creda è un insulto ai basilari diritti umani. Politica. Religione. Morale. Convenienza. Ignoranza. Tutto confluisce in un rifiuto di due uomini o due donne che vogliono stare insieme. Un giorno, un mese o la vita intera. Esattamente come gli eterosessuali.
Per le vittime di Parigi e Bruxelles i social network si sono riempiti di commiati, per la strage di Orlando molto e tristemente meno. Perché? Che cos'è che alla gente proprio non piace degli omosessuali? Hanno anche loro una mamma e un papà che gli vogliono bene. Anche loro hanno degli amici. Anche loro hanno paura e sorridono quando sono felici. Anche loro sono tesi quando vanno a un colloquio di lavoro. Anche loro vanno al cinema e vogliono sentirsi amati.
Cos'è, è l'atto sessuale tra due esseri dello stesso sesso che scandalizza e manda al manicomio facendo imbracciare l'arma del disprezzo, del rifiuto e come nella città americana, della violenza più assassina? Personalmente mi impressiona di più vedere guerre ignorate con innocenti morti ammazzati, ma è evidente che il sangue versato sconvolga la massa meno di una relazione omosessuale.
Il cinema ha fatto e sta facendo la sua parte, provando a sensibilizzare. Oltre al già citato Philadelphia, non si può certo dire che in tempi recenti la tematica gay sia rimasta nel cassetto. Solo negli ultimi tre anni sono usciti film importanti tra cui Carol (con Cate Blanchett e Rooney Mara), Freeheld (con Julianne Moore), The Imitation Game (con Benedict Cumberbatch e Keira Knightley), Pride (con Bill Nighy) e Dallas Buyers Club, quest'ultimo premio Oscar per il Migliore attore protagonista (Matthew McConaughey) e non protagonista (Jared Leto).
Il cinema può fare molto ma non è e non sarà mai in grado di sopperire alle carenze culturali di una nazione. In Italia ci fu il tempo in cui nei locali c'erano affissi i cartelli con l'inibizione ai meridionali (terroni). Adesso ci fa ridere. È auspicabile che la normalità un giorno avrà la meglio anche sul fronte omosessuale? E ora mi chiedo, quanta della gente che venera Steve Jobs si è mai preso la briga di approfondire la conoscenza di Alan Turing?
Nel recente (grandioso) biopic diretto da Danny Boyle su "Mr Apple", in occasione della trionfale presentazione dell'iMac, Jobs (Michael Fassbender) rende omaggio a Turing, omosessuale senza il cui genio a quest'ora marceremmo per la feccia nazista. Ma come per la violenza sulle donne, non possono essere solo le vittime a dover alzare la testa e scuotere il mondo. Senza l'aiuto degli eterosessuali e dei maschi per il taciuto e ridimensionato problema in rosa, non se ne uscirà mai. Mai.
“Questa causa non è solo sull'AIDS” arringava l'avvocato Joe Miller (Denzel Washington) nel toccante Philadelphia, “Quindi cominciamo a parlare dei veri problemi di questo processo. L'odio della gente. La ripugnanza. La nostra paura degli omosessuali. E di come questo clima di odio e paura abbia portato all'ingiusto licenziamento di questo omosessuale in particolare. Il mio cliente Andrew Beckett (Tom Hanks)”.
Era il 1993. Il computer portatile e i cellulari erano oggetti per pochi eletti. Tutto era ancora un po' rudimentale. Si scrivevano lettere a mano e si mandavano le cartoline. C'era la sensazione che qualcosa potesse progredire. Adesso possiamo conversare in tempo reale col mondo intero ma la comunicazione vera, quella è un'altra cosa. Se sono stato francese, belga, siriano, yemenita o qualunque altra vittima, perché non posso anche essere omosessuale? Sono Orlando. Sono gay. Qualcosa in contrario?
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