"Io non commento i film, io recensisco forte" © Luca Ferrari |
di Luca Ferrari
Il grande cinema di Steve Jobs e La grande scommessa. Le bugie assurde di Where to Invade Next. Il fumo negli occhi di Lo chiamavano Jeeg Robot. I minestroni Marvel con la sola eccezione dei più saporiti (e apocalittici) X-Men. Il grande cinema italiano di Veloce come il vento e La pazza gioia. Sei mesi sono quasi passati dall’inizio dell’anno e visto che cineluk si appresta ad andare in ferie per un paio settimane, vediamo un po' cosa è accaduto in questi primi (quasi) 180 giorni di cinema.
Per vivere la magia del grande schermo e poi scriverne bisogna prima entrare in sala. Di norma sono sempre il primo a prendere posto per accapparrarmi la posizione a me più congeniale. Salvo un'unica (ma eccelsa) incursione in terra mestrina, ormai le mie prime case d'ispirazione sono le tre sale del cinema Rossini e la sala A del collega Giorgione. Un piacere nel piacere. Entrare in sala e più tardi farsi una rilassante passeggiata a Venezia per tornare a casa è quanto di più intenso ci possa essere, mentre il cervello comincia silenzioso a elucubrare la futura recensione.
Uno dei momenti che non potrò mai dimenticare in questi primi sei mesi è stata la "lotta" per vedersi Steve Jobs (di Danny Boyle). Per una serie di circostanze sfavorevoli mi sono ritrovato all’ultimo spettacolo dell’ultimo giorno di proiezione. L’ennesimo mal di denti mi aveva imposto la somministrazione di un potente antidolorifico che per l’ora di cena mi stava creando non pochi bruciori di stomaco. Eppure non mi sono fermato.
Volevo vedere Micheal Fassbender nei panni di Steven "Apple", insieme a Kate Winslet, Seth Rogen e Jeff Daniels. Li volevo vedere sotto una unica telecamera. Volevo recensire quella pellicola. Il risultato? Un film di primissima categoria con sontuose interpretazioni e una sceneggiatura degna di questo nome.
Volevo vedere Micheal Fassbender nei panni di Steven "Apple", insieme a Kate Winslet, Seth Rogen e Jeff Daniels. Li volevo vedere sotto una unica telecamera. Volevo recensire quella pellicola. Il risultato? Un film di primissima categoria con sontuose interpretazioni e una sceneggiatura degna di questo nome.
Dopo anni di oblio, per la mia professione è stato un cine-periodo ricco di soddisfazioni. Oltre al pluripremiato Il caso Spotlight (2015, di Tom McCharty), quest’anno ho potuto ammirare anche Truth (di James Vanderbilt con Robert Redford e Cate Blanchett), senza dimenticarsi di La vera storia di Dalton Trumbo (di Jay Roach con Bryan Cranston ed Helen Mirren), film sulla libertà di “sceneggiatura” nell’epoca buia del Maccartismo americano.
Uno dei cinemomenti più intensi di questa prima parte del 2016 è stato scrivere la recensione dell’ultimo film di Paolo Virzì, La pazza gioia, con protagoniste Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi. Con il grosso del pezzo già scritto, mi sono concesso un piacere che mai avevo sperimentato prima. Preso il laptop, mi sono fiondato nel locale che in assoluto preferisco a Venezia, la Birreria Zanon. Lì, dopo essermi preso uno dei loro gustosissimi crostini col prosciutto crudo, ho ultimato il lavoro, chiudendo il tutto con quattro passi tra fondamenta e ghetto con cicca in bocca.
Un altro cine-momento davvero speciale è stato vissuto in occasione del referendum abrogativo sulle trivelle. Impegnato come scrutatore, nella pausa cena pre-spoglio, invece di tornare a casa mi sono fermato all’Old Wild West in Strada Nuova. Lì, insieme al mio inseparabile Dakota Burger, prima mi sono concesso un’esaustiva lettura di uno degli attori che più apprezzo, John Goodman, quindi ho buttato giù la prima stesura della recensione di Veloce come il vento, film dove il protagonista Stefano Accorsi ha realizzato (al momento) la migliore interpretazione della sua carriera.
Una sola incursione nell’isola europea, e cioè oltre il Ponte della Libertà, come amano dire i feri veneziano. Dei miei primi 30 film vis(su)ti nel 2016, uno unico presso il Multisala Candiani. Un film che non avrei perso per nessuna ragione al mondo. Un film dove Steve Carell e Christian Bale sono diretti dallo stesso regista (Adam McCkay). Un film che ogni persona dovrebbe vedersi almeno una volta la settimana e magari gli verrebbe più voglia di imparare qualcosa e farsi i meno gli affari altrui. Il film in questione è La grande scommessa.
Per un giornalista vedere il proprio lavoro pubblicato è l’apice della professione. Quasi, direi. Secondo solo alla sensazione di aver sistemato l’ultima virgola del proprio pezzo. Oltre alla recensione del film campione d’incassi Quo Vado, con Checco Zalone, sulle pagine del settimanale internazionale L’Italo-Americano ho avuto la soddisfazione di veder pubblicato un mio lungo e critico articolo sulla 60° edizione dei David di Donatello. Premi che hanno visto un’assurda assegnazione di massa al cinema fantasy, ignorando del tutto tematiche sociali.
Un'unica nota negativa di questi primi sei mesi. Dei film che non sono riuscito a vedere e dunque recensire, uno recente in particolare non l’ho proprio digerito. The Neon Demon, snobbato a dir poco dalle sale veneziane e tenuto sette miseri giorni al Multisala Candiani di Mestre. Per una pellicola fresca di presentazione al Festival di Cannes diretta da un regista famoso e di nicchia allo stesso tempo (Nicolas Winding Refn) e con la protagonista, Elle Fanning, futura premio Oscar, mi sarei aspettato un interesse diverso. Oltre tutto la tematica era molto interessante. Davvero inspiegabile davvero la sua assenza in laguna.
Grande schermo ma non solo. In questi primi mesi del 2016 mi sono visceralmente legato al rito della cinecolazione, apprezzata anche dalla direttrice del mensile Ciak, Piera De Tassis, che ha prontamente retwittato una delle mie tante creazioni. Ma più che un rito (che alla fine stanca sempre), la cinecolazione è un piacere. Quando infatti non ho nulla di cartaceo con cui accompagnare la mia colazione, qualcosa mi viene a mancare. Mi gusto il cappuccino proprio di meno. Leggere qualcosa che ancora devo vedere e recensire è il top, ma anche confrontarsi coi colleghi in particolare delle riviste (cartacee) specializzate nel dopo-film è sempre interessante e istruttivo.
Per tutti i miei altri servizi che non ho citato, cineluk è qui che vi aspetta. A presto per altre "forti" recensioni.
Al cinema di Venezia e Mestre a vedere-recensire L'umo che vide l'infinito, La grande scommessa e il documentario Where to invade Next © Luca Ferrari |
Al cinema Rossini di Venezia a vedere e recensire The Nice Guys © Luca Ferrari |
Una delle mie ghiotte cinecolazioni con un articolo sul film (poi recensito) Julieta © Luca Ferrari |
Al cinema Giorgione e Rossini a vedere e recensire prima La pazza gioia, poi Julieta © Luca Ferrari |
Al Rossini a vedere-recensire Veloce come il vento e poi Lo Stato contro Fritz Bauer © Luca Ferrari |
All'Old Wild West di Venezia a leggere di John Goodman... e recensire © Luca Ferrari |
La direttrice di Ciak, Piera De Tassis, retwitta le mie cinecolazioni © Luca Ferrari |
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