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venerdì 30 marzo 2018

Un sogno (dannato) chiamato Florida

Un sogno chiamato Florida - Halley (Bria Vinaite) e la figlioletta Moonee (Brooklynn Prince)
A due passi dai colori spensierati di Disneyland ci sono i motel, case di sudate esistenze periferiche. Questa è l'America. Questo è Un sogno chiamato Florida (2017, di Sean Baker).

di Luca Ferrari

Oltre quei cancelli, le famiglie si divertono nel magico mondo creato da Walt Disney. Dall’altra parte della barricata, umane esistenze annaspano in camere di motel, facendo di quei pochi metri quadrati l’avamposto della propria vita. Madri single. Genitori in difficoltà. I due volti d’America camminano fianco a fianco separati senza mai potersi raggiungere. Il sogno americano si è spiaccicato sul neon accecante e zuccherino di un lieto fine mai stato così dispo-utopico. Questa è la vera America. Questa è l’America di Un sogno chiamato Florida (2017, di Sean Baker).

Moonee (Brooklynn Prince) e Scooty (Christopher Rivera) sono due bambini che vivono al Magic Castle, un motel color rosa confetto, insieme alle rispettive madri, Halley (Bria Vinaite) e Ashley (Mela Murder). La prima passa le sue giornate davanti al televisore e vendendo profumi nei parcheggi di hotel e golf club. È irascibile e sboccata. La seconda lavora senza sosta in un vicino fast food. Sono grandi amiche fino a quando i marmocchi non ne combinano una di troppo grossa.

Nella struttura poco distante intanto, c’è un nuovo arrivo. Sono la piccola  Jancey (Valeria Cotto) insieme alla nonna, Stacey (Josie Olivo). L’inizio non è dei migliori, poi le due ragazzine diventano inseparabili amiche. Moonee non sta mai ferma. È il periodo delle ferie estive. Insieme alla madre, che non lesina uso di droghe né comportamenti poco "etici" anche davanti la bambina, mangiano il classico cibo-spazzatura. Anche se la madre (sembra più un’anarchica sorella maggiore) è sempre insieme a lei, la piccola di fatto è abbandonata a se stessa.

A gestire il motel, il buon Bobby (Willem Dafoe). Un lavoro a tempo pieno, spesso reso ancor più stressante dalle intemperie di Halley e i bambini, sempre alla ricerca di qualcosa da fare. Bobby è protettivo e difende il motel dai predatori infantili. Bobby guarda oltre l'apparenza però anche lui deve far rispettare regole e pagamenti. Sa alzare la voce quando il caso lo richiede. Sa fare un passo indietro non senza aiutare i propri "condomini" quando il caso lo richiede. Fac totum a metà strada tra paradiso e inferno.

La crisi economica è ormai un ricordo lontano, negli Stati Uniti così come in Europa. Almeno così ci stanno provando a far credere. L’America e il sogno americano, che fine hanno fatto? Narcotizzati davanti a un televisore e l’ennesimo prodotto a base di zucchero. È così che si va avanti. Ci si stordisce e ci si rilassa per non essere lucidi dinnanzi allo squallore delle proprie esistenze che col tempo potranno solo peggiorare. Ed è esattamente ciò che vogliono coloro che detengono la quasi totalità della ricchezza del mondo.

C’è chi come Ashley è un genitore più responsabile, non lesina punizioni al proprio figlio quando si comporta male e si fa in quattro per costruirsi un futuro migliore che forse non raggiungerà mai. E c’è chi come Halley prende tutto come viene. Urla, sbraita e non si preoccupa di (quasi) nulla. Prende la vita per quello che è, fregandosene del giudizio altrui e conscia (inconsciamente) che non potrà mai aspirare a nulla di meglio né per sé né per la sua bambina. Chi sta meglio delle due donne?

Diretto da Sean Baker, e scritto dallo stesso regista insieme a Chris Bergoch, Un sogno chiamato Florida non si presenta né come documentario né come lungometraggio dalla facile morale e/o condanna. I suoi protagonisti sono le persone attorno a noi o magari sono anche qualcuno di noi. L’invito ipnotico dell’intrattenimento è più forte di qualsiasi altro desiderio. In Italia si piangono in (enorme) massa gli uomini di spettacolo come fosse un caro amico o parente, allo stesso tempo si ignorano i morti sul lavoro.

Presentato alla 70° edizione del Festival di Cannes nella sezione "Quinzaine des Réalisateurs", Un sogno chiamato Florida (2017, di Sean Baker) marcia sull’asfalto umido del tanto agognato stato americano, mito a stelle e strisce per avere il sole tutto l’anno. Ma chi si può davvero permettere di goderselo? In pochi, come sempre. Gli altri possono solo comperarsi qualche souvenir plastificato sognando di potersi sedere alla tavola imbandita e ingozzarsi di tutto lo sciroppo d’acero che si vuole. Fino al prossimo affitto settimanale da pagare

Il trailer di Un sogno chiamato Florida

Un sogno chiamato Florida - Scooty (Christopher Rivera), Moonee (Brooklynn Prince) e Jancey (Valeria Cotto) 
Un sogno chiamato Florida - Bobby (Willem Defoe)

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