Dunkirk - il comandante Bolton (Kenneth Branagh) |
di Luca Ferrari
Opera incompleta. Superficiale. Troppo tecnica e poco "umana". Fin dalle sue prime indiscrezioni e successiva anteprima veneziana, il nuovo film di Christiopher Nolan, Dunkirk, venne presentato come fosse l'ottava meraviglia e pompato da una certa stampa commerciale in modo fin troppo smaccato. Ma più che raccontare una epica pagina di storia della II Guerra Mondiale, il regista londinese si è più che altro preoccupato di fare sfoggio di ciò che sa fare da dietro la telecamera, lasciando alla storia il tempo che trova.
I premi si sa, se vengono assegnati a chi riteniamo degni, è giusto. In caso contrario la giuria è corrotta o non capisce nulla. Il pensiero degli addetti ai lavori nel mondo del cinema non è diverso da quello del "semplice popolo". E così, una volta arrivata la prova del nove dei riconoscimenti, Dunkirk ha fin'ora miseramente fallito raccogliendone un solo premio su 11 candidature complessive.
In ordine cronologico, ai Golden Globe ha ricevuto tre nomination per il Miglior film drammatico, regista (Christopher Nolan) e colonna sonora originale (Hans Zimmer), restando a mani vuote. Non è andata meglio, anzi decisamente peggio, ai BAFTA - British Acamdey Film Awards dove su otto candidature la pellicola si è portata a casa solo il Miglior sonoro (a Richard King, Gregg Landaker, Gary A. Rizzo e Mark Weingarten).
Domenica 4 marzo intanto è il tanto atteso momento dei premi Oscar. Dunkirk si contenderà la statuetta di:
- Miglior film a Emma Thomas e Christopher Nolan
- Miglior regista a Christopher Nolan
- Migliore fotografia a Hoyte Van Hoytema
- Miglior montaggio a Lee Smith
- Migliore scenografia a Nathan Crowley e Gary Fettis
- Migliore colonna sonora a Hans Zimmer
- Miglior sonoro a Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo
- Miglior montaggio sonoro a Richard King e Alex Gibson
Inevitabile poi lo scontro/confronto con L'ora più buia (di Joe Wright), anch'esso candidato come Miglior film e dove finalmente Gary Oldman, dopo essersi portato a casa il Globe e BAFTA, verrà di sicuro incoronato Miglior attore protagonista anche dagli Academy. Il film incentrato su Winston Churchill finisce esattamente con la vicenda messa in scenda da Nolan, ma le differenze sono gigantesche. Wright mette a fuoco il personaggio, Nolan il proprio ego.
Francia, 1940. La II Guerra Mondiale è appena agli inizi. La forza nazista è al massimo della sua potenza. Il patto Moltov-Ribbentrop tra Hitler e Stalin è solido. La nazione transalpina è stata aggredita. La sola nazione al momento ancora libera dal giogo nazi-fascista è la Gran Bretagna, una cui grossa fetta dell'esercito adesso si trova a Dunkerque (in inglese, Dunkirk). L'esercito tedesco pattuglia ogni via di fuga. Quale sarà il destino per l'esercito di Sua Maestà e l'intero continente europeo?
Churchill ha l'idea geniale. Sacrificando una guarnigione, sprona il popolo inglese a salpare con i propri mezzi acquei e imbarcare ciascuno il maggior numero di soldati possibili riportandoli a casa, e dunque riorganizzando la difesa. Sembra un'impresa folle ma la Storia non è fatta per chi non sa osare. Tra le tante imbarcazioni che rispondono presente, c'è anche quella di Mr. Dawson (Mark Rylance), uno dei primi a recuperare un soldato ancora sotto shock (Cillian Murphy) dopo essere finito sott'acqua a causa di un sommergibile tedesco.
Nei cieli intanto i piloti Farrier (Tom Hardy) e Collins (Jack Lowden), a bordo dei loro Spitfire, ingaggiano duelli contro la Lutwaffe. A terra invece, la telecamera segue le (dis)avventure del soldato semplice Tommy (Fionn Whitehead) e la fanteria alla disperata ricerca di un rifugio/salvezza, facile preda dei canini nazisti. La guerra potrebbe finire già lì, su quella fetta di costa francese, ma così non sarà. Un errore di valutazione che cinque anni dopo si trasformerà nel tramonto definitivo del Terzo Reich.
Inutile negarlo, la vicenda di Dunkirk non era così nota. Christopher Nolan (Memento, Inception, Interstellar) l'ha consegnata alla memoria collettiva attraverso il grande schermo. Se la resa puramente cinematografica è notevole, non si può dire lo stesso della narrazione. Poche didascalie esplicative all'inizio e alla fine del film, cosa che al contrario sarebbe stato molto opportuno. D'accordo, Dunkirk non è un documentario di storia ma la vicenda avrebbe meritato qualche spiegazione più dettagliata.
Curiosa poi la scelta di uno dei co-protagonisti, il cantante della boyband One Direction, Harry tyles, alla sua prima incursione sul grande schermo. Forse troppo influenzato dalla propria trilogia di Batman, Nolan punta più sui supereroi o presunti tali. C'è l'aviatore, il fante, il marinaio. Ci sono i singoli, c'è molto meno l'unione. Dunkirk è cinema ad alto contenuto spettacolare e scarso sul fronte storico. I suoi protagonisti si perdono nella coltre di sensazionalismo.
La vicenda di Dunkirk rappresentò uno snodo cruciale per la storia europea. Forse senza quella ritirata strategica, oggi la libertà non esisterebbe e la svastica troneggerebbe ancora nella vita di chiunque. Quell'impresa gridò al mondo, e alla cancelleria Hitleriana, che un popolo era pronto a battersi ben oltre l'inimmaginabile. E oggi, in un'epoca di nazionalismi murati e ignobili ignoranze xenofobe, ciò che successe sulla costa francese dovrebbe farci agire subito, decisi e uniti. Questo purtroppo non succederà e comunque non sarà Dunkirk di Christopher Nolan a ispirarlo.
Il trailer di Dunkirk
Dunkirk - imbarcazione inglese in soccorso dei propri connazionali |
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