Rocchio 47 sfida Il grande match |
di Luca Ferrari
L’avanzare della terza età non da scampo a nessuno, miti del cinema inclusi. E se Rupert Sciamenna riesce perfino ad alzarsi dalla propria poltrona e tornare nella mischia, Sylvester Stallone e Robert De Niro fanno le cose molto più sul serio al centro del quadrato. O almeno così sembrerebbe. Si spera. My god!
Trovare qualcuno che non abbia mai visto nemmeno uno dei sei film della saga del pugile italo-americano Rocky Balboa è un'impresa. Le canzoni delle colonne sonore poi (Gonna Fly Now e Eyes of the Tiger su tutte) sono presenze fisse di ogni vera playlist che si rispetti di chiunque la mattina, prima di cominciare il lavoro, scenda in strada per farsi una corsa.
Rocky (Sly) e Jake La Motta detto Toro Scatenato (De Niro), due miti cinematografici. Ma perché andarli a scomodare? Perché metterli l'un contro l'altro quando gli anni dovrebbero suggerire qualche altra idea sul set? Passi che il cinema sia finzione, ma anche l'anagrafe vuole la sua parte, pena un pericoloso sfociare nel grottesco o peggio nel ridicolo.
Con tanto di esagerata attenzione mediatica, è appena sbarcato sul grande schermo Il grande match (2013, di Peter Segal) con protagonisti gli ex-Rocky e Toro Scatenato: Sylvester Stallone, classe ’46, e Robert De Niro, classe ’43. Il film per l'appunto è stato presentato in Italia.
Quanto può essere credibile un match di pugilato tra un sessantasettenne e un settantenne (anche se nella pellicola ne hanno di meno)? Film ironico-nostalgico? Sarebbe già qualcosa, ma non aspettatevi un Last Vegas (2013, Jon Turteltaub con i fieri "vecchietti" Morgan Freeman, Michael Douglas, Kevin Klein e proprio lui, Bod De Niro) del ring.
Il grande match è stato arditamente paragonato da qualcuno a Incontriamoci a Las Vegas (1999, di Roy Shelton), dimenticando forse che i due protagonisti della sfida pugilistica Cesar Dominguez e Vince Boudreau erano interpretati rispettivamente da Antonio Banderas e Woody Harrelson, all’epoca con 39 e 38 candeline sulle spalle.
Ma più che alla pellicola di fine anni Novanta, Il grande match (Grudge match) rischia di richiamare l'epico cortometraggio Rocchio 47, parodia dell'ultimo capitolo della saga stallonesca, Rocky Balboa (2006). Portato sul piccolo schermo via Gialappa’s band, protagonista indiscusso è Franco Mari (Rupert Sciamenna) insieme ai compagni di merenda Marcello Macchia (Maccio Capatonda), Luigi Luciano (Herbert Ballerina), Enrico Venti (Ivo Avido) e l’astro nascente Caterina Gei Giuniori (Catherine J. Junior).
Rocchio non aveva rivali. Ha i pugni nelle mani, si diceva di lui ma ormai è un decrepito. A dispetto del (lunghissimo) corso degli anni, decide di tornare a combattere tra cecità galoppante, improbabili diete, osteoporosi e amorevoli sacrifici di chi gli sta accanto. Così, dopo una serie di "massacranti allenamenti" (tra cui salire cinque scalini di fila), arriva al fatidico giorno del rientro sul ring ma...
Rocchio 47 - Joe Rocchio (Rupert Sciamenna) e coach Maccio Capatonda |
Il grande match - Billy "The Kid" McDonnen (Robert De Niro) |
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