Lo Hobbit: La desolazione di Smaug - Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) |
Luca Ferrari, ferrariluca@hotmail.it
giornalista/fotoreporter – web writer
Magari mi troverò la casa braccata da orde di Fantasy-supporter ma il secondo capitolo della seconda trilogia Tolkeniana diretta dal regista neozelandese Peter Jackson, Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013), non passerà certo alla storia per chissà quale narrazione, sviluppo e soprattutto non-finale.
I nani sono di nuovo in viaggio. Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) dirige le operazioni. Lo stregone Gandalf il Grigio (Ian McKellen) ispira e consiglia. L’hobbit Bilbo Baggins (Martin Freeman) segue segugio senza separarsi mai (ragni giganti permettendo) dal suo misterioso strappato al Gollum in quel primo Inaspettato viaggio (2012).
Il cammino dei Nani è denso si pericoli, e come troppo spesso accade le maggiori insidie arrivano da chi non dovrebbe per forza esserlo. E invece, oltre a essere inseguiti da forzuti orchi capitanati ancora dal malvagio Azog (Manu Bennett), si ritrovano imprigionati nel regno degli Elfi dove alla decisa ostilità di Legolas (Orlando Bloom) e una più moderata presenza di Thranduil (Lee Pace), si contrappone l’arciera Tauriel (Evangeline Lilly), in odore di flirt col prigioniero semi-nano Kíli (Aidan Turner).
Il primo a sfidare il drago sarà proprio lui, l’ex-timoroso Bilbo spedito da Thorin in prima linea contro Smaug doppiato (nell’originale dall’inglese Peter Cumberbatch: La talpa, Star Trek - Into Darkkness, Il quinto potere e in italiano dal “gladiatore” Luca Ward), per le sue non comuni abilità e così trovare e portare avvia al possente sputa fuoco la preziosa Arkengemma.
Cos’è davvero questa desolazione del titolo? È la sofferenza per una vita priva delle proprie radici? È una terra sotto costante minaccia? È la superficialità di un animato metallo capace di schiodare qualsiasi umano sentimento? È la pavidità che mangiucchia sbavando l’evoluzione di ciascuno di noi?
La desolazione è un potere più forte di noi. La desolazione di Smaug è un ostacolo incastrato nelle tenaglie di una sofferenza soggettiva e non c’è modo di aggirarla. Se si vuole inscrivere il proprio nome nel rispettivo destino, si può solo combattere e cambiare per sempre qualcosa
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013) non finisce. Rimanda all’ultima parte senza troppi doppi sensi. Finisce il film e arrivederci al prossimo capitolo.
Lo Hobbit: La desolazione di Smaug (2013, di Peter Jackson) |
Lo Hobbit: La desolazione di Smaug - Gandalf (Ian McKellen) |
Lo Hobbit: La desolazione di Smaug - Tauriel (Evangeline Lilly) e Legolas (Orlando Bloom) |
Lo Hobbit: La desolazione di Smaug - La compagnia dei Nani |
Lo Hobbit: La desolazione di Smaug - Bilbo Baggins (Martin Freeman) |
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