Inside out - Tristezza e Gioia nella testa della piccola Riley |
di Luca Ferrari
Cosa succede nella testa di una ragazzina costretta dai genitori a passare dai freddi e incantati scenari del Minnesota alla più caotica e metropolitana San Francisco? È quello che devono essersi chiesti quei geniacci della Pixar Animation Studios la cui risposta non è tardata ad arrivare, dando volto e forma alle emozioni dell'adolescente e così portando sul grande schermo le creaturine Rabbia, Disgusto, Gioia, Paura e Tristezza. Voilà, Inside Out (di Pete Docter) è servito.
La Pixar ci ha abituato molto bene (troppo) e per quanto non sia un fan di Ribelle – The Brave, a mio giudizio più Disneyano nel senso di smielato e per di più troppo simile al collega Koda – fratello orso, il resto dei lungometraggi animati è di primissima qualità: i 7 premi Oscar conquistati su 14 edizioni del Miglior film d'animazione ne sono un'ulteriore dimostrazione.
Veniamo a Inside Out. La giovane Riley viene catapultata in una nuova realtà. Nemmeno l'amato hockey riesce a tirarle su il morale. In questa delicata fase della propria esistenza è facile cedere ai sentimenti più negativi, stati d'animo questi però che in famiglia non vengono manifestati con inevitabile peggioramento dei rapporti. E questo non va bene. È inevitabile un cortocircuito. È inevitabile perdersi. La grande sfida ora è ritrovare la propria rotta.
Inside Out, standing ovation all'ultima edizione del festival di Cannes e accalamato in ogni parte del mondo, sebbene qualche critica ci sia stata come la cinefila Twitteriana @gleegis. Tra le cinque emozioni, Gioia, un esserino logorroico con capelli blu (corti) da fata turchina è troppo preponderante rispetto ai colleghi. Rabbia sembra quasi un giullare mentre Paura e Disgusto appaiono decisamente comprimari. Unica a tenerle testa, Tristezza, sebbene valorizzata fino a una certo punto e con una veste un po' troppo lacrimosa.
È davvero la gioia il grande motore umano? La Pixar prova a darci una lezione sull’importanza di tutti i sentimenti, perdendosi però nei cunicoli del fantastico e finendo per creare una storia a se stante dentro lo stesso film. Morale: l’idea è ottima, la resa molto meno. Con Inside Out la Pixar si è guardata un po’ troppo allo specchio lasciando in disparte quella fluidità narrativa che al contrario è stata uno dei capisaldi negli indiscussi capolavori di altre loro pellicole come Alla ricerca di Nemo, Ratatouille o Up (di cui è regista Docter stesso).
C’è di più. Fin dalle prime news sulla trama del film qualcosa non mi tornava. In qualche angolo della mia mente sentivo esserci qualcosa di analogo. E infatti era proprio così. Da buon cultore delle sitcom d'oltreoceano, la risposta è arrivata. Ma che ti passa per la testa?, con protagonista l'impiegato Herman Brooks (William Ragsdale). Insieme a lui i suoi colleghi, Jay (Hank Azaria), Louise (Yeardley Smith), la snob Heddy (Jane Sibbett) e il suo capo il sig. Bracken (Jason Bernard ), ma soprattutto ciò che si agitava dentro la sua testa.
Io credo che Louise sia tanto dolce, diceva la sensibilità (Molly Hagan). Io credo che la tipa qui vicino indossi biancheria sexy, replicava la lussuria (Ken Hudson Campbell). Io credo che ci sia troppa gente qui dentro, rumoreggiava preoccupata l'Ansia (Rick Lawless). Io invece credo che siate tutti e tre degli idioti. Su, al lavoro! sentenziava infine l'intelletto (Peter Mackenzie). Iniziava così una delle tante puntate della suddetta mentre Herman era in ascensore.
La curiosità mi ha indotto a verificare se altri avessero scritto di questo parallelismo e infatti così è stato (La Repubblica). La domanda allora che vi potreste porre è: come appurare se questo paragone sia nato dalla mia diretta esperienza o dall’aver scopiazzato? Semplice. Guardatevi la serie e quando troverete la puntata in cui il protagonista viene chiamato Sherman da un pezzo grosso che gli vuol far carriera ma sbaglia sempre il suo nome (e glielo scrive così pure sulla targa), ne riparleremo.
Quanto alla Pixar, le differenze con la serie di vent’anni fa ci sono e tante, è indubbio. Nel lungometraggio animato poi le emozioni non riguardano solo la protagonista, e toccano tematiche più problematiche. Ma il tanto clamore per questo film onestamente ho difficoltà a trovarlo. La fabbrica Pixariana intanto prosegue il suo viaggio. Il 25 novembre è pronto a sbarcare sul grande schermo Il viaggio di Arlo (The Good Dinosaur, di Peter Sohn), un cui footage sarà presentato in anteprima alla 10° edizione della Festa del Cinema di Roma (16-24 ottobre),
Il trailer di Inside Out
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