Padri e figlie - Jake Davis (Russell Crowe) e la piccola Katie (Kylie Rogers) |
di Luca Ferrari
Un padre rimane vedovo troppo presto. Una figlia rimane orfana di madre quando ancora è una bambina. La vita di Jake Davis (Russell Crowe), scrittore premio Pulitzer malamente stroncato nel suo ultimo libro, e la piccola Katie (Kylie Rogers) non procede troppo bene. Problemi finanziari. Problemi di salute per l’uomo ed ecco che la più tipica delle potenziali infanzie spensierate si trasforma in un duro scontro con la vita. Padri e figlie, quarta pellicola “americana” diretta dal regista romano Gabriele Muccino.
Tratto dalla prima sceneggiatura per il cinema del drammaturgo Brad Desch, Padri e figlie non è il classico viaggio che segue l’avanzare dell’età. Corre su due binari a distanza di vent'anni e nel mezzo c’è sempre lei. Katie bambina, alle prese con lo sconfinato amore paterno e i due prepotenti zii Elisabeth (Diane Kruger) e William (Bruce Greenwood) che la vorrebbero portare nella propria casa, e Katie (Amanda Seyfried) studentessa di psicologia, decisa a curare il dolore degli altri (forse) per lenire il proprio.
Katie sguazza nei propri demoni. Di giorno è una professionista capace di abbattere anche i muri più insidiosi della psiche altrui, di sera si lascia andare a incontri occasionali evitando accuratamente qualsiasi coinvolgimento sentimentale. La sua vita prosegue così fino a quando non incontra Cameron (Aaron Paul), coetaneo e giornalista freelance il cui ultimo libro scritto dall'amato padre, “Padri e figlie” appunto, gli ha cambiato la vita.
Muccino salta da un tempo all'altro, destreggiandosi abilmente tra le due età. Tenendole unite con garbata gentilezza. E quella bicicletta su cui prima Katie si fa spingere da Jack, e poi è lei a muoverla regalando un sorriso alla sua problematica (e abbandonata) paziente (Quvenzhané Wallis), ha tutte le sembianza di una macchina del tempo.
Padre e figlia vivono entrambi un dolore. Persa la propria metà, Jack è solo. A stargli vicino c'è la sua agente Theodora (Jane Fonda). Al contrario si deve guardare dai costanti assalti dei cognati, capaci perfino di sfidarlo in tribunale per ottenere la custodia di Katie facendogli capire chiaramente la potenza delle loro risorse economiche: “Noi abbiamo più soldi di Dio”.
Prima la madre, poi il temporaneo allontanamento e successiva morte del padre. Katie ha sofferto troppo. È terrorizzata di perdere chi ama. Volontariamente adultera, si fa lasciare dal fidanzato. Va quindi in scena il crollo più totale. Si trucca nel peggiore dei modi facendo il pieno d’alcol. Si regge a piedi a stento. È sul punto di accettare una serata promiscua salvo poi “venir richiamata” da una canzone nel juke-box che ascoltava da piccina. Ecco allora la rabbia uscire dall’anima vocale e cacciare via i neo-compagni di bevute. Ce l’ha con se stessa. Le sue lacrime sono acide fiamme su guance esauste.
Amanda Seyfried si è fatta conoscere al grande pubblico duettando al fianco di Meryl Streep in Mamma Mia! (2008). Nell’opera Hooperiana Les Misérables (2012) commuoveva oltre modo. Nel recente e più che modesto Ted 2 (di Seth MacFarlane) era l’unica a lasciare davvero il segno. Non è da meno in Padri e figlie dove regala un’altra notevole prova attoriale.
Impossibile poi non rivedere nella performance del premio Oscar Russell Crowe scampoli del John Nash che magistralmente interpretò in A Beautiful Mind (2001, di Ron Howard). I suoi attacchi sono al limite dell'epilessia. Il movimento convulsivo del braccio destro (a dir poco drammatico quando non riesce neanche a firmare un autografo) ci rimandano a una stessa persona: un uomo malato che non ha smesso di lottare e amare.
Con Padri e figlie Gabriele Muccino sembra davvero aver dato l'addio all’Italia. Un film lontano anni luce dalle miserie generazionali de L’ultimo bacio (2001). Un film dove chi sbaglia ha il coraggio di ammetterlo, rialzandosi. Guardando negli occhi la vita senza bugie. Scegliendo la strada dell’amore con il proprio carico di ombre e l’onestà del proprio passato che per quanto doloroso, non potrà comunque più tornare.
Ultima nota. Finiamola con il luogo comune che "l'uomo può vivere una vita senza amore" e la donna no, come dice zia Elisabeth alla nipote. La sola differenza semmai è che gli uomini tendono a nascondere di più certi sentimenti ma provano e vivono con la stessa intensità del gentil sesso.E siamo in tanti a pensarla così. Più di quello ceh voi fanciulle possiate immaginare.
Padri e figlie - Katie (Amanda Seyfried) e la sua piccola paziente (Quvenzhané Wallis) |
Padri e figlie - Katie (Amanda Seyfried) |
Padri e figlie - Jake Davis (Russell Crowe) |
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