99 Homes - lo sguardo angosciato di Dennis Nash (Andrew Garfield) |
di Luca Ferrari
Migliaia di vite buttate sul marciapiede. Lo sguardo quasi incredulo. Sta accadendo davvero a me! Non è più tempo di parole né di carte. È tutto finito. I ricordi vissuti non commuovono nessuno. La legge delle banche non concede prorogh. È tutto finito. La casa è stata pignorata e bisogna uscirvi immediatamente pena l’arresto. Storie di 99 Homes (2014, di Ramin Bahrani), film presentato in anteprima alla 71° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, sez. "Concorso" e mai arrivato sul grande schermo.
Il giovane Dennis Nash (Andrew Garfield) è un onesto lavoratore, padre del piccolo Connor (Noah Lomax). Vivono insieme alla madre di lui, Lynn (Laura Dern), che fa la parrucchiera nella propria abitazione. Per comprare quella casa hanno chiesto un prestito alla banca. Soldi che l’istituto di credito sa bene non potranno mai restituire. È solo questione di tempo. L'immobile presto o tardi finirà nelle loro mani e puntuale tutto ciò avviene senza che deleghe o avvocati possano fare alcunché.
Se nella Wall Street degli anni Ottanta (e di Oliver Stone, 1987), il cinico Gordon Gekko (Michael Douglas) dava lezioni di “democrazia” affaristica al rampante broker Bud Fox (Charlie Sheen), oggi a salire in cattedra con il più triste e veritiero degli insegnamenti è l'altrettanto spietato Rick Carver (Michael Shannon): “l’America non fa credito ai perdenti”. Così è e così è sempre stato.
La famiglia Nash finisce a vivere in un motel e l’indomani comincia la disperata ricerca di un nuovo lavoro. Non trovando più i propri attrezzi, Dennis ritorna da quegli stessi operai che gli hanno svuotato la casa su ordine dello Sceriffo e lì incontra nuovamente Carver il quale però, colpito dalla sua tenacia, gli chiede se voglia guadagnare qualcosa. Ha inizio così un periodo di ritrovata liquidità che culminerà con quello stesso incarico che lui ha vissuto in tutta la sua più tragica conseguenza: l’esecutore di sfratti.
Alla notizia della perdita della casa il protagonista vede dinnanzi a sé tutte le tipologie di reazioni possibili. C'è chi accetta sconsolato senza fare storie e chi lo minaccia con una pistola. Dovunque vada c’è sempre una storia strappalacrime con cui confrontarsi ma non ha importanza. Bisogna andare avanti. Qualcosa però comincia a vacillare quando si confronta con un anziano. È stato sfrattato. È solo. Ha un figlio che vive lontano e non sente da due anni. Non conosce i vicini.
Nash è meno cinico del suo capo ma ormai fa le stesse cose. In attesa di tornare nella casa perduta vive ancora nel motel, ma c’è una novità. È arrivato un nuovo inquilino nell’area, più della metà abitata dai neo-sfrattati. Nash viene riconosciuto e attaccato. Il figlio e la madre scoprono dunque il suo nuovo impiego. Lui ora ha un lavoro e una stabilità economica ma il prezzo da pagare è il disprezzo dei suoi cari.
Non può non far riflettere 99 Homes. Otto anni dopo l’esplosione della bolla speculativa, gli Stati Uniti così come gran parte d’Europa sono ancora sotto attacco immobiliare. Come tante e voraci sanguisughe, le banche pilotano il denaro verso le proprie casse, incuranti delle conseguenze che tutto ciò un giorno avrà. La gente finisce per strada ma questo non riguarda nessuno. Un debito non è stato saldato, “anche loro dunque hanno rubato” viene sottolineato da Carver.
Nash è vittima e carnefice, come sempre succede a chi non è padrone del proprio destino. Nuota controcorrente in un oceano di fango che sta per inghiottirlo del tutto, trascinando nella rovina la propria famiglia. La disperazione del non avere più un futuro lo porta dalla parte sbagliata. Lo stesso destino che spesso attanaglia i moltissimi immigrati che arrivano sulle coste italiane, alla disperata ricerca di aiuto e con al contrario un biglietto di sola andata per l'inferno dell'illegalità o nella “migliore delle ipotesi” , nei meandri dei lavori in nero senza contributi né diritti (situazione ormai comune anche a moltissimi autoctoni).
L'uscita di 99 Homes è davvero una storia strana. Presentato al festival di Venezia e con un distributore italiano del calibro della Lucky Red, non ha mai trovato sbocchi sul grande schermo. Perché? La storia è di un'attualità sconcertante (desolante) e i nomi “Hollywoodiani” non gli mancavano di certo, a cominciare da Michael Shannon (Il cattivo tenente, L'uomo d'acciaio, Freeheld), candidato come Miglior attore protagonista ai recenti Golden Globes proprio per questa sua interpretazione.
Non sono da meno l'esperta Laura Dern (Cuori selvaggio, Rosa Scompiglio e i suoi amanti, Jurassick Park), nominata all'Oscar come Miglior attrice non protagonista appena un anno fa per la sua intrepretazione in Wild (2014, di i Jean-Marc Vallée) e l'ex-Spiderman Andrew Garfield. Oltre ai due capitoli della saga del supereroe Marvel, l'attore californiano classe '83 è stato corpotagonista in importanti pellicole quali: Leoni per agnelli (2007, di Robert Redford), Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo (2009, di Terry Gilliam) e The Social Network (2010, di Davd Fincher)?
E allora perché quest'attesa infinita per l'uscita sul grande schermo, più di una volta anticipata per altro, salvo poi propendere per la soppressione totale della pellicola? La storia presente racconta che dal 9 febbraio scorso il film è disponibile solo sulla piattaforma Netflix e uscirà in home video, ma non in alcuna sala.
99 Homes (2014, di Ramin Bahrani) è un pugno ben assestato allo stomaco dello spettatore, con la speranza che l’onda anomala arrivi anche nella mente di chi esercita il potere. Dalla casa al lavoro strappato alle persone senza domande, il mondo continua a dimostrarsi per quello che è: una terra selvaggia di crudeli predatori senza pietà per i più deboli. Forse nel 2016 sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più dall’umanità.
99 Homes - Dennis Nash (Andrew Garfield) e sua madre Lynn (Laura Dern) |
99 Homes - lo spietato Rick Carver (Michael Shannon) |
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