Oscar 2016 - I migliori attori non protagonisti, Mark Rylance e Alicia Vikander |
di Luca Ferrari
L'Oscar a DiCaprio? Era ora, così è finito il supplizio del “poveretto”! L'esasperata attenzione al remake di Mad Max? Allucinante! Il caso Spotlight è il Miglior film? "Fuckin' unbelievable!" (da non crederci, ndr). L'Oscar a Morricone? Non mi piacciono i premi di compensazione! Miglior regia a Innarirtu? No comment! Le assenze tra i candidati di Aaron Sorkin (Jobs) e Steve Carell (La grande scommessa)? Una bestemmia! Chris Rock? Banale e noioso. Ladies and gentlemen, benvenuti nel noioso mondo dell'88° edizione degli Oscar 2016.
Venezia, mercoledì 2 marzo. Gli incandescenti fuochi pirotecnici degli Oscar 2016 sono oramai sopiti se non del tutto raffreddati e spenti. Lo champagne è stato bevuto. La delusione è stata assorbita. Non mi sono perso un secondo di questa importante notte, inclusa la toccante performance voce-chitarra di Dave Grohl (Foo Fighters, ex-batterista dei Nirvana) eppure solo ora ho messo mano all'inchiostro. La ragione è semplice.
Il 29 febbraio era una data importante e più dei risultati (fin troppo scontati) degli Academy, c'era qualcosa da ricordare anche con la settima arte: la fine dell'assedio di Sarajevo nella guerra dei Balcani. Una guerra sempre ignorata. Ed è stato triste constatare che neanche a Il figlio di Saul, trionfatore come Miglior film straniero (ungherese), gli sia venuto in mente un giorno simile. Una nazione quella dell'Est europeo non certo lontana né geograficamente (poco più di 500 km) né culturalmente.
Los Angeles, Dolby Theatre – 28 febbraio 2016. I primi Oscar a essere assegnati sono quelli per la Miglior sceneggiatura originale e non originale. A trionfare sono due dei pochi film con una vera storia alla base: Il caso Spotlight e La grande scommessa. Due film e due storie d'ingiustizia. A colpirmi in particolare sono le parole di Charlize Theron ed Emily Blunt (prossimamente sorelle in Il cacciatore e la regina di ghiaccio): "Sono la spina dorsale di ciò che facciamo", "E' dove inizia un gran film".
La sceneggiatura è il cuore di un film. Senza di essa non ci sarebbe regia né effetti speciali, né musica né trucco, nulla. Eppure, a ben guardare i tanti prodotti sbarcati, incensati e addirittura premiati, sembra quasi che la sceneggiatura abbia un ruolo minore. Il caso più emblematico è Mad Max: Fury Road, vincitore di 6 premi Oscar e addirittura in lizza per il Miglior film.
Come a più riprese ho evidenziato e sottolineato ovunque ne avessi l'occasione (recensione, conversazioni, commenti, post, etc.), Mad Max: Fury Road è l'embema del film moderno imbottito di effetti digitali senza lo straccio di un'anima. È un remake e per di più fatto dal medesimo regista (in crisi). George Miller poi è riuscito a sprecare due cavalli di razza come la già citata Charlize e ancor di più l'eclettico Tom Hardy.
Persa la fotografia per mano e obiettivo di Emmanuel Lubezki (Revenant), Fury Road si è portato a casa l'Oscar per la Miglior scenografia, montaggio, sonoro, montaggio sonoro, costumi, trucco & acconciatura. Ossia, il contorno. Si lo so, sarò mangiato vivo dagli addetti ai lavori ma non m'interessa. Un film è una storia e non è un caso che tante pellicole a dispetto di mezzi rudimentali siano ancora nel cuore della gente proprio perché avevano qualcosa da dire e non volevano fare sensazione.
E veniamo al grande eroe della serata, o meglio il fiammiferaio Leonardo DiCaprio. Per quanto mi riguarda c'è una sola ragione per cui sono felice del suo trionfo come Miglio attore protagonista in Revenant - Redivivo (di Alejandro G. Inarritu): è finalmente finito il supplizio del povero Leo. Un attore che ormai era diventato l'emblema dell'ingiustizia più dei bambini violentati dai preti di Spotlight o la genre frodata in La grande scommessa.
Incamerato l'Oscar, ovviamente sono partiti subito gli articoli dei 10 o 20 grandi attori/attrici che non l'hanno mai vinto. In questa lista ho letto nomi imbarazzanti: da Meg Ryan ad Arnold Shwarzenegger, dimenticandosi di personaggi come Gary Oldman, Edward Norton, Steve Buscemi, Joaquin Phoenix, John Goodman, Michael Fassebnder e questo solo per citare i primi nomi venutimi in mente. Invece no, il dramma del cinema moderno era il non-Oscar a Leonardo DiCaprio.
Incamerato l'Oscar, ovviamente sono partiti subito gli articoli dei 10 o 20 grandi attori/attrici che non l'hanno mai vinto. In questa lista ho letto nomi imbarazzanti: da Meg Ryan ad Arnold Shwarzenegger, dimenticandosi di personaggi come Gary Oldman, Edward Norton, Steve Buscemi, Joaquin Phoenix, John Goodman, Michael Fassebnder e questo solo per citare i primi nomi venutimi in mente. Invece no, il dramma del cinema moderno era il non-Oscar a Leonardo DiCaprio.
Nonostante fosse “in attesa” (…) da molto più tempo, ha di sicuro perso l'ultimo tram per l'Oscar l'immortale Sylvester Stallone. Io sono cresciuto con Rocky Balboa e alla soglia dei 40 anni mi fa ancora commuovere. È un personaggio puro e positivo, di sicuro anacronistico per quest'epoca. Ma gusto personale a parte, tanto il Globe (vinto) quanto l'Oscar, per fortuna mancato, non glielo avrei mai dato. Sly era in lizza con Mark Ruffalo, Christian Bale e Tom Hardy, gente di un'altra categoria. Il premio poi se l'è portato a casa Mark Rylance (Il ponte delle spie) in una delle pochissime sorprese della serata.
Del tutto scontati i premi femminili: Brie Larson (Room) e Alicia Vikander (The Danish Girl, film presentato a Venezia) dovevano essere la Miglior attrice protagonista e non protagonista, così è stato. Nulla (ma proprio no) sul fronte animato con l'ennesimo Oscar vinto dai Pixar Animation Studios grazie a Inside Out (di Pete Docter e Ronnie Del Carmen), e su quello del Miglior documentario dove Amy (di Asif Kapadia) ha sbaragliato la concorrenza.
Nel segno dell'ovvietà anche il premio per la Miglior colonna sonora andato a Ennio "Morrantino". A differenza del 99 per cento dei miei connazionali però, io non ho esultato per la semplice ragione che questi riconoscimenti sono il trionfo dell'ipocrisia. Ennio Morricone avrebbe meritato in più e diverse occasioni la statuetta degli Academy e non certo per un film modesto (The Hateful Eight) di cui già oggi nessuno saprebbe accennarmi alcuna melodia.
Tra i tre grandi sconfitti della serata, per due di essi non posso che essere più che soddisfatto: Sopravvissuto – The Martian (di Ridley Scott) e Star Wars: Il risveglio della Forza (di J.J. Abrahms), rispediti a casa a mani vuote nonostante le rispettive 7 e 5 nomination, incapaci perfino di vincere lo scettro dei Migliori effetti speciali andati al ben più meritevole e originale Ex Machina (di Alex Garland). Fermo a zero a fine serata nonostante le 6 candidature anche l'intenso Carol (di Todd Haynes) con protagoniste (nominate) due superbe Cate Blanchett e Rooney Mara.
È stata una serata interessante quella dell'88° edizione dei premi Oscar che ha ribadito qual è l'andazzo del cinema: il marketing dell'ego e degli effetti speciali conta più della storia. La colpa però non è solo di Hollywood e dei grandi Studios. Il cinema è cultura ma finché Revenant resterà tre settimane e più in sala mentre film come L'ultima parola – La vera storia di Dulton Trumbo pochi giorni, è difficile che il pubblico possa aprire i propri confezionati e condizionati orizzonti.
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