L'ora legale (2017, di e con Ficarra e Picone) |
di Luca Ferrari
Il popolo è in subbuglio. Il popolo freme. Il popolo vuole un cambiamento. Il popolo è stufo della corruzione. Il popolo non ne può più dei raccomandati e delle promesse non mantenute. Già, ma cosa succederebbe se tutto questo finisse per davvero? Dopo una vita di insubordinato ciarpame politico-sociale, saremmo davvero preparati a vivere probi rispettando le regole? I cittadini di un piccolo comune siculo stanno per scoprirlo. Diretto e interpretato da Ficarra e Picone, è sbarcato sul grande schermo L'ora legale (2017).
A Pietrasanta (paesino immaginario della costa sicula), è tempo di elezioni. Il primo cittadino uscente Gaetano Patanè (Tony Sperandeo) è sicuro della vittoria. I suoi metodi sono quelli classici: bugie, accordi malavitosi e regali. Il suo avversario invece è un integerrimo professore delle scuole superiori, Pierpaolo Natoli (Vincenzo Amato), i cui cognati sono Salvo (Salvatore Ficarra) e Valentino (Valentino Picone). Il primo è il classico ruffiano e supporta Patanè con la speranza di ricevere il nullaosta per il plateatico del bar. Il secondo è più sincero e fedele al parente.
L'ennesimo scandalo ed ecco arrivare l'avviso di garanzia per Patanè e il suo staff che finiscono sotto indagine. La gente è in rivolta. Tutti sono decisi a fare una scelta di cambiamento. Tutti sono convinti che la legalità porterà gioia e prosperità. Un qualcosa che ben presto si troveranno a considerare sotto tanti altri aspetti. I vigili? Tutti in divisa e a fare (davvero) le multe. Gli assenteisti sul posto di lavoro? Mai più. La spazzatura? Si fa differenziata. La cacca dei cani? Si raccoglie. Lo spazio per la bancarella in piazza? Si paga. Il parcheggiatore abusivo? Non può più stare. Quanto potrà durare?
Si ride guardando L'ora legale ma i pensieri scorrono veloci verso ciò che viviamo el quotidiano da nord a sud della penisola. Con un corretto mix di ironia e critica, Ficarra e Picone bacchettano il sistema Italia. Il piccolo paese è l'emblema di una nazione che smania per voltare pagina, ma lo vorrebbe senza doverci rimettere nulla, senza faticare (tutto e subito, ndr). Così, invece di sbraitare contro il politico di turno (votato da chi?), bisognerebbe iniziare a cambiare se stessi e poi pretenderlo dagli altri. In alternativa, c'è sempre l'ipocrisia.
Se le lacrime (causa multe da fare) dei vigili Gianni (Sergio Friscia) e Michele (Antonio Catania) sono forse un po' scontate, è di gran lunga più divertente e originale la scena "Padrinesca" quando i due protagonisti si armano di sega elettrica per mozzare la testa a un cavallo da lasciare poi sotto le coperte del sindaco. Perfino la voce della fede di Don Raffaelle (Leo Gullotta) passa dall'entusiasmo iniziale alle suppliche di rientro dell'ex.
Sull'altra sponda invece, quella delle regole. ancor più che del sindaco, il volto deciso e combattivo è quello di sua figlia Francesca (Ersilia Lombardo, ottima l'interpretazione). Orfana di mamme, lotta e sostiene il babbo. La sua campagna a sostegno del genitore trova posto anche tra i versi e le note suonate con la chitarra su di un palco. Pur scoprendo qualcosa che non le piacerà (affatto), non lascia il campo di battaglia quando le cose si mettono male. Lei non si nasconde e li guarda tutti in faccia. Lei è la speranza di quel popolo che crede per agire. Lei lotta (davvero) per cambiare.
Il neo-sindaco incarna il genitore serio, quello che affronta i problemi con il dialogo e risolutezza ma senza l'inganno. I problemi di questa nazione sono molto più radicati di ciò che si vede in superficie e nessuno (ma proprio nessuno, ndr) può pensare di essere la medicina perfetta senza fare i conti con un passato da cui, in un modo o nell'altro, bisognerà un giorno staccarsi per ricominciare a vivere e respirare. E non sarà facile. E ci vorranno almeno tre-quattro generazioni per sperare di ottenere dei risultati credibili.
Al giorno d'oggi fare una commedia con al centro gli eterni problemi dell'Italietta è facile e banale. Ficarra e Picone però hanno una verve e un linguaggio tutto loro. Gatto e la Volpe senza un Pinocchio da fregare, sono loro stessi il burattino di legno, chi più chi meno. Sono loro stessi chi resta fregato dai propri intrallazzi. Annaspano. Ci provano. L'ora legale punge il pensiero comune senza giudizio da Padreterno. Guardano lo scivolo verso la discarica. Ti tendono una mano e mostrando un'altra strada senza lesinare comunque un sorriso.
Qualche anno ormai è passato dalla spocchiosità del Berlusconismo più becero ma il sistema è sveglio ed è rimasto tale. Ha solo cambiato i nomi con cui lo si può chiamare e accusare, così com'è avvenuto col mercato fraudolento dei credit default swap, ottimamente narrato nel film La grande scommessa (2015, di Adam McKay). Obiettivo, mantenere status quo. Obiettivo, tornare indietro al "bel tempo che fu". Chiunque voglia guardare al domani, mettendo l'orologio avanti con L'ora legale (2017, di Ficarra e Picone), ne dovrà pagare le conseguenze, a cominciare dall'onestà. Tu cosa scegli?
L'ora legale - il corrotto sindaco Gaetano Patanè (Tony Sperandeo) |
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