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mercoledì 22 luglio 2015

Lo squalo dell’opportunismo

Martin Brody (Roy Scheider) alle prese con Lo squalo 
A quarant’anni dallo sbarco al cinema, Lo squalo (1975, di Steven Spielberg) continua a "uccidere" grazie al fondamentale e opportunista contributo della razza umana.

di Luca Ferrari

Non esiste tragedia mortale dove l’uomo non abbia dimostrato e dimostri la sua natura più bieca e opportunista. Che si tratti di un’aggressione o l’evitare un disastro naturale, nessuno vuole mai prendersi la responsabilità di mettere la sicurezza dell’essere umano dinnanzi al profitto. Quarant’anni dopo il suo debutto al cinema, Lo squalo (Jaws, 1975, di Steven Spielberg) si aggira ancora affamato tra i mari del nostro egoismo per darci la più dolorosa delle lezioni.

Lo squalo - In concomitanza con la festa del 4 luglio, nella placida isola turistica di Amity sta per cominciare la stagione balneare. Da poco si è insediato il nuovo capo della polizia, Martin Brody (Roy Scheider), arrivato direttamente da New York. Rispetto alla Grande Mela però qui non c’è traccia di omicidi né di rapine. Un impiego decisamente tranquillo fin quando la giovane Christine Watkins (Susan Backlinie) non viene rinvenuta morta sulla battigia, pare in seguito all’incontro con uno squalo durante un bagno notturno.

All’epoca gli effetti speciali erano qualcosa di molto artigianale e per salire in cattedra ci voleva una vera storia, l’esatto contrario dell’oggi (vedi il penoso Mad Max Fury Road, al contrario incensato da una critica superficiale e troppo concentrata sul fumo). Ma se la maggior parte degli occhi del pubblico e della critica furono e sono ancora puntati sulle mascelle del pescecane, c’è un altro dettaglio ancor più inquietante. Un elemento capace di fare un’autentica mattanza, al cinema come nella realtà.

Torniamo a inizio film, quando si diffonde la notizia dello squalo assassino, per altro in principio mascherata (la ragazza morta, dicono le autorità civili, è deceduta per un contatto con un’elica). Viene convocata una riunione d’emergenza durante la quale Brody annuncia di voler chiudere le spiagge finché il mostro non sia messo nelle condizioni di non nuocere più. Ma al primo e inevitabile sussulto-rimbrotto dei commercianti che vedono a rischio la loro economia, che cosa fa il vile sindaco Vaughn (Murray Hamilton)? Corregge il tiro e specifica che trattasi di un solo giorno.

Ecco il punto. La paura di perdere anche un solo cliente (elettore) fa diventare ciechi. Ognuno pensa a se stesso e se poi qualcuno ci dovesse rimettere la vita, pazienza, tanto non toccherà certo a me. Anche a L’Aquila in quel fatale 2009 sarà successo qualcosa di simile? La zona sismica era nota ma piuttosto che rinunciare a guadagnare qualche soldo con le costruzioni, che cosa fecero i decisionisti? Se ne fregano, fino a quando ovviamente la tragedia non colpisce spietata.

E anche nella pellicola Spielberghiana andrà esattamente in questo modo. Nonostante il parere del tutto contrario dell’oceanografo esperto di squali Matt Hooper (Richard Dreyfuss), la spiaggia apre secondo copione ed è a disposizione di tutti. Nessuno però si tuffa ancora in acqua. È allora lo stesso Vaughn a spingere i bagnanti in questa direzione. Un banchetto davvero invitante per lo squalo che infatti nel canale limitrofo attacca, uccidendo questa volta due persone, tra cui un bambino e rischiando di far fare la stesa fine al figlio di Brody.

Il dio denaro/potere è più forte della morte. Che speranze avrebbe un sindaco di essere rieletto nel caso decidesse di chiudere le spiagge di una località balneare sebbene la scelta fosse dettata per il bene della comunità? Forse nessuna certo, ma intanto più di un padre e una madre non si ritroverebbero a piangere disperati la perdita del loro unico figlioletto.

Neanche dinnanzi a questo spettacolo di morte la logica ha la meglio sull’interesse ed è solo grazie alla spinta decisa di Brody che il sindaco acconsente a stanziare la somma richiesta (10.000 dollari) dall’esperto e solitario cacciatore di squali Quint (Robert Shaw) per mettersi sulle tracce del killer marino e abbatterlo. Una missione pericolosa nella quale sarà accompagnato da Hooper e lo stesso capo della polizia. Ha inizio così una grandiosa caccia in mare aperto.

Basato sull'omonimo romanzo di Peter Benchley, Lo squalo fu il film che consacrò Steven Spielberg, portandolo in seguito a firmare altri epici cult tra cui I predatori dell'arca perduta (1981), E.T. L'extra-terrestre (1982), Jurassik park (1993) e Schindler’s List (1993). Oggi però, dinnanzi al costante sfruttamento umano, non riesco neanche più a godermi Lo squalo per quello che è. A fare da padrona nel corso della visione è la metafora di una realtà senza happy end e decisa a ripetere sempre gli stessi errori nel nome del proprio opportunistico tornaconto, lasciando che le carcasse umane senza più vita si ammassino sulla sabbia sporca di sangue.

Il trailer de Lo squalo

Lo squalo - Hooper (Richard Dreyfuss), Brody (Roy Scheider) e Quint (Robert Shaw)
Lo squalo - bagnanti in fuga dall'acqua

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