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mercoledì 21 settembre 2016

The Beatles per tutti, Eight Days a Week

I Beatles (da sx) - George, Paul, John e Ringo negli USA
Dai pub Liverpool agli stadi negli Stati Uniti. Ron Howard racconta il mito dei Beatles. Quattro ragazzi che suonavano 8 giorni la settimana, Eight Days a Week.

di Luca Ferrari

I concerti. Le interviste. Gli anni vissuti fianco a fianco. John Lennon, Ringo Starr, Paul McCartney e George Harrison, conosciuti anche come The Beatles. A distanza di più di quarant’anni dal loro scioglimento, la musica dei Fab Four continua ad affascinare. Il regista Ron Howard (Frost/Nixon - Il duello, Rush, Heart of the Sea - La vera storia di Moby Dick) racconta uno spaccato prima, durante e dopo il loro primo trionfale tour negli Stati Uniti: Eight Days a Week: The Touring Years, ed è inutile negarlo. Stare lì, in sala. A vedere al buio quei quattro che strimpellano è un’emozione autentica. Come rivedere la prima ragazza di cui ti sei innamorato che ti riconosce a distanza di decenni, ti sorride e poi scompare.

Ma perché i Beatles hanno avuto così tanto successo? “Erano sfrontati” risponde il loro manager. "Non erano i classici bad boys del rock and roll. Non erano maleducati. Avevano facce da bravi ragazzi ma allo stesso tempo erano ribelli, e gli adolescenti dell’epoca letteralmente impazzivano per loro. Sapevano rispondere e lo facevano bene. Non di meno, erano alla moda. Anzi, loro furono la moda con quel caschetto".

Furono i primi a fare un tour negli stadi americani, tale era la massa che voleva vederli. Perché se avessero suonato in un posto da poche migliaia di persone, 50.000 sarebbero rimasti fuori e per le forze dell’ordine, già stremate per mantenere la calma all’arrivo dei Fab Four, sarebbe stato impossibile. Gli americani potevano anche avere Elvis, ma lui era solo. Quelli di Liverpool invece erano in quattro e funzionavano alla grande, alla grandissima. John, Paul, George e Ringo. Hanno segnato un’epoca. Hanno fatto qualcosa che ancora nessuno aveva fatto prima.

Nel corso del film si fanno piacevolmente intervistare divi del grande schermo come le attrici Sigourney Weaver e Woopi Goldberg, ma il momento più toccante resta quella di una futura docente universitaria, nera. Adolescente all’epoca del concerto dei Beatles a Jacksonville, un posto dove esisteva ancora la segregazione raziale. Qualcosa che quando arrivò all’orecchio degli “scarafaggi”, scatenò l’immediata replica: “Noi non suoniamo solo per qualcuno. Suoniamo per tutti”.

“Fu la prima volta che partecipai un evento insieme a tutti senza discriminazione”, racconta la donna. E il merito di chi fu? Di quattro che non c’entravano niente con la realtà a stelle e strisce ma non chiusero gli occhi e pur sapendo che si sarebbero potuti inimicare una fetta (bianca) di popolazione, i Beatles andarono per la loro strada. Sotto quella facciata così bonacciona e in apparenza autori di canzonette leggere infatti, c’erano persone con le idee molto chiare, per nulla banali (ma proprio no!).

In tempo recenti i Beatles sono tornati protagonisti sul grande schermo, venendo riproposti i film che interpretarono nei te,mpi d'oro. Prima è stata la volta di Magical Mystery Tour (1967, di Bernard Knowles) poi di A Hard Day’s Night (1964, di Richard Lester). La musica sul grande schermo ha un fascino non indifferente. La settimana prossima arriverà un altro evento epocale. Nella sola giornata di venerdì 23 settembre arriva al cinema il leggendario concerto dei Rolling Stones a L’Avana Cuba dopo il disgelo tra Barack Obama e Raul Castro.

Gli anni Sessanta sono ormai un ricordo sempre più lontano e allora mi chiedo: che cosa potrebbero mai avere da dire i Beatles a un ragazzino di 14 anni? Non posso rispondere perché non ho più quell’età e quando ero adolescente i Beatles si erano già sciolti da parecchio tempo. Posso dirvi però che cosa hanno da dire i Fab Four a un quasi quarantenne: hanno da dire molto. Un concentrato di melodie, ispirazione e voglia di partire per l’ennesimo viaggio che non sai minimamente dove ti porterà. Proprio come la loro inimitabile musica.

Un’ultima riflessione. Arriva il momento dell’ultimo concerto. Quello che tutti conosciamo, sul tetto a Londra. Vedo John Lennon che ormai è solo John, già proteso verso una straordinaria carriera solista poi tragicamente stroncata dalla follia di Mark Chapman. Vedi quei quattro ormai separati in casa e non puoi non domandarti che cosa sarebbe successo se avessero avuto la voglia di continuare insieme. Forse non ci sarebbero state Imagine e Instant Karma. Forse ci sarebbe stato qualcosa di ancora più sublime.


Il trailer originale di Eight Days A Week

Eight Days a Week: The Touring Years (2016, di Ron Howard)
Eight Days a Week: The Touring Years -
(da sx): Ringo Starr, George Harrsison, Paul McCartney e John Lennon

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