Un giorno devi andare (2013, di Giorgio Diritti) |
di Luca Ferrari
Augusta (Jasmine Trinca) è in viaggio con il suo carico di pensieri. I sorrisi per se stessa restano al minimo indispensabile. Non sono necessari. Non ci sono e basta. Forse. Augusta fa la missionaria in Amazzonia (Brasile) con Suor Franca (Pia Engleberth) ma Dio non c’entra per la ragazza. Le sue domande mettono la stessa religiosa in difficoltà ma non c’è conflitto. Forse è solo un problema di fede. C’è chi ce l’ha, e chi non sa nemmeno cosa vede quando si specchia sulle acque del mare.
Augusta solca il Rio delle Amazzoni e il suo sguardo trasforma le proprie emozioni in carezze senza contatto. Ha perso il papà di recente. Nel freddo altoatesino la madre Anna (Anne Alvaro) aspetta sue notizie. Qualche sporadica chiamata e un sorriso un po’ malconcio via skype.
Augusta prosegue il viaggio da sola. Cercando la propria strada. Volendo stare bene. Anche da sola. A contatto con la sola terra e l’acqua della pioggia. Da un lavoro in palestra all’impegno per salvare una comunità delle favelas, a un girovagare fisico e interiore in canoa. Augusta non cerca d’insegnare nulla a nessuno.
Fragilità e forza. Smarrimento e certezze. Un giorno devi andare (2013). Giorgio Diritti non mette mappe né isole inesistenti nel percorso della sua protagonista. Lei è semplicemente e banalmente seduta con lo sguardo senza futuro davanti a una cattedrale. Con l’umidità di una calda mattinata privata delle sue attese a non interferire. Il dolore non chiede vaticini né consigli. Aspetta tutto insieme a lei. Nell’altro capo del mondo intanto, sua nonna Antonia (Sonia Gessner) inizia ad avere paura di morire.
Un pacco nel frattempo arriva in Brasile. Ci sono i piatti d’orchestra del padre musicista. Augusta si fa novella pifferaia di un mondo che ormai le appartiene ma non le chiede nulla. Non le chiede un sorriso quando lui è allegro. Non le chiede quanto e se resterà. La sua impronta sulla sabbia viene sbilanciata dalle coccole e la gioia che regala e da cui si fa travolgere da un bambino indio (il piccolo Nilson Trindade Miquiles). Poi tutto finisce. Non so se lei voglia ricominciare. Si lo farà. No, non lo farà.
Un giorno non devi mai tornare. Un giorno l'arcobaleno non sorge. Un giorno non l'ho inventato io.
Il trailer di Un giorno devi andare
Un giorno devi andare - Augusta (Jasmine Trinca) e i piccoli delle favelas |
Un giorno devi andare (2013, di Giorgio Diritti) |
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