L. Wasserman (Michael Stuhlbarg), P. Robertson (Toni Collette) e A. Hitchcock (Anthony Hopkins) |
di Luca Ferrari
L'ex-giornalista Sacha Gervasi racconta una storia sul regista Alfred Hitchcock. E lo fa evitando d'ingrossare le fila del facile trend dei remake, ma tracciando il percorso di come nacque e si sviluppò il più grande successo del regista londinese, Psycho (1960).
La telecamera entra nel privato della vita domestica. Quella che fa emergere le debolezze del mito e aumenta il ricordo dell’uomo. Per interpretare un Maestro ci vuole un altro Maestro: Anthony Hopkins. E per ogni grand’uomo che si rispetti c’è sempre un gran donna al suo fianco (e viceversa). A incarnare impegno, preoccupazioni e intelligenza di Alma Reville, dolce metà di Hitchcock, Helen The Queen Mirren.
Le luci sul prima e durante il film. Hitchcock (2012). Chi se ne importa della linea del traguardo, adesso voglio il vedere il sudore del viaggio e Sacha esegue volenteroso. Senza sosta. Dall’incontro di Alfred, nervoso per la mancanza di un nuovo progetto, con l’omonimo romanzo di Robert Bloch al rifiuto della major Paramount di finanziare il nuovo progetto. Quindi la scelta di rischiare con il proprio denaro (ipotecando la casa) e l’inizio delle riprese.
Gl'iniziali sguardi imponenti dell’uomo-invincibile-Alfred dinnanzi al candidato sceneggiatore, lo psicologo-dipendente Joe Stefano (Ralph Macchio) e il possibile protagonista Anthony Perkins (James D’Arcy), mitigano poi in moine ed esagerati vezzeggiamenti verso la prima attrice, la bella Janet Leigh (Scarlett Johansson). Camminano alleati di Hitchcock, la fedele segretaria Peggy Robertson (un’irriconoscibile Toni Collette) e il proprio agente Lew Wasserman (Michael Stuhlbarg).
Non c’è solo “Motore, Ciak e azione”. Gervasi chiede di più. Così, mentre il genio creativo di Alfred insegue attrici perfette e dialoga con il criminale che ispirò la stesura del libro Psycho, il serial killer Ed Gein (Michael Wincott), Alma prende le redini del film quando il marito è malato e la Paramount vuole sostituirlo. Io voglio solo fare il mio film, dice Alfred quasi come un bambino imbronciato.
E se Hitchcock è l’uomo che filma in attesa della gloria (che puntuale arriva), la Reville è la donna ombra. Soffre, lotta, si preoccupa e piange col marito. Eppure sembra che l’unico a rivolgerle le attenzioni che merita sia lo scrittore Whitfield Cook (Danny Huston). Alma però non è quel tipo di donna che si arrende. Vuole attenzioni. Vuole riconoscimento. E li pretende da chi ha sposato e non da qualche farfallone che spera in un aiutino per il suo ultimo libro. Alma lascia l’ingombrante (in tutti i sensi) marito godersi la fama mentre lei si ritaglia il ruolo di gregaria.
Ma qualcosa è cambiato per sempre. Con Psycho il Maestro ha scoperto che la realtà ha superato le fantasie. In tutti i sensi.
Nessun commento:
Posta un commento