Birdman - Riggan Thompson (Michael Keaton) |
di Luca Ferrari
Il bel tempo che fu ormai non c’è più. Ma più che bello si dovrebbe dire “della celebrità”. È quanto accade a Riggan Thompson (Michael Keaton), protagonista negli anni Novanta del supereroe alato Birdman, e ora a un passo dalla fine. Senza più un soldo e lanciatosi in una difficile carriera teatrale. La sua ultima chance di gloria è ormai relegata a uno spettacolo di Broadway.
Ad aggiungere complicazioni alla già pesante situazione, ci si mette l’arrivo del co-protagonista Mike Shiner (Edward Norton), la figlia uscita dalla disintossicazione Sam (Emma Stone) e Laura (Andrea Riseborough), anch’essa nello show, sua compagna da due anni e con buone probabilità di essere incinta.
Riggan convive da tempo con una voce, quella di Birdman, che senza peli sulla lingua lo stimola di continuo a riprendere la strada della fama superficiale, tralasciando la recitazione per un pubblico ricercato. Come se la vita non fosse già abbastanza dura, sulla sua strada c’è l’implacabile giornalista del Times,Tabitha Dickinson (Lindsay Duncan), decisa a stroncare lo spettacolo ancor prima di vederlo per il semplice fatto che “lei non è un attore, è una celebrità”. Dalla parte del protagonista, solo l’amico e produttore, Jake (Zack Gallinakis).
È il terzo millennio dove un filmato su Youtube virale vale più di mille pubblicità. A dispetto del suo odio per blogger e social network, lo scoprirà anche Riggan quando, causa banalissimo incidente, sarà costretto a correre in mezzo alla folla in mutande per ritornare in scena durante la prima dello spettacolo,
Scena ovviamente che sarà ripresa dagli smartphone dei vari passanti e puntualmente postata. Cambia la tecnologia ma non il motto in quel di Hollywood: “Non importa se si parla bene o male, l’importante è che se ne parli”. Lo diceva anche il morente Bela Lugosi al peggior regista del mondo Ed Wood (1994), in quella che fu la prima collaborazione Burton/Depp.
Ma non c’è solo lo show da portare avanti. Prima di andare in scena ci sono le vicende umane. Un padre (Riggan) che cerca di (ri)costruire il rapporto con la figlia. Un uomo (Mike) capace di essere sincero (e non stronzo) solo sul palcoscenico, erezioni sessuali incluse dalle quali nella vita normale è ormai avulso. Due donne (Laura e Lesley) che si confidano le proprie delusioni sentimentali arrivando a baciarsi, deluse e amareggiate dalla superficialità dei rispettivi partner.
Film di apertura della 71° Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia, la pellicola ha ricevuto subito un convinto applauso alla proiezione inaugurale della stampa. A svettare su tutti, i siparietti tra il redivivo Keaton e Norton, quest’ultimo (quasi) sempre garanzia di qualità. Un cast corale abilmente orchestrato e dove New York non è che uno scorcio di case e grattacieli da una terrazza.
Un film, Birdman (2014, di Alejandro González Iñárritu) che non è solo uno spunto per tutti quei folli inseguitori delle luci della ribalta. Vale anche per i comuni esseri umani. Che dobbiamo fare? Cedere alla nostra foga interiore di volare sopra la massa sentendoci come divinità dai superpoteri oppure confrontarci con le difficoltà delle relazione umane e comprendere che la migliore delle recensioni possibili che potremo ottenere sarà l’affetto e l’onestà delle persone a noi vicine?
Un finale per nulla scontato. Birdman, un viaggio tra realtà, fantastico e metafora. Arriva un giorno in cui tutti avremo le luci puntate addosso. Puntate da noi stessi e dovremo allora capire se rifugiarci in surreali scorciatoie in attesa che il mondo intero si accorga di noi, oppure se decideremo di volare verso un nuovo capitolo della realtà. Comportandoci così come un vero supereroe.
Birdman - Mike (Edward Norton) e Sam (Emma Stone) |
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